Genova non dimentica: posata una nuova pietra d’inciampo, l’undicesima nel capoluogo ligure, in memoria del medico Bruno De Benedetti deportato e ucciso a Dachau nel 1994.
Toccante cerimonia, quella che si è tenuta ieri, per la posa di una nuova pietra d’inciampo in via Mameli 1. E’ l’undicesima a Genova. Il gesto dedicato al pediatra ebreo Bruno De Benedetti che morì nel campo di concentramento di Kaufering, Dachau (Germania) il 31 dicembre 1944, a soli 33 anni.
La posa è avvenuta alla presenza dei familiari e dell’avvocato Filippo Biolè, del sindaco Marco Bucci, del prefetto Franceschelli, della presidente della comunità ebraica genovese Raffaella Petraoli, di Massimo Bisca presidente Anpi Genova e del sopravvissuto Gilberto Salmoni.
L’avvocato Biolè, pronipote dei De Benedetti: “La tragica storia dello zio Bruno me l’ha raccontata zia Franca, indicandomi un giorno una panchina in piazza Corvetto, dove le era vietato sedersi per le leggi razziali. Da quel momento ho iniziato a raccogliere testimonianze e ho trovato le lettere che di nascosto inviava dal campo alla moglie Armanda”. Nell’ultima lettera De Benedetti scrisse: “coraggio amata, tornerò!”. E il pronipote racconta: “mi piace pensare che ora finalmente con questa pietra sia tornato davvero”.
“Lo scopo della pietra è proprio quello di ricordare. Bisogna sapere cosa è accaduto in passato perché abbiamo il dovere di non commettere più gli stessi errori” dice il Sindaco Marco Bucci rivolto verso i tanti studenti presenti alla cerimonia.
Genova vuole ricordare e il sindaco conclude dicendo: “vorrei che ci fossero più pietre d’inciampo e il messaggio che mandiamo oggi è che Genova non dimentica“.
Parola anche al vicepresidente della comunità ebraica genovese Angiolo Veroli: “con questa pietra d’inciampo mi piacerebbe che la gente potesse ricordarsi che abbiamo sempre la possibilità di fare delle scelte. Possiamo scegliere da che parte stare e come agire. Agire contro l’indifferenza, l’ignoranza e l’intolleranza“.
Francesca Galleano
Foto di copertina: Dire.it
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