Testimoni Ponte Morandi Continuano le udienze per Ponte Morandi. Sequestrato 1 milione di falsi ristori

Testimoni Ponte Morandi: continuano le udienze per i sopravvissuti

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Testimoni Ponte Morandi: seconda giornata di udienze per i sopravvissuti al crollo. Tra i racconti di chi si è salvato per istinto, chi ingranando la retro e chi semplicemente per fortuna. Lacrime e commozione in aula. Oggi il terzo giro di testimonianze.

Testimoni Ponte Morandi: Ieri secondo giorno di deposizione dei testimoni sopravvissuti al crollo del Ponte Morandi.

Testimoni Ponte Morandi: continuano i racconti di chi ha vissuto la tragedia

L’udienza è iniziata alle 9.20 con l’appello del giudice Lepri ed il primo testimone a prendere parola è stato Matteo Granieri. Originario di Asti, stava andando in vacanza quando alle 11.36 del 14 agosto 2018 il viadotto si sgretolò davanti ai suoi occhi.

Ero con mia moglie e stavamo andando verso Genova, eravamo all’uscita della galleria e ho sentito la macchina che non teneva la strada. C’era tanta acqua, guidava mia moglie e non parlava. Ho visto un tirante venire giù e poi ho visto l’autista della Basko che correva. Abbiamo preso le bambine e abbiamo iniziato a correre.

Questione di attimi e di centimetri per decidere chi sopravvive e chi no.

Poi parla sua moglie Adele Manca: la donna piange mentre rivive il dramma e racconta:

Mio marito mi ha detto di fare retromarcia ma era impossibile. Siamo scappati. Poi siamo arrivati in galleria c’era freddo, le bimbe sono state ospitate in un’auto. Poi la polizia ci ha detto cosa fare e la proprietaria dell’auto ci ha chiesto se volevamo essere accompagnate a casa.

Anche per la signora Adele, come per tanti sopravvissuti, l’insorgere di disturbi post traumatici:

Per un po’ di tempo non sono riuscita a guidare, per dieci giorni non ho chiuso occhio. Da allora sono più timorosa di tutto, sono stata seguita per un anno da uno psicologo.

Dopo è la volta di Daniela Ghironi della famiglia Macrì:

Stavamo andando in Sardegna con la famiglia. Eravamo io, mio marito, mio figlio Davide di 13 anni e un ragazzo suo amico. Mio marito ad un certo punto ha una sensazione strana, come un tremolio, io ero distratta. Lui ha rimproverato i ragazzi dicendo di stare fermi. Dopo il curvone verso Livorno ci siamo resi conto che non c’era il ponte dietro di noi, è stato il panico.

Daniela Ghironi ha raccontato anche dei suoi traumi: insonnia per mesi a causa dell’ansia e forte disagio a stare in mezzo alle persone.

Anche il figlio della coppia ha testimoniato raccontando i suoi attimi:

“come siamo usciti dalla galleria non si vedeva più niente. In auto c’era la musica non ho sentito rumori. Non ho visto auto precipitare non so se siamo stati gli ultimi a passare. Ho avuto problemi d’ansia, ho avuto paura per la salute dei miei genitori”.

Poi alle 10.45 è stato il momento di Luigi Fiorillo, l’autista del furgone della Basko che ha fatto il giro del mondo.

Sull’orlo del baratro è diventata l’immagine iconica di quella tragedia, a sottolineare quanto sia sottile la linea tra la vita e la morte.

Una macchina mi ha superato e mi sono lamentato, una macchina gialla si è infilata davanti. Due mezzi pesanti mi precedevano, li ho visti precipitare davanti a me insieme all’auto gialla (quella guidata da Henry Diaz, una delle vittime del crollo). Ero quasi fermo, pensavo di cadere anch’io. Mi sono reso conto che il ponte era andato giù, ho ingranato la retro e fatto un pezzo indietro. Poi ho creduto opportuno scendere il prima possibile e avvisare tutti per farli andare in galleria. Ho avuto spavento ma nessuna conseguenza grave, per qualche settimana mi svegliavo di soprassalto e avevo paura che potesse verificarsi di nuovo un evento simile.

La parola poi è toccata a Marco Balestrero, dipendente AMIU, che si trovava nella palazzina del suo ufficio al momento del crollo: anche per lui il trauma non si è esaurito nella giornata del 14 agosto 2018, ha avuto paura di passare sotto i ponti per un anno e mezzo.

Sotto il ponte c’era anche Luca Gottchan, operaio rumeno che lavora a Genova per una ditta edile:

“mi sono fermato con il furgone proprio sotto il ponte. Volevo verificare l’orario di apertura di un fornitore di materiale edile che ha il cancello proprio lì. Il tempo di tornare indietro e sono sbalzato via. Come un vuoto d’aria sono finito contro un muro e sono stato colpito da alcune scaglie di pietre. Il mio furgone è andato distrutto.

A chiudere questo secondo giro di testimonianze è stato Luca Stragapede che però ha bisogno di un sostegno perché non riesce a parlare del ponte. Parla così il padre Luigi per lui:

Se si parla del ponte Luigi va in agitazione. Lavorava in Amiu e dopo il crollo del ponte era quasi assente e tutt’ora si fa fatica a parlare del fatto con lui. Il giorno del crollo era irraggiungibile, stavo per andare da lui poi per fortuna mi ha chiamato, ero felice perché era vivo. Mi hanno detto che ha cercato di raggiungere gli altri colleghi sotto le macerie. Quel giorno è arrivato a casa tardissimo, non so cosa abbia fatto tutto quel tempo. Adesso viene seguito da uno psicologo tutte le settimane.

Oggi attesa per la terza mattinata di udienze, l’ultima per il momento. I prossimi appuntamenti sono previsti per febbraio e marzo del 2023.

Francesca Galleano

 

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Francesca Galleano, 25 anni, laureata in Lettere e in Informazione ed Editoria. Appassionata di calcio, cultura, viaggi e fotografia. Caparbia, determinata e responsabile ma anche sognatrice e capace di stare contemporaneamente con i piedi per terra ma la testa tra le nuvole.

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