Da parecchio si parla di inquinamento da plastica, ma i dati di questa Giornata Mondiale dell'Ambiente mostrano la necessità di agire adesso anche per quanto non si è fatto prima: le acque infatti, non ce la fanno più.

Giornata Mondiale dell’Ambiente: è allarme plastica

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Oggi, 5 giugno, ricorre la Giornata Mondiale dell’Ambiente, giornata che si ripete dal 1972 quando a Stoccolma vennero stilati i 26 principi relativi ai diritti dell’ambiente e le responsabilità dell’uomo per la sua salvaguardia.

Nonostante siano quindi siano passati 51 anni da quando si è iniziato a sensibilizzare il mondo sul tema dell’ambiente, quest’anno la ricorrenza è particolarmente sentita e gridata a chiunque con lo slogan: “Elimina l’inquinamento della plastica!”.

Ogni anno sono prodotti circa 430 milioni di tonnellate di plastica, metà delle quali progettate per essere utilizzate monouso. Di questi, secondo i dati ONU, meno del 10% viene riciclato. Se ciò non bastasse, va aggiunto l’impatto della plastica sulle nostre acque: si stima che ogni anno 19-23 milioni di tonnellate finiscano nei laghi, nei fiumi e nei mari.

L’Unione per il Mediterraneo (UpM), per dare qualche dato italiano, ha segnalato – con l’intento di far produrre dal Governo azioni in merito – che il Mar Mediterraneo ospita l’1% dell’acqua del pianeta ma concentra il 7% delle microplastiche al mondo.

Giornata Mondiale dell'Ambiente: è allarme plastica.

Inquinamento da plastica: le soluzioni per ridurlo dall’ambiente esistono?

L’ inquinamento mondiale da plastica potrebbe essere ridotto dell’80% entro il 2040, se i Paesi e le aziende effettuassero profondi cambiamenti politici e di mercato utilizzando le tecnologie esistenti: questa rilevazione dell’Unep, descritta nell’ultimo rapporto dal titolo “Chiudere il rubinetto: come il mondo può  mettere fine all’inquinamento da plastica e creare un’economia circolare”.

Il rapporto indica soluzioni basate sulle 3 Rriuso (consentirebbe di avere un taglio del 30% dell’inquinamento nei prossimi 17 anni); riciclo (per un’ulteriore 20% in meno e fino al 50% eliminando i sussidi ai combustibili fossili e rafforzando le linee guida per migliorare la riciclabilità); riorientamento della la produzione (il 17% in meno usando materiali alternativi).

In pratica, il documento esprime la necessità di rendere attuale la transizione ecologica e di farlo attraverso un’economia circolare che veda allineati tutti i Paesi. Questo modello economico, stando al report, comporterebbe un risparmio diretto e indiretto intorno a 4.500 miliardi di dollari e un aumento netto di 700.000 posti di lavoro entro il 2040.

“Senza un miglioramento nella gestione della plastica e dei suoi rifiuti, già entro il 2050 la quantità totale di plastica prodotta si è calcolato che potrebbe triplicare, con conseguente aumento dell’immissione di rifiuti di plastica nell’ambiente” – spiega il Wwf, sottolineando che 12 miliardi di tonnellate di plastica potrebbero finire negli ambienti naturali. “Se accadrà – aggiunge – tra 30 anni nel mare ci potrebbero essere più plastiche che pesci”.

I modelli

Grazie ad Earh4all, abbiamo i modelli per dire che le cose possono andare in due modi: possono continuare così, ossia in un continuo susseguirsi di obiettivi che non vengono realizzati in quanto ci si impegna troppo poco per il tema ambientale; possono cambiare, ma il cambiamento deve essere radicale e ad ampio spettro entro il 2050.

Una cosa si sa per certa: non c’è una seconda Terra.

Foto di copertina: WWF

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