C’è una continuità tra la rivelatrice mostra su Plautilla, architettrice nel Seicento romano, ancora visibile alla Galleria Corsini e la mostra da poco inaugurata al MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Buone nuove, donne in architettura a cura di Pippo Ciorra Elena Motisi Elena Tinacci, aperta fino a settembre 2022.
Il MAXXI è uno dei musei italiani più attivi nel contemporaneo che per statuto si occupa oltre che delle arti figurative anche della promozione dell’architettura attraverso continui focus su importanti architetti e studi teorici.

E’, esso stesso, un ottimo esempio di creatività del costruire di una delle figure più autorevoli del Novecento, l’architetta anglo iraniana Zaha Hadid (1950-2016) prima donna a ricevere il prestigioso Premio Pritzker.
La composita, dinamica e fluida, architettura museale – creata su spazi un tempo sede di una caserma nel quartiere Flaminio a Roma – ultimata dopo varie vicissitudini nel 2009, è una delle tante opere sparse per il mondo realizzate da Hadid seguendo i principi del Decostruttivismo e del Parametricismo.
Correnti che alla fine del secolo scorso hanno ribaltato i canoni estetici del Modernismo arrivando a utilizzare sofisticate tecnologie per la costruzione di ardite e sfidanti forme.
Nel caso dello spazio museale del MAXXI si può notare anche una forte connotazione urbanistica inclusiva integrando uno spazio esterno aperto su due lati al quartiere che lo ospita.

Nell’ampio panorama delineato dalla mostra inaugurata il 16 dicembre 2021 e aperta fino all’11 settembre 2022, la figura di Hadid viene incastonata tra un nutrito numero di colleghe.
Donne che dall’inizio del XX secolo hanno intrapreso un mestiere, quello dell’architetto, destinato come altri soprattutto a uomini, e portato avanti sfidando spesso pregiudizi e discriminazioni più o meno palesi.
Come nel caso dell’afroamericana Norma Merrick Sklarek (1926-2012) che tanto ha dovuto lottare per superare razzismo e sessismo o di Marion Mahony Griffin (1871-1961) prima architetta dell’Illinois collaboratrice per molti anni di Frank Lloyd Wright il quale si attribuì l’esecuzione di progetti della Griffin. (Non si può non notare quanto, soprattutto nella prima metà del Novecento, i rapporti di queste importanti figure femminili con più famosi architetti uomini siano segnati dall’oscuramento del loro lavoro, proprio come ai tempi di Plautilla e del suo protettore cardinale Elpidio Benedetti).

La mostra nasce dalla necessità di rappresentare la rivoluzione sottile ