Sarà la magistratura, com’è giusto che sia, ad accertare le cause della morte del neonato soffocato dal peso della madre.
La Procura, intanto, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Si procederà inoltre agli esami tossicologici su mamma e figlio anche per stabilire eventuali responsabilità da parte del personale medico ed infermieristico.
Quello che ad oggi sappiamo è che la giovane donna aveva partorito dopo 17 – ripeto 17 – ore di travaglio.
Dopodiché ha provveduto a cambiare il pannolino al neonato e ad allattarlo.
Pare che con il marito avesse chiesto di poter lasciare il figlioletto al nido per qualche ora, giusto il tempo di recuperare un po’ le forze.
Ciò non è avvenuto e quanto è successo nelle ore successive sarà spiegato chiaramente dagli inquirenti.
Una cosa è certa: quella mamma, al pari di tante altre, è stata lasciata sola.
Sola in un momento della vita davvero delicato. In più dopo diciassette ore di travaglio: un’infinità.
Il corpo e la mente si ritrovano, dopo tutte quelle ore e dopo nove mesi di gravidanza, letteralmente sconquassati.
Immagino la stanchezza infinita che ha fatto piombare la giovane donna in un sonno talmente profondo da non accorgersi di avere il figlioletto accanto a sé nel proprio letto.
In ospedale avranno seguito tutte le procedure, avranno agito in base ad una “tabella di marcia” consolidata, avranno trascritto nella cartella della paziente ora della prima poppata e del primo cambio di pannolino.
Ma chi ha ascoltato la richiesta della donna di poter riposare un po’? Chi ha guardato e notato veramente quella neo mamma sfinita?
Chi ha provato ad immaginare come potesse sentirsi dopo una giornata così estenuante?
Non posso rispondere con certezza perché non ero presente, ma sono quasi sicura che nessuno si sia fatto realmente carico del malessere e della stanchezza della donna.
Ormai negli ospedali si corre da un paziente ad un altro, pazienti che spesso diventano cartelle da riempire – come la legge richiede – con dati, orari, parametri.
Manca l’ascolto, manca osservare la persona che abbiamo di fronte.
Manca la capacità di capire che i protocolli non hanno un valore assoluto e non modificabile.
Il parto è un momento delicatissimo e ancor di più tutto quello che arriva dopo.
Ci sono situazioni che richiedono un intervento più umano: perché dopo 17 ore di travaglio dimentichi persino come ti chiami.
Nessuna mamma va lasciata sola, mai.
Il peso di quanto successo è sulle spalle di ciascuno di noi.
Photo Credit Libenar
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