I cinghiali del Parco della Maggiolina
Due mamme e sette cuccioli rinchiusi da settimane nel Parco della Maggiolina a La Spezia.
Il sindaco Peracchini aveva emanato un’ordinanza di non abbattimento, ma nella giornata di ieri è arrivata la comunicazione dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: gli animali vanno macellati.
Ma è davvero questa l’unica strada percorribile?
Intervista con l’etologo Francesco De Giorgio
Lo abbiamo chiesto a Francesco De Giorgio, biologo, etologo, presidente dell’Associazione Sparta Riserva dell’Animalità.
Allievo del noto etologo Danilo Mainardi, si è laureato in Scienze Biologiche con indirizzo etologico presso l’Università di Parma nel 1989.
Con la moglie Josè ha fondato l’istituto internazionale di formazione Learning Animals.
“Chi governa la cosa pubblica, quindi anche gli animali – dal burocrate all’etologo che operano dentro alle strutture – tende ad un approccio venatorio della fauna selvatica.
Le istituzioni, senza alcuna vera conoscenza del problema, optano per soluzioni vecchie, ormai superate.
Ad esempio si rivolgono ai cacciatori, anziché agli etologi, che non conoscono gli animali in quanto tali.
E tantomeno conoscono gli elementi biologici connessi ad un fenomeno.”
Peste suina: è vera emergenza?
Stiamo vivendo un’emergenza legata alla peste suina: oppure non è esattamente così?
Vivo in contesti naturali anche molto selvatici e posso dire di aver visto i cinghiali due volte in 35 anni.
Se ci fosse un’emergenza reale la situazione non sarebbe certo quella attuale.
Sono i cacciatori che parlano di emergenza da 40 anni e gli agricoltori da 30. Bisogna piuttosto chiedersi perché oggi i cinghiali arrivano in città.
Semplicemente perchè da circa 30 anni gli animali selvatici hanno iniziato a riappropriarsi di quegli spazi che erano stati loro sottratti.
Avviene per tutte le specie: basti pensare ai falchi sul Colosseo, alla volpe a Londra, al maggior numero di lupi. La natura e gli animali semplicemente si riprendono gli spazi che noi gli neghiamo.
E i cinghiali in Piazza De Ferrari a Genova o nel torrente Bisagno? Com’è possibile intervenire?
E’ fondamentale creare delle aree cuscinetto intorno ai centri urbani dove gli animali si sentano a casa e non avvertano quindi la necessità di spostarsi in città.
Nel Bisagno, ad esempio, vivono gruppi familiari stabili e questo è un dato scientifico. Presidiano il territorio da altri gruppi di cinghiali e, se li togliamo, lo spazio si riempie di nuovo di animalità.
E’ anche questo un fatto biologico e da qui bisogna partire per trovare soluzioni appropriate.
Quello che dobbiamo fare è lasciarli tranquilli, chiudere bene i cassonetti, recintare alcuni passaggi ed utilizzare dispositivi sonori di dissuasione.
Per esempio l’amministrazione comunale di Oneglia, per contrastare la presenza di piccioni nel centro storico, ha deciso di utilizzare richiami sonori di falchi di varie specie. Una soluzione moderna ed etica.
Le richieste al Presidente Giovanni Toti
Dr. De Giorgio, in un ipotetico tavolo di confronto con il Presidente Toti, quali argomentazioni presenterebbe per ribadire l’importanza di salvare la famigliola di cinghiali di La Spezia?
Sicuramente farei presente al Presidente Toti che procedere con l’uccisione di questi cinghiali è ad oggi la soluzione più facile.
La Liguria potrebbe invece optare per alternative differenti in grado di trasmettere un’immagine della regione più moderna ed etica.
C’è poi un motivo di assoluta importanza ed è quello pedagogico. E’ fondamentale che le nuove generazioni possano vedere rispettata la loro animalità.
Per un bambino assistere e subire un’azione violenta nei confronti di un animale non è per nulla appropriato.
Certo, liberare questi cinghiali nel bosco non è possibile, perlomeno in zona, perché hanno ormai avviato un’interazione umana. Potrebbero, però, essere affidati ad un rifugio e i bambini di La Spezia potrebbero poi andarli a trovare.
Certo è che se li uccidi rimane una ferita.
Ospitarli invece in un rifugio servirebbe anche, alla Regione Liguria, a regolamentare la normativa che in questo settore è ancora carente.
Il Presidente Toti potrebbe confrontarsi con le Asl proprio nell’ottica di una regolamentazione e del monitoraggio degli animali salvati dai rifugi.
Salvare questi animali è una battaglia diventata anche politica: siamo di fronte ad una nuova presa di coscienza da parte dei cittadini?
Sicuramente sì. Una presa di coscienza superiore alle aspettative degli anni passati. Quello che invece ancora non cambia è il divario tra i cittadini e la politica.
E’ sufficiente osservare le due vicende di La Spezia e di Roma: non si ascoltano le richieste dei cittadini.
Inoltre, dopo due anni di approccio totalmente scientifico alla realtà a causa del Covid, assistiamo in questi casi ad un ragionamento anti scientifico e per giunta anti etico.
Mi spiego meglio: come spiegavo prima, ci si affida ai cacciatori anziché agli etologi per trovare soluzioni adeguate.
Laddove è proprio la caccia la prima causa di diffusione della Psa insieme all’allevamento.
Appello ai lettori di Liguria Today
Vuole fare un appello ai lettori di Liguria.today?
Molto volentieri. Vorrei ricordare ai lettori che è estremamente importante far emergere una diversa coscienza intorno alla questione animale.
E’ altresì importante manifestare il proprio dissenso: noi cittadini possiamo fare molto per modificare alcuni aspetti della realtà.
Ed è per questo fondamentale esserci, manifestare, far girare il più possibile le informazioni.
Lo dobbiamo a noi stessi e, soprattutto, lo dobbiamo alle nuove generazioni che devono poter avere una nuova prospettiva in riferimento agli animali.
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