“Codice rosso per l’umanità“, con questa breve frase il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, dopo aver letto l‘ultimo rapporto degli scienziati del’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change ) ha riassunto la grave situazione climatica in cui ci troviamo.
Il Tipping Point (punto di non ritorno) è stato superato. Da questo momento in poi sarà tutto un crescendo di problemi e gravi disagi per l‘umanità.
La crisi idrica che ci minaccia da vicino è li a ricordarci cosa abbiamo fatto in questi ultimi cento anni e cosa non abbiamo fatto per correggere la rotta. Solo “greenwashing” (ecologismo di facciata) non stiamo facendo niente di veramente incisivo per ridurre o contenere il fenomeno dei cambiamenti climatici.
Constatiamo che continuiamo a mantenere elevati gli investimenti nelle fonti fossili e quel poco che si dirotta sulle fonti alternative è certamente importante ma non incisivo (il nostro paese risulta tra i primi stati al mondo per finanziamenti pubblici alle fonti fossili).
Al G20 di Bali è emerso che i finanziamenti sulle fonti fossili dei paesi partecipanti sono stati il doppio rispetto a quelli indirizzati verso le fonti rinnovabili.
Ha ragione Guterres a dire che siamo sull’orlo dell’abisso e che dobbiamo rinsavire.
Allora visto che non facciamo nulla per tentare di contenere gli effetti dei cambiamenti climatici prepariamoci almeno a difenderci degnamente dalle conseguenze che conosciamo perfettamente: aumento delle temperature, aumento dei livelli del mare, fenomeni estremi, uragani, inondazioni, assenza di neve, carenza di piogge, siccità, etc…
Dobbiamo adottare una strategia di resilienza a lungo termine.
Il Fit for 55 (riduzione del 55% delle emissioni di Co2 proposto dalla direttiva europea sul clima) immaginato al 2035 sarà impossibile da raggiungere e ancora meno prevista Net zero emissions per il 2050…come sogna la comunità europea.
Al sentimento di pessimismo iniziale collaborano le notizie che ci giungono dalla comunità europea che ad esempio sta per mettere in soffitta il progetto del blocco della produzione dei veicoli endotermici dal 2035.
Questo stop significherà che per altri 50 anni continueremo ad avere milioni di veicoli inquinanti nelle nostre strade pertanto l’effetto contenitivo sperato non si otterrà nei tempi previsti e forse mai più.
Sappiamo che circa il 25% delle emissioni italiane di gas serra arriva dai trasporti. In media sono circa 1.700 chili per persona all’anno, cioè poco meno di 5 chili al giorno. Ogni litro di gasolio genera 2,6 chili di CO2. Una vettura media che faccia circa 20 chilometri con un litro di carburante fossile emette dunque 130 grammi di CO2 al chilometro. E poi dallo scarico escono anche tanti altri composti tossici, dagli ossidi di azoto alle micro polveri, che soprattutto nelle grandi città sono un problema di salute pubblica la dove le automobili rappresentano comunque la parte maggiore della voce trasporti urbani.
Se vogliamo dunque parlare di mobilità sostenibile diciamo subito che il miglior viaggio è quello evitato.
Oggi ci muoviamo troppo e per futili motivi quindi ogni viaggio – breve o lungo che sia – che riusciamo a sostituire con il tele-lavoro costituisce un’ottima soluzione: una videochiamata dal computer o dal telefonino è in grado di sostituire una riunione di lavoro che richiede altrimenti perfino un viaggio aereo intercontinentale.
Vero che anche la rete produce emissioni attraverso l’elettricità utilizzata per alimentare i server – che comunque può in parte essere rinnovabile – ma stiamo parlando di pochi chili contro un paio di tonnellate di un viaggio aereo transoceanico andata e ritorno, quindi l’effetto sostituzione è assolutamente vantaggioso.
La brutale verità è che nel nostro piccolo mondo fatto di egoismi, abitudini consolidate, supponenza e indifferenza nessuno vuole cambiare il paradigma.
Nessuno vuole cambiare veramente le cose perché comunque la minaccia ci appare lontana e forse neanche reale.
Su questo allarme la comunicazione mass-mediatica, la politica e gli ambientalisti hanno fallito il loro scopo. E allora, avanti così sino alle estreme conseguenze.