Dalla Lost Generation alla Generazione Alpha: ogni 20-25 anni si cambia
“Generazione di sconvolti, che non han più santi nè eroi” cantava Vasco in Siamo solo noi e correva l’anno 1981. Era la generazione Y, quella dei Millennials, dal 1980 al 1995.
Ma che cosa sono di preciso queste generazioni, eroi e sconvolti a parte?
Se consultiamo Wikipedia alla voce Generazione troviamo la spiegazione di Philippe Ariès, noto storico della famiglia e dei costumi sociali.
“In sociologia il termine generazione identifica un insieme di persone che è vissuto nello stesso periodo ed è stato esposto a eventi che l’hanno caratterizzato. Una generazione raggruppa, cioè, tutti quegli individui segnati dagli stessi eventi, ed è distinta dal concetto statistico di coorte dal fatto di condividere un comune sistema valoriale e una comune prospettiva sul futuro. Definibile solo a posteriori, cioè quando la sua influenza sulla storia e nella società è terminata, una generazione è spesso in almeno una forma in conflitto con la precedente, qualità che contribuisce a caratterizzarla. Gli eventi influiscono sulla generazione che li ha vissuti, determinandone dunque un mantenimento di caratteristiche proprie di quel momento storico, culturale e sociale.”
Il termine generazione deriva dal latino generatio e dal verbo genero e per secoli si è dibattuto sul concetto di generazione e, soprattutto, sui parametri di definizione.
Da tempo immemore si è utilizzata una generazione come unità di misura temporale per identificare un arco di anni all’interno dei quali collocare determinati avvenimenti e caratteristiche.
Una generazione era di solito calcolata in 30 anni, ma si è poi passati a 20-25.
Sono rimasti immutati i parametri presi in considerazione per differenziare una generazione da un’altra.
E solitamente si considera l’appartenenza ad una stessa fase della vita, o contemporaneità. Eventi, cause e punti in comune caratterizzanti; orizzonte comune di esperienze.
Quel che è certo è che da almeno 20 anni i cambiamenti all’interno di una generazione si susseguono molto più rapidamente di una volta ed investono anche settori in grado di modificare la vita di tutti i soggetti.
Proprio per questo possono coesistere due generazioni differenti nello stesso arco temporale, con una conseguente minor durata di ciascuna.
Basti pensare ai nativi digitali rispetto ai boomer.
Quante sono le generazioni? E quali?
Le generazioni hanno un nome: a partire dalla fine del XIX secolo si è infatti scelto di nominarle sulla base delle comuni esperienze culturali.
Ma quante e soprattutto quali sono le generazioni? Ad arrivare fino ad oggi se ne possono contare otto.
Partiamo dalla più lontana, la Lost Generation, ovvero la generazione perduta.
Va dal 1883 al 1900. La definizione si deve allo scrittore Ernest Hemingway.
Nel suo libro Festa mobile lo scrittore attribuisce la frase a Gertrude Stein, che allora era sua mentore e mecenate.
La generazione perduta include le persone nate tra il 1883 ed il 1900, in particolare le Ragazze del 1899, che compirono 18 anni sul fronte della Prima guerra mondiale.
Guerra sopraggiunta ad interrompere un lungo periodo di pace, la Belle époque, per ragioni essenzialmente nazionalistiche.
Greatest Generation (1901-1927)
Il giornalista Tom Brokaw coniò il termine Greatest Generation in riferimento alla generazione che crebbe negli Stati Uniti durante il disastro della Grande Depressione e andò a combattere nella Seconda Guerra Mondiale.
Copre un arco temporale dal 1901 al 1927 ed include coloro che diedero un contributo decisivo alla produzione di armi.
Silent Generation (1928-1945)
La Silent Generation si caratterizza per l’intento di non parlare in pubblico poiché ritenuto pericoloso. Esprimere la propria opinione era considerato molto rischioso.
Gli appartenenti alla generazione silenziosa sono noti per aver fatto parte, durante la Contestazione degli anni Sessanta, della maggioranza silenziosa.
Baby Boomers (1946-1964)
Per baby boomer si intende generalmente una persona, di sesso sia maschile sia femminile, nata durante il periodo del boom demografico tra il 1946 e il 1964.
Si fa riferimento al noto baby boom al quale si collega il boom economico registrato nel secondo dopoguerra.
Ad oggi è abbastanza normale l’uso di identificare come boomer una persona nata intorno agli anni ’50/’60.
Il termine boomer viene però talvolta utilizzato in modo scorretto. Si tende infatti ad attribuire ai boomers determinate caratteristiche di usi, costumi e pensieri, rendendo di fatto l’essere un boomer una categoria antropologica.
Il termine, come gli altri, indica invece un’appartenenza anagrafica.
Generazione X (1965-1979)
Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger ed altri fotografi della Magnum Photos avevano documentato, nel 1953, la vita dei giovani tra i venti e i venticinque anni che avevano vissuto la Seconda guerra mondiale.
E proprio da questo reportage deriva il termine generazione X, usato poi nel 1964 in uno studio di Jane Deverson sulla gioventù britannica.
Nel suo studio Deverson condusse una serie di interviste con gli adolescenti del periodo.
