Processo Morandi

Processo Morandi: i racconti strazianti dei sopravvissuti

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 Processo Morandi, le parole dei sopravvissuti: la voce rotta dal pianto di chi ce l’ha fatta ma deve ancora fare i conti con i propri demoni. Sono 58 gli imputati per una tragedia che è stata compita secondo la logica del risparmio.

 

Ieri mattina è entrato nel vivo il processo riguardo il crollo del Ponte Morandi con l’audizione di dieci testimoni sopravvissuti alla tragedia.

Dalle loro parole si sono rivissuti gli attimi della tragedia avvenuta il 14 agosto 2018: il crollo, le macerie e le paure che dopo quattro anni ancora li accompagnano nella vita di tutti i giorni.

Un ponte che crolla è un tradimento, e questo ha lasciato importanti strascichi sulla pelle di chi è scampato alla morte per centimetri o per fortuna.

C’è chi ha spesso la tachicardia, chi ha paura di guidare, chi di attraversare un viadotto e chi la notte fatica a dormire.

Processo Morandi: le testimonianze

La prima testimone a prendere parola è Franca Biondi, una signora di 65 anni che vive nel quartiere di Sampierdarena:

Ero all’Ikea, ho ripreso l’auto per tornare a casa, ero quasi arrivata quando ho sentito un boato. Ho fermato la macchina e mi sono incamminata verso il ponte. C’era un polverone, un macello. Tutti correvano, ho alzato la testa e ho visto il furgone verde della Basko con davanti il nulla. Ho capito che era crollato tutto.”

I giorni successivicontinua Francaho preso consapevolezza di aver evitato la morte e questo mi impediva di dormire. Ho cominciato ad avere attacchi di panico, mi capita ancora oggi“.

Poi tocca ad Eugeniu Babin e Nataliya Yelina, la coppia che era diretta in Costa Azzurra per una vacanza :

Pioveva. C’era poco traffico e andavamo piano poi ad un certo punto il ponte si è mosso, ci ha sollevato e buttato giù. Ricordo la sensazione di vuoto. Ero cosciente ma mentre cadevo ho chiuso gli occhi.” racconta Eugeniu.

Dopo il crollo il silenzio. I minuti e le ore sotto le macerie, la speranza di vedere la luce e i coraggiosi vigili del fuoco, ma anche la paura estrema di morire.

Eugeniu ha riportato una lesione spinale in seguito all’incidente.

Poi il racconto di Nataliya dalla voce spezzata:

Il ponte sembrava muoversi, salire. Pioveva fortissimo e all’improvviso ci siamo ritrovati nel vuoto. Nel nulla. Ricordo l’automobile che sbatteva  da tutte le parti e poi ci siamo ritrovati in una specie di fossa coperta dal cemento. Subito non sentivamo male per l’adrenalina. Abbiamo iniziato a suonare il clacson e a chiamare aiuto, ma non c’era nessuno intorno e pensavo che da li non saremmo mai usciti“.

Anche Nataliya riportò conseguenze: un piede rotto e 40 giorni all’ospedale San Martino per profonde contusioni lombari e la frattura del coccige. Tra i danni permanenti poi neuropatia e cervicale cronica, insensibilità diffusa e difficoltà a muovere l’arto fratturato.

E’ seguito poi il racconto di Davide Dubbini, il musicista che si trovava sul ponte nel suo viaggio di rientro da una serata a Cuneo. Stava percorrendo la curva che da ponente immette sul viadotto, questione di pochi metri prima del baratro, davanti a lui il boato e il polverone. Il conducente del furgone Basko lo ferma e lui riesce a scappare a piedi dirigendosi verso la galleria.

Con il passare delle ore metabolizza l’accaduto che resta ancora vivo dentro di lui: non viene più a Genova in auto, evita tutti i viadotti e se comincia a piovere mentre è alla guida diventa nervoso, ha anche iniziato a soffrire di tachicardia.

Anche la coppia Giorgia Fassone e Davide Pau evidenzia disturbi post traumatici simili:

non riuscivamo più a dormire e ci accade tuttora alla vigilia di un viaggio, non volevo più vedere ponti. Dopo sei mesi di psicoterapia la situazione è un po’ migliorata, sto imparando a gestire l’ansia che precede ogni trasferimento“.

L’ultima testimonianza è stata quella di Gaspare Cavaleri il dipendente AMIU sopravvissuto:

all’alba c’erano più calcinacci che cadevano dal viadotto rispetto al solito, avevo iniziato il turno alle 5.30 del mattino. Quando il Morandi si è sbriciolato avevo appena parcheggiato il mio camion proprio li sotto. Poi ho sentito il boato e sono scappato. Oggi dormo 3 ore a notte e fumo tre pacchetti di sigarette al giorno, ho fatto 1 anno di psicoterapia“.

Sintomi comuni e condivisi dalle parole rotte di chi in aula attraverso il racconto è stato costretto a rivivere quei tragici attimi.

L’istinto primordiale della fuga e l’adrenalina della lotta tra vivere e morire che si scontra poi con l’elaborazione del fatto, l’imprinting mentale che resta indelebile e che genera incubi e trasforma il tuo essere, il tuo vivere.

Restano 58 le persone imputate per questa tragedia tra ex dirigenti di Autostrade e Spea. Le due società sono uscite dal processo patteggiando 30 milioni di euro ma secondo l’accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi e non venne fatto nulla per la logica del risparmio garantendo così maggiori utili da distribuire ai soci.

Le udienze proseguiranno ancora nella giornata di oggi e di domani.

Francesca Galleano

 

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Info Francesca Galleano

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Francesca Galleano, 25 anni, laureata in Lettere e in Informazione ed Editoria. Appassionata di calcio, cultura, viaggi e fotografia. Caparbia, determinata e responsabile ma anche sognatrice e capace di stare contemporaneamente con i piedi per terra ma la testa tra le nuvole.

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