Nelle scorse settimane, l’ex presidente americano Donald Trump è stato sottoposto ad arresto con conseguenze ancora da chiarire sulla scena politica americana.
Le accuse mosse all’imprenditore sono 34 e riguardano presunti pagamenti illeciti ad un’attrice a luci rosse per tenere segreta una tresca durante la campagna elettorale del 2016.
Nonostante sia il primo caso di un ex presidente che si ritrovi a sostenere un processo penale, la possibilità che questo finisca in prigione sono piuttosto scarse.
L’esito più probabile, se venisse dichiarato colpevole, sembrerebbe infatti una sanzione di tipo pecuniario.
Il comizio
Dopo essere comparso davanti al giudice nella giornata di martedì 4 aprile, Donald Trump si è dichiarato innocente per tutti i capi d’accusa a lui imputati ed è stato rilasciato.
Per dovere di cronaca, è bene precisare che non c’è stato un arresto nel senso più comune del termine: niente manette e niente cauzione. Si è trattata di una procedura piuttosto comune.
Questo non ha comunque impedito ai media ed al pubblico americano di esplodere in un acceso dibattito.
Lo stesso ex presidente, di ritorno dal giurì, ha tenuto un battagliero comizio, attaccando con forza la magistratura e sostenendo che non avrebbe mai creduto che ciò “potesse avvenire in America“.
Nel suo attacco contro i giudici Trump ha parlato di interferenza nel processo democratico ed invitato i propri elettori a sostenerlo.
Dopo gli eventi di Capitol Hill, le parole di Trump sono risultate ancora più incendiarie di quelle del 6 gennaio 2021.
Dopo l’arresto di Donald Trump la politica americana si spacca
Gli uomini più vicini al Tycoon hanno seguito il proprio leader nel dibattito pubblico, lanciandosi in accuse feroci contro la giustizia ad orologeria. Ted Cruz si è spinto fino a definire quanto accaduto come “una parodia dello stato di diritto.”
Da parte degli altri candidati alle primarie repubblicane, si è udito solo un assordante silenzio tra le bordate dei democratici.
Se le conseguenze legali difficilmente rappresenteranno un ostacolo per Trump, gli effetti mediatici potrebbero essere più drammatici. Nonostante questo, la popolarità dell’ex presidente resta elevata ed è ancora il più papabile candidato alle prossime elezioni.
L’incognita di Ron DeSantis
Ad approfittare di un momento di debolezza del Tycoon potrebbe essere Ron DeSantis, l’attuale governatore della Florida, da molti giornali definito “un Trump con il cervello“. Per quanto non abbia ancora ufficializzato la propria candidatura, è da molti considerato lo sfidante numero uno dell’ex Presidente.
Lo stesso Donald Trump sembra averlo individuato come principale rivale, rivolgendogli una serie di attacchi in pieno “stile Trump”, con appellativi come “Polpetta Ron” o “DeSantemonius” [un gioco di parole tra “DeSantis” e “pandemonio” ndr]. Tali stoccate, tuttavia, hanno ricevuto fino ad ora poche reazioni da parte de Governatore della Florida.
Se questo decidesse di candidarsi, è possibile che voglia porsi come una versione rinnovata del rivale. Infatti, è di poche ore fa un feroce video di attacco al Tycoon.
Trump viene accusato di una linea morbida sulla questione delle armi. Non è da escludersi, in futuro, che possa rivolgere le numerose controversie che aleggiano attorno a Trump contro di lui.