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Fondazione Fiocchetto Lilla
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I disturbi alimentari uccidono dieci persone al giorno: più che il carcere urge intervenire in modo concreto per garantire le cure a tutti i malati

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Tempo di lettura: 2 minuti

Siamo proprio sicuri di aver davvero bisogno del ddl Balboni?

Disturbi alimentari: in Italia un giovane su tre si ammala e l’età di insorgenza dei primi sintomi è scesa, dopo il Covid, agli 8-9 anni.

I tempi di attesa per la presa in carico dei pazienti superano i sei mesi, le strutture non sono adeguate e la politica di che cosa si occupa?

Di istituire un reato ad hoc. Il senatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia ha infatti proposto il reato di istigazione ad anoressia e bulimia.

Il ddl prevede la punizione nei confronti di tutti quei soggetti che istigano i giovani a comportamenti pericolosi.

“Ogni anno quattromila giovani perdono la vita a causa di questa malattia psichiatrica e sociale – dichiara Balboni, presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato.

Vogliamo che i disturbi vengano riconosciuti come malattia sociale, così sarà più semplice il lavoro nelle scuole.

L’obiettivo è quello di avere uno psicologo a scuola dedicato per incontrare i ragazzi, in grado di aiutarli e capire i primi sintomi.

Il ddl punta sulla prevenzione, ma anche sulla repressione dei comportamenti illegali perchè siamo al limite dell’istigazione al suicidio”.

Si vuole infatti punire con un articolo del Codice Penale “Chi istiga, spinge e incoraggia a tenere e incrementare i comportamenti alimentari che non di rado hanno un finale fatale – spiega Balboni – chi è vittima di questi disturbi è intelligente, istruito, ma si trova spesso in un vicolo cieco. Questi ragazzi hanno bisogno di un aiuto positivo”.

Il parere degli addetti ai lavori

La politica da una parte e poi ci sono loro, gli addetti ai lavori, le persone che ogni giorno in tutta Italia sono in prima linea a fronteggiare concretamente tutte le problematiche annesse ai DCA.

La presidente della neo-nata Fondazione Fiocchetto Lilla, Mariella Falsini, spiega che ancora una volta si fa tanto rumore per nulla. 

E si tralasciano, di fatto, i problemi veri: le liste di attesa infinite per la presa in carico dei malati, le cure inadeguate, i centri che chiudono.

Falsini ha proposto al ministero della Salute un codice lilla per i pronto soccorso così che sia possibile individuare nel quotidiano i casi prima che sia troppo tardi.

Certo, ci vuole anche del personale preparato in grado di riconoscere i sintomi dei pazienti.

E’ necessario un impegno coordinato e condiviso per affrontare la complessità di queste malattie. Questo l’obiettivo della Fondazione Fiocchetto Lilla.

La Fondazione Fiocchetto Lilla

Il 15 marzo, Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata alle malattie del comportamento alimentare ideata da Stefano Tavilla – è stata presentata in diverse città d’Italia la neo-nata Fondazione Fiocchetto Lilla.

La Fondazione Fiocchetto Lilla ha sede principale a Grosseto e nasce dall’esperienza e dall’impegno di chi negli anni ha lottato in prima persona e si è impegnato per far conoscere e riconoscere le malattie del comportamento alimentare.

Anoressia, bulimia, binge eating, vigoressia, ortoressia: i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono diventate nel corso degli ultimi anni una vera e propria emergenza nazionale e sociale.

Malati e ricoveri in crescita dopo la pandemia 

Dopo la pandemia hanno raggiunto numeri che non possono più essere ignorati: un aumento che sfiora il 40%, una crescita dei ricoveri che tocca il 50%.

Vittime soprattutto gli adolescenti, ma anche gli adulti, spesso dimenticati e considerati troppo compromessi per ricevere cure adeguate.

Si tratta di una vera e propria piaga sociale che colpisce in modo trasversale indipendentemente dal reddito, dal genere e dal livello culturale.

Sono malattie psichiatriche complesse che coinvolgono la mente e il corpo e molto pericolose perché subdole e mortali.

Basti pensare che nella fascia adolescenziale rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali.

Ne soffrono 4 milioni di persone tra le quali sempre più bambini – tra i 9 e i 12 anni – con una considerevole incidenza tra i maschi.

Questo è il mondo serio della Fondazione Fiocchetto Lilla, il mondo dietro al quale operano persone che hanno attraversato direttamente l’orrore dei disturbi alimentari.

Stefano Tavilla: “Queste malattie hanno bisogno di una presa in carico globale”

“Il problema dell’accesso alle cure è drammatico” – spiega Stefano Tavilla Presidente dell’Associazione Mi Nutro di Vita e co-fondatore della Fondazione Fiocchetto Lilla – “Ci vogliono strutture serie ed adeguate e, soprattutto, bisogna che più persone possano accedere alle cure.

E’ necessario agire in fretta e con metodo: i dati non confortano e l’età di insorgenza dei primi sintomi è sempre più bassa”. 

Stefano Tavilla conosce bene il problema dell’urgenza, della necessità di intervenire rapidamente.

Sua figlia Giulia è morta a 17 anni per una complicanza legata al disturbo alimentare, per arresto cardiaco.

