Continuiamo il nostro “ghost tour” per le strade della Superba.
Tra i fantasmi di Genova – la maggior parte dei quali cattivi e dispettosi – ce n’è anche qualcuno buono.
E’ il caso del bambino che spesso viene avvistato nei dintorni di Via Luccoli.
Questa zona un tempo era interamente coperta da un bosco (da lì il nome della via che deriverebbe dal termine latino “lucus“) e probabilmente era considerata una zona sacra agli dei tanto che vi venivano effettuati sacrifici, talvolta anche umani.
Sacrifici o offerte costituivano la base del culto dei popoli antichi: un segno di gratitudine o per propiziarsi gli Dei o per indurre la divinità a concedere una grazia al sacrificante.
L’anima di quel bimbo probabilmente appartiene proprio a una di quelle vittime sacrificali e oggi cerca di portare serenità alle persone tristi che passeggiano nei dintorni.
Un vero fenomeno poetico, dice Pascoli, ascolta il bambino che è in lui, quello che il bambino vede e percepisce.
Il fanciullino di via Luccoli non vuole diventare famoso, ma solo essere compreso e dare serenità ai passanti.
Proprio come un cantore, la leggenda narra che nella notti di luna piena si può ancora sentire la sua flebile voce.
L’infanzia è un momento essenziale per la vita dell’uomo perché il bambino è dotato di spontaneità e ingenuità, di meraviglia e di stupore.
Essere bambino significa entrare in contatto con la realtà come se la vedessimo per la prima volta.
In via Luccoli questa realtà è tangibile grazie alla voce e al fantasma di questo bambino che cammina in quella via tanto affollata di giorno quanto malinconica di notte.