Si delineò una generazione di adolescenti che dormono insieme prima del matrimonio, non credono in Dio, disprezzano la Regina e non rispettano i genitori.
Ma è solo con il romanzo di Douglas Coupland Generation X: Tales for an Accelerated Culture del 1991 che l’espressione si diffonde e si stabilizza.
Dopo il baby boom degli anni 1946-1963, tra il 1964 e il 1979 si verificò una netta diminuzione delle nascite. Questo era dovuto anche all’intensificarsi dell’uso della pillola anticoncezionale, legalizzata in Italia nel 1971.
Di fatto la Generazione X era numericamente inferiore a quella dei Baby Boomers.
Si è parlato addirittura di “generazione invisibile”, priva di un’identità sociale definita. Da qui la X identificativa.
La Generazione X è di fatto trainata dai Baby Boomers e non riesce ad imporre una sua identità sociale e culturale definita e risulta quindi subalterna alla generazione precedente.
Millennials o Generazione Y (anni 1980-1995)
Con i Millennials o Generazione Y si arriva ad un periodo, quello tra il 1980 e il 1995, caratterizzato da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali.
I genitori dei Millennials sono reduci dagli anni ’60 e la loro impronta educativa risulta pertanto neoliberale e con un approccio decisamente tecnologico.
Il termine generazione Y compare per la prima volta nel 1993 in un editoriale sulla rivista Ad age che parlava dei tredicenni del momento.
Questa generazione è la prima così vicina alla comunicazione, ai media, alle tecnologie digitali.
Sul fronte sociale, se il femminismo ha contrassegnato la storia dei Baby Boomers, la generazione X e ancor più la generazione Y si caratterizzano invece per l’importanza del movimento LGBT per i diritti civili.
Gli anni 2000 e ancor più gli anni 2010 sono quelli dove le unioni civili e i matrimoni omosessuali vengono legalizzati in diversi stati del mondo.
Generazione Z (1996-2009)
Ed eccoci alla Generazione Z o dei Nativi Digitali, la generazione che utilizza Internet sin dall’infanzia e da qui la definizione.
I giovani Z sono avvezzi all’uso della tecnologia e dei social media, che incidono per una parte significativa sul loro processo di socializzazione.
La Generazione Z viene chiamata anche la True Gen ovvero la generazione della verità.
Si tratta di una generazione alla ricerca della verità e dell’autenticità che generano in essa un sentimento di libertà di espressione e di comprensione delle persone che la circondano.
Questa generazione assume secondo McKinsey & Company un comportamento basato sulla verità.
Prima tra tutte le caratteristiche c’è quella di non volersi definire in un solo modo, ma piuttosto cercare modi di espressione personali autentici.
Subentra in questo periodo storico il termine inclusivo. I giovani non distinguono le amicizie online da quelle reali del mondo fisico.
La loro vita online e offline è considerata come un singolo tutt’uno.
Le communities online hanno la stessa importanza della compagnia di amici. Si connettono tra di loro e prediligono il dialogo.
Si interessano alle verità altrui e desiderano confrontarsi e parlarne.
Infine, sono estremamente realistici e coscienti della vastità di informazioni di cui dispongono grazie alla connessione.
Sempre connessi, controllano, si informano e apprendono nuove verità.
Autodidatti digitali, si potrebbe definirli, poiché utilizzano internet e i social media non solo per intrattenimento, ma anche per scoprire nuove realtà.
Generazione Alpha (anni 2010-2025)
Chiamata così dalla prima lettera dell’alfabeto greco – α – è la prima generazione ad essere nata interamente nel XXI secolo.
Non hanno mai visto un mondo senza tecnologie e senza accesso a qualsiasi tipo di informazione.
I nativi Alpha toccano un tablet prima di una penna, e con le immagini, da subito, apprendono e parlano.
Per questa generazione ogni pensiero e azione è immediatamente condivisibile e trasferibile. Imparano a condividere foto prima che a parlare.
Il loro mondo è diverso da quello di tutte le generazioni precedenti: non ci sono confini e tutto accade ovunque.
Vivono la prima pandemia globale del pianeta, imparano presto la parola virus e fanno i conti con l’incertezza e la complessità in famiglia e a scuola.
Vedono in tv guerre, disastri climatici e carestie che generano migranti. Per questo gruppo generazionale la famiglia è un concetto ampio, fluido e con tante sfumature.
I protagonisti della Generazione Alpha sono in assoluto i più veloci nell’accesso alle informazioni: già a 3 anni sanno come cercarle e come utilizzarle.
A partire dai 4 anni i bambini sono in grado di comprendere concetti semplici, di scrivere e di leggere.
Quel che è certo è che ad ogni generazione sembra sempre di essere avanti anni luce rispetto alla successiva e di aver già visto e capito praticamente tutto.
Ovviamente non è possibile che sia così.
Ogni momento storico ha caratteristiche peculiari che lo rendono unico.
La tecnologia ha giocato, senza ombra di dubbio, un ruolo fondamentale per le ultime generazioni e c’è da scommettere che si andrà avanti di questo passo.
Come si dice ne vedremo delle belle…
Photo Credit E-commerce Day, MBK, Cataldi
Ti può interessare leggere anche
“Se mi gira di girare”: la trottola di Giorgio Laveri in esclusiva da Temide