Wall of Dolls
Wall of Dolls a Genova

La violenza psicologica è un cancro dell’anima: noi donne unite per sconfiggerlo

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Al Liceo capivo che Marta si era nuovamente fidanzata perché arrivava a scuola senza trucco. Non eravamo amiche di quelle che si frequentano anche fuori dalla scuola, però il nostro era un rapporto affettuoso e di complicità durante interrogazioni e compiti in classe. 

“Come mai stamattina sei senza ombretto e rossetto?” C’era una base di confidenza che mi permetteva una domanda di questo tipo senza rischiare una risposta alla Elio della serie “A parte che questi sono cavoli miei…”.

Io in realtà la conoscevo già la risposta perché, dopo quattro anni in classe insieme, avevo già assistito a trasformazioni estetiche analoghe. “Sai, mi sono rimessa con Paolo e lui mi preferisce così, acqua e sapone.” A quel punto io trasalivo, ma gli occhi pieni di felicità della mia amica mi impedivano una reazione a dir poco scatenata.

Non sono mai stata una persona politically correct, con tutti gli annessi e connessi che ne derivano, soprattutto se sei una donna. Allora provavo, con una minima dose di diplomazia, a rilanciare con un’altra domanda.

“Ma tu come ti preferisci, Marta?”.

“Con un po’ di trucco, ma Paolo è più contento così. Sai, dice che le ragazze, specie se sono carine, stanno meglio al naturale, senza tanti orpelli.”

Mi domando cosa ne abbiamo fatto della storia degli Egizi – che ci hanno fatto studiare e ristudiare fino alla nausea – e come siamo passati dalla loro cultura, che vedeva nel trucco e nella cura della persona un elemento importante anche nelle classi meno abbienti, a questa sottocultura maschilista dell’acqua e sapone.

Salvo poi aprire qualsiasi social che ti propina strafighe mozzafiato con una quantità di trucco, talvolta, che mi ci vorrebbero due anni e tre mesi per usarlo tutto. E mi domando anche come dal 1986 – gli anni del Liceo, ahimè – ad oggi, poco o nulla sia cambiato.

Mi viene sempre in mente “Quella che non sei”, una bellissima canzone di Ligabue. Bello tutto il testo, a cominciare da “Io sono qua e se ti basterà, quella che non sei, non sarai, a me basterà.”

Cara Marta, il punto – o uno dei punti – è proprio questo. Tu devi poter essere quella che sei e se Paolo o Luca o Pincopallino pretendono che tu diventi un’altra, questo non va bene!

Antonio era un bel tipo, molto simpatico e che riscuoteva un notevole successo, a scuola, presso il pubblico femminile. Ovvio che quando mi chiese di uscire per un gelato – sì, ai tempi si usciva il pomeriggio – ho risposto di sì con una certa dose di soddisfazione. Il gelato era ottimo, lui molto carino, ma poi è caduto, irrimediabilmente. “Perché non ti togli il rossetto? Secondo me staresti meglio senza.”

Eccolo lì, il maschietto che prova a dirmi – a dirci – come mi devo truccare o non truccare, vestire e pettinare per piacere a lui e per adeguarmi al suo personalissimo modello femminile.

Non ci penso nemmeno! Io adoro il rossetto e me lo metto. Se mi vuoi senza rossetto cercati una che non se lo mette”. Certo è che non scatta nessuna denuncia in questi casi, ci mancherebbe, non è mica un reato esprimere la propria opinione.

Quello che deve scattare in noi donne, invece, è quel famoso campanello d’allarme che deve metterci in guardia.

Si comincia con il rossetto, poi non va bene la gonna, i tacchi, la cena con le amiche e arrivare a “Meglio se stai a casa che a lavorare e a portare i soldi necessari ci penso io” è un attimo. Credete sia esagerato un ragionamento di questo tipo? Non credo.

E’ semplice capire la violenza se una persona ci prende a botte. Molto più difficile comprendere una relazione tossica in grado di minare il nostro benessere. Può capitare anche sul lavoro, naturalmente, e succede molto più frequentemente di quanto si possa pensare.

La violenza psicologica è un cancro dell’anima che comincia piano piano e che, come il cancro del corpo, se preso troppo tardi non lascia scampo.

