Quello che andiamo a proporre oggi è un anello escursionistico facile, poco più di due ore – foto comprese – in una campagnetta come ce ne sono tante nel primo entroterra della Liguria di Ponente. Apparentemente niente di che ma un “niente” che porta a scoprire minuzie della storia economica (e quindi sociale) del territorio sconosciute ormai a quasi tutti.
A tutti tranne forse che gli abitanti del piccolo paese, Terzorio, che da queste “minuzie” per qualche tempo nel passato hanno ricavato sostentamento.
Terzorio è un paesino di circa 250 abitanti sulle colline costiere tra Arma di Taggia e Imperia, con una bella torre saracena che ricorda ad abitanti e turisti due celebri saccheggi, nel 1561 e nel 1563, subiti dal corsaro e ammiraglio ottomano Uluç Alì Pascia. Un “foreign fighter” della pirateria barbaresca, che era nato in Calabria italiano e cristiano, fu catturato dai turchi, si convertì all’islam e divenne ammiraglio della flotta ottomana (una storia simile a quella di Sinan Capudan Pascià cantata da Fabrizio De Andrè).
Terzorio oggi è terra di ranuncoli, olivi, qualche vigneto e un discreto numero di turisti tedeschi e centroeuropei.
Ma a metà del XIX secolo ci fu un breve periodo in cui sulle colline a monte del paese si è cercato l’argento. Si estraeva galena argentifera, ovvero solfuro di piombo, PbS, un minerale che abitualmente contiene anche discrete percentuali di argento.
Nota già ai romani, la galena veniva estratta sia per ottenere piombo che per il suo contenuto di argento.
Partendo dalla piazza della chiesa di Terzorio, dove si incontra un cartello che illustra ciò che si potrà vedere durante il percorso, ci si inerpica su una strada di campagna cementata un pochino ripida, seguendo un segnavia bianco–rosso.
Giunti a un bivio, si lascia la salita per prendere un sentiero sulla sinistra quasi pianeggiante – ma piuttosto mal tenuto, con sassi caduti dai muretti a secco abbandonati e vegetazione sporca – lungo il quale a poco a poco gli ulivi lasciano lo spazio a una boscaglia rada e luminosa.
Purtroppo non so dire esattamente a quale specie appartengano gli alberi di questo bosco, che in inverno sono tutti senza fogli. Ritengo siano soprattutto querce e castagni. Chiunque siano, alcuni sono spettacolari per la forma e la disposizione dei loro rami completamente nudi e spogli, molto eleganti.
Continuando in lieve salita, il segnavia bianco-rosso (a cui a tratti si accompagna un segno giallo largo e disordinato) si trasforma in una palla rossa.
Si attraversa un rio (molto sovente secco) che dopo poco viene nuovamente attraversato in senso inverso, fino a incontrare un cartello, nei pressi dell’ingresso della “Miniera Est”, che spiega la storia di queste miniere abbandonate.
Mi risulta che il suo interno sia abbastanza ampio, ma l’ingresso è quasi occluso dai detriti di scavo, quindi NON si deve cercare di entrare, potrebbe essere pericoloso. Inoltre vi abita una colonia di pipistrelli, che è bene non disturbare.
Dal cartello della miniera si prosegue seguendo il segnavia rosso a mezza costa con bei panorami verso il mare, la costa e le colline tra Arma di Taggia e Sanremo.
Dopo un po’ di questa passeggiata quasi pianeggiante ci si immette in un ampio sentiero ben tracciato che seguiremo a destra in discesa. Una discesa a tratti parecchio ripida (utilissimi i bastoncini da escursionismo per non sforzare troppo le articolazioni) che lascia il bosco per incontrare prima i pini e più in basso gli olivi.
Si incontra anche, affacciato verso il mare, il rudere della Ca’ Russa che alcuni dicono fosse in origine un luogo di quarantena per i marinai che tornavano da viaggi lunghi. Per poi divenire una casa di appuntamenti e durante l’ultima guerra un rifugio per i partigiani. Oggi è un rifugio di sterpaglie e lucertole, sic transit gloria mundi…
Si continua a scendere passando tra muri a secco che delimitano orti, olivi e fasce coltivate, fino a collegarsi con la strada cementata che abbiamo percorso all’inizio, e in pochissimi minuti siamo di nuovo nella piazzetta della chiesa di Terzorio.