Festa della Donna
Festa della Donna

Stop all’8 marzo: tra guerra, violenze e femminicidi servono soluzioni e non la solita retorica

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Le origini della festa della donna: l’incendio del 1911 a New York

Puntuale come ogni anno arriva l’8 marzo, la festa della donna. E puntuale come ogni anno si cerca almeno di ricordare l’origine di questa giornata dedicata all’altra metà del cielo.

Si dice che questa festa sia da attribuirsi alla commemorazione dell’incendio avvenuto in una fabbrica tessile di New York nel 1908. In realtà è bene ricordare che questo incendio di fatto non c’è mai stato.

Bisogna fare riferimento, invece, ad un altro terribile incendio, questo realmente accaduto il 25 marzo 1911 presso la Triangle Waist Company, fabbrica di camicie di New York dove parecchie donne lavoravano con turni massacranti e salari, ovviamente, da fame.

La parola diritto era ai tempi sconosciuta. Basti pensare che le operaie venivano addirittura chiuse a chiave dentro lo stabilimento affinché non potessero uscire neppure per brevi soste.

Vietato manifestare e ribellarsi, impossibile ottenere giustizia dei soprusi subiti, queste donne sprofondavano nella stanchezza e nel malcontento.

Questo era il clima presso la Triangle Waist Company dove il 25 marzo del 1911 si propagò un incendio all’ottavo piano.

Impossibile salire o scendere, laddove la scala antincendio crollò sotto il peso e la disperazione delle donne che cercavano disperatamente una via di fuga.

Furono 146 le vittime, tra cui 39 italiane. Molte di queste operaie che erano salite al decimo piano per sfuggire alle fiamme hanno poi deciso di gettarsi di sotto per non finire carbonizzate.

Un tristissimo prologo di quello che avremmo poi visto sugli schermi di tutto il mondo l’11 settembre 2001.

Il collegamento con la data dell’8 marzo in effetti non è poi così sicuro, però quel che è certo è che il trattamento riservato a quelle e ad altre migliaia di donne era da condannare e da combattere: sfruttate e sottopagate, zero diritti, schiave senza distinzione di pelle.

Donne i cui meriti in molti casi erano attribuiti al marito o al collega uomo.

Donne impossibilitate a reagire, pena la morte.

La Giornata Internazionale della donna per rivendicare i diritti delle donne

La Festa della Donna nasce prima in America, nel 1909 e in Italia nel 1922, ma il 12 e non l’8 marzo.

E’ una festa nata per rivendicare i diritti delle donne, tra cui il diritto al voto.

Risale al 1944 a Roma l’istituzione dell’Unione Donne Italiane e da qui la decisione di celebrare l’8 marzo come giornata della donna e nel 1946 viene poi introdotta la mimosa come simbolo di questa giornata.

La mimosa fiore simbolo della Festa della Donna
La mimosa fiore simbolo della Festa della Donna

Nel 1945 in Italia le donne hanno diritto al voto, ma occorre aspettare gli anni Settanta per la nascita di un vero e proprio movimento femminista, con la celebrazione dell’8 marzo 1972 in Piazza Campo de’ Fiori a Roma dove le donne hanno manifestato per i loro diritti, tra i quali la legalizzazione dell’aborto che avverrà nel 1978 (dopo la legge sul divorzio del 1970).

Il 1975 è stato poi definito dalle Nazioni Unite come l’Anno Internazionale delle Donne e l’8 marzo di quell’anno le donne di tutto il mondo sono scese in piazza compatte per rivendicare l’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne.

Queste pagine di storia, così fiere ed importanti, crollano sotto il peso della consapevolezza che nulla o poco è cambiato in molti paesi del mondo dove le donne ancora oggi vengono sfruttate, picchiate, maltrattate, violentate, sottovalutate, abusate, ammazzate.

Donne tra disoccupazione, Equal Pay Gap e violenza economica

Sappiamo già che usciranno tante dichiarazioni politiche in merito alla festa della donna, una sorta di vicinanza mediatica per ricordare l’importanza di questa giornata.

Ma la realtà che cosa ci dice? Partiamo dai dati peggiori, quelli che non ci piace leggere.

Un’indagine del Sole 24 ore ci racconta che 4 donne su 10 tra i 35 e i 44 anni non lavorano e salgono a 7 su 10 se consideriamo anche quelle che studiano.

Con l’aumentare dell’età cresce inoltre la percentuale di disoccupazione: 42% nella fascia 30-69 anni con un picco del 58% al Sud.