Non c’è solo l’omicidio, si può venire uccisi lentamente giorno per giorno senza che neppure ce ne accorgiamo. La privazione della libertà personale barattata con uno pseudo amore è quanto di più terrificante possa esserci, ma noi donne rischiamo di caderci.

Viviamo in un paese maschilista, profondamente e culturalmente maschilista. Dove quello che molti pensano sia amore non è altro che una forma perversa di possesso

Più leggo le storie e le testimonianze di donne che subiscono o hanno subito violenze fisiche e psicologiche e più mi convinco che dobbiamo aiutarci tra di noi. Lasciamo da parte la falsa solidarietà tra donne – c’è anche questa, purtroppo – e pensiamo invece a quali strumenti e strategie adottare.

Siamo noi donne a dover fare una vera e propria rivoluzione culturale che ci deve vedere tutte unite per questo obiettivo.

Siamo anche noi donne a dover cambiare, non solo la forma mentis di questo ed altri paesi maschilisti.

Siamo noi che dobbiamo imparare a riconoscere i segnali di pericolo, a casa e sul lavoro.

Noi donne che dobbiamo trovare la forza ed il coraggio di chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno e prima che sia troppo tardi.

E siamo sempre noi donne che dobbiamo dare voce e strumenti alle nostre mamme, figlie, sorelle , amiche. 

Locandina Wall of Dolls Onlus – foto di Fondazione ANDI

Wall of Dolls, ad esempio, è un progetto nazionale di sensibilizzazione sul tema della lotta alla violenza sulle donne portato avanti dalla cantautrice e showgirl Jo Squillo.

La coordinatrice di Wall of Dolls Liguria, Barbara Bavastro, ribadisce l’importanza del riconoscere e stroncare sul nascere situazioni potenzialmente pericolose.

Nella quasi totalità dei casi – spiega Bavastro – i soprusi purtroppo non vengono denunciati. I dati dimostrano quanto sia un fenomeno sottostimato che non desta una particolare risonanza sociale sino a quando non si tramuta in un episodio di violenza vera e propria. E, spesso, è ormai troppo tardi.

Wall of Dolls opera concretamente in aiuto delle donne che subiscono varie tipologie di violenza e che vivono relazioni disfunzionali all’interno della coppia. Wall of Dolls dal 2020 ha attivato, in loro aiuto, il numero 3756700767 (sette giorni su sette dalle 16 alle 20) e l’indirizzo email sportelloaccoglienzawallofdolls@yahoo.com  

E’ importante agire tutte insieme ed è ancora più importante parlare e confrontarci. Molto spesso vincono la paura e l’imbarazzo ed è per questo che siamo noi donne a dover tendere la mano alle nostre sorelle in difficoltà.

Dobbiamo tutte imparare ad osservare, ad ascoltare, a decifrare i segnali che gli uomini ci mandano.

Dobbiamo interrompere immediatamente qualsiasi relazione ci appaia tossica fin da subito, sia di tipo sentimentale, sia di tipo lavorativo.

Piastrelle ceramiche nel Wall of Dolls

La violenza psicologica mina la nostra forza. Ed è per questo che bisogna saperla riconoscere subito per scappare quando siamo ancora in tempo.

Le persone violente non cambiano, possono soltanto peggiorare e nutrirsi della nostra debolezza per distruggerci lentamente.

Nessuno deve imporci questo o quel trucco, questo o quel lavoro. Siamo in grado di decidere da sole come muoverci nel mondo. Siamo in grado di decidere da sole chi siamo e come siamo.

Che gli uomini facciano anche pace con il cervello perché mi pare assurdo che vogliano la fidanzata acqua e sapone per poi sbavare dietro alle donne belle e, giustamente, curate nel loro aspetto.

Siamo ancora fermi lì, a quello che cantava Ligabue “Eri in mezzo a chi ti dice: scegli, o troia o sposa”. 

L’unica scelta valida è la libertà di scegliere. 

Dimenticavo…Marta ha lasciato Paolo. E’ felicemente sposata da molti anni e altrettanto felicemente si mette sempre il rossetto.

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Info Rosella Schiesaro

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Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

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