L’acquisizione di una significativa partecipazione in un terminal nel porto di Genova da parte di Hapag-Lloyd induce alcune riflessioni quanto meno sulle prospettive e sugli effetti possibili nell’economia portuale.
Al di là del doveroso apprezzamento per la capacità dei protagonisti della operazione, alcune semplici, persino ovvie, considerazioni debbono essere fatte:
– la capacità del porto di attrarre interessi che si qualificano al livello internazionale e che testimoniano, da un lato, la importanza degli equilibri interni (un tempo si rifletteva sul peso della pace sociale come fattore economico utile per la crescita dei traffici) e, dall’altro, la rilevanza di qualificati progetti di investimento che (come il nuovo antemurale) riposizionino il porto ed i suoi terminal sui massimi livelli della sicurezza marittima e della capacità produttiva;
– la discesa sul campo portuale genovese di un simile operatore internazionale rende sicuramente più forte lo stesso ruolo della Autorità Portuale (ora di Sistema Portuale…), vuoi perché la accresciuta competizione endoportuale (tra i grandi protagonisti della maritime economics e della supply chain) non potrà che migliorare il posizionamento del nostro porto nel complesso scacchiere della competitività tra porti o sistemi portuali, vuoi perché, come logica conseguenza, dovrebbe indurre una positiva riflessione sul modello di governance e sulla capacità, possibilità, dei decisori pubblici di far sì che il porto non sia solo valutato (o giudicato) dai risultati di traffico ma anche ed in particolare dalla capacità di “integrazione tra sistema portuale e logistico e mondo imprenditoriale” (che in parole più semplici vuol dire favorire concretamente azioni di sviluppo collegate ad aree retro-portuali, interporti, distretti industriali, …);
– il tema della pianificazione e sviluppo delle infrastrutture portuali e retroportuali, che ha rappresentato il successo (unitamente alle performance produttive) di molta portualità internazionale, e che sistematicamente viene riproposto al livello di piani strategici nazionali, dovrebbe potersi coniugare con utili decisioni al livello di governance ed altresì di semplificazione delle molte procedure formali cui l’Autorità del porto è obbligatoriamente sottoposta e che inevitabilmente ne condizionano la capacità progettuale e decisionale (il tema è certamente complesso ma forse potrebbe aiutare approfondire le scelte fatte da altri qualificati porti (come Amburgo), magari con un po’ di fantasia).
Comunque a tutti i protagonisti di questa, confido, utile pagina del grande libro della storia (sociale ed economica) del nostro porto complimenti ed auguri.
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