Giulia era in lista di attesa per entrare in una struttura, ma non ce l’ha fatta perchè il suo cuore non ha retto.

Dopo la sua morte il papà Stefano ha trasformato l’immenso dolore della sua perdita nella sua missione di vita: aiutare quei genitori che si trovano ad affrontare il suo stesso problema.

Nasce così l’associazione Mi Nutro di Vita che porta avanti un’importante opera di sensibilizzazione.

Oltre ad una raccolta firme per ottenere quanto si sta chiedendo da tempo e cioè che i disturbi alimentari siano riconosciuti come una malattia a se stante e scorporata dai disturbi psichiatrici.

Per il suo impegno incessante Stefano Tavilla ha ricevuto l’onorificenza dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella “Per il suo impegno nella divulgazione ed informazione sul tema del comportamento del disturbo alimentare”.

Stefano Tavilla premiato dal presidente Sergio Mattarella
Stefano Tavilla premiato dal presidente Sergio Mattarella

“DDL Balboni ennesima perdita di tempo prezioso”.

In merito al ddl Balboni il parere di Tavilla è molto chiaro: “E’ l’ennesima perdita di tempo prezioso. Anziché impiegare le energie per migliorare la realtà esistente, si continua a frequentare un impegno che dovrebbe invece essere compatto. 

Queste malattie hanno bisogno di una presa in carico globale – spiega Tavilla – e di investimenti, non di proposte che sanno solo di spot in cerca di consensi.

Noi la strada l’avevamo individuata nei L.E.A. – Livelli Essenziali di Assistenza – con un riconoscimento ad hoc, ma niente, solo promesse non mantenute.

Avevamo chiesto che da un punto di vista legislativo la cura dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) potesse disporre di un budget autonomo – scorporato da quello per i disturbi mentali – e dedicato per ogni regione italiana.”

Altra richiesta importante è quella che ogni regione sia tenuta a dotarsi dei Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A.) per queste malattie che, per numeri e complessità, non possono essere accorpate economicamente al budget di psichiatria come accade ora. 

“E’ di fondamentale importanza lo scorporo dei LEA dalla salute mentale per avere risorse ad hoc: sarebbe opportuno lo stesso iter già avvenuto per le malattie dello spettro autistico.

A quanto pare la situazione continua a peggiorare – prosegue Tavilla – ma non ci sono interventi migliorativi concreti.

Ci vorrebbe un lavoro consistente e organico di informazione e prevenzione.

Ma, prima di tutto, chiediamo con estrema urgenza cure adeguate e tempestive su tutto il territorio italiano. Perché di anoressia, bulimia e binge si muore e si muore non perché siano malattie incurabili, ma perché non ci si può curare subito e bene.”

I disturbi alimentari e il ruolo ambiguo dei social

Il problema non sono certo solo i social. Stefano Tavilla spiega, infatti, che possono anche essere di aiuto. “Personalmente li utilizzo per denunciare quello che non funziona nell’iter di cura della malattia.

Certo, i social possono anche allungare, purtroppo, i tempi della malattia: ci sono tante persone che si dichiarano guarite e che invece non lo sono.

Persone che hanno tantissimi proseliti: influencer che si improvvisano medici, dispensano consigli e guadagnano proprio grazie alla loro patologia. 

E’ fondamentale infatti un investimento su queste malattie, ma che sia un investimento vero e proprio che parte dal ripensare l’intero processo.”

Che cibo mangiano le emozioni? Gli interventi nelle scuole e la carta d’identità alimentare

I dati ci dicono che l’età di insorgenza dei primi sintomi della malattia oggi è intorno agli 8-9 anni e proprio per questo si comprende l’importanza di informare fin dalla scuola primaria.

“Grazie alla pro loco di Camogli che aveva effettuato una donazione – racconta Tavilla – abbiamo organizzato una serie di incontri di prevenzione presso le scuole elementari.

Si esamina insieme con gli alunni il rapporto tra emozioni e cibo e si analizzano le varie emozioni e la loro correlazione con i differenti tipi di cibo.

Il progetto FoodNet consiste in un percorso conoscitivo da intraprendere fin da piccoli: come fondazione vorremmo investire in tal senso ed esportare questo modello in tutte le scuole d’Italia”.

Ai ragazzi si propone la carta d’identità alimentare, dove si annotano i cibi preferiti e dove si cerca di capire quale cibo mangi una determinata emozione.

Un percorso di consapevolezza che permette ai ragazzi di accedere alle proprie emozioni e di comprendere il loro legame con il cibo, senza ignorarle o “dirottarle” sul mangiare.

Di questo c’è veramente bisogno: di informazione, di formazione e di interventi concreti perché solo così ci si può far carico di quanti soffrono di disturbi alimentari.

Le cifre purtroppo parlano di 3700 morti l’anno, dieci ogni giorno: non servono slogan a buon mercato o ddl discutibili.

Serve una generale presa di coscienza perché di queste malattie si muore e prima delle condanne devono arrivare le cure. Per tutti quelli che ne hanno bisogno.

Questo il video realizzato da FoodNet

Video FoodNet

Rosella Schiesaro

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Info Rosella Schiesaro

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Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

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