Da considerare poi il gap tra occupazione maschile e femminile: in Italia siamo al 23.2% contro una media europea del 12%.

Da un punto di vista della retribuzione il divario salariale di genere o Equal Pay Gap, è inaccettabile: a parità di mansione una donna percepisce il 10% in meno rispetto ad un uomo.

Questo dato ci indica che una donna, in un anno, lavora praticamente gratis per ben 40 giorni.

C’è anche il problema economico: una ricerca condotta da Episteme attesta nel 2021 al 37% le donne sprovviste di un conto corrente – solo l’8% gli uomini – percentuale che arriva al 100% in assenza di titoli di studio.

L’impossibilità di gestire autonomamente i propri risparmi pone una donna in una condizione necessariamente subalterna rispetto al proprio partner.

Si parla di rado di violenza economica, malgrado il fenomeno sia più diffuso di quanto di pensi.

In una relazione c’è violenza economica laddove uno dei due coniugi vive nell’impossibilità di conoscere il reddito familiare, di possedere una carta di credito o un bancomat.

E laddove non si possa disporre liberamente del proprio denaro e di essere sempre controllate su quantità e modalità di spesa.

Ecco, anche le nuove generazioni dovrebbero essere ben preparate in merito a questi aspetti che, troppo spesso, appaiono normali se inseriti in un rapporto di coppia.

L’indipendenza economica è davvero un tassello fondamentale per la donna affinché possa realizzare la propria esistenza in base a personali desideri e aspettative.

Il non dipendere economicamente da un uomo permette inoltre di porre fino ad un rapporto laddove ci siano anche forme più gravi di violenza.

Nel 2022 sono stati 120 i femminicidi e in Ucraina è una violenza continua

E’ opportuno e drammatico ricordare che nel 2022 i femminicidi sono stati 120 e che dall’inizio del 2023 sono già otto le donne uccise per mano di un uomo.

Le donne continuano purtroppo ad essere un bersaglio, basti pensare alla guerra in Ucraina: in dodici mesi le denunce di violenza sessuale non hanno fatto altro che aumentare.

Violenze estese a bambine e anziane. Vittime privilegiate dai militari russi perchè donano la vita e assicurano quindi il futuro del mondo.

Per compiere il genocidio del popolo ucraino bisogna colpire soprattutto loro, le donne.

Eppure ai telegiornali si sente sempre e solo parlare di offensive aeree, di accordi non pervenuti tra Putin e Zelensky: un mondo al maschile anche in tempo di guerra.

I soldati pagano con la loro vita, le donne anche con il loro corpo. E la tragedia della guerra continua, al momento senza spiragli positivi.

Manifestazione per le donne ucraine
Manifestazione per le donne ucraine

L’8 marzo? Non vedo l’ora che sparisca

L’otto marzo è importante, sempre, affinchè non ci si abitui a tutto questo orrore.

Ben vengano le iniziative ad hoc, ma per favore, almeno in questo particolare momento storico, cerchiamo di evitare tutta l’inutile retorica che spesso accompagna questa giornata.

Il mio auspicio è che tra non molti anni questa giornata serva solo a commemorare l’incendio del 1911 e non più a celebrare la donna. 

Perché succede un po’ come per gli animali protetti: fino a quando hanno bisogno della nostra tutela significa che c’è chi li minaccia.

Lo stesso avviene per noi donne che purtroppo abbiamo ancora bisogno di un occhio di riguardo e di un aiuto per poter andare avanti adeguatamente.

E non perché ci manchino le capacità per affermarci in qualsiasi contesto privato e sociale – Giorgia Meloni, Elly Schlein, Samantha Cristoforetti e Chiara Ferragni sono solo alcuni esempi virtuosi – ma perché spesso e volentieri l’uomo si pone come ostacolo dinanzi alle nostre scelte.

La realtà nel quotidiano è differente dal momento che non tutte le donne vivono in condizioni economiche e psicologiche tali da poter raggiungere i traguardi che si prefiggono.

C’è da augurarsi che i cambiamenti in atto possano consolidarsi sempre di più e che le donne siano quindi in grado di affermare la propria identità ed il proprio valore come la storia richiede.

Ecco, oggi farò un brindisi per augurare a tutte noi di riuscire a scrivere la nostra storia senza impedimenti esterni di alcun tipo.

Rosella Schiesaro

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Photo Credit: RavennaNotizie, La Stampa

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Info Rosella Schiesaro

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Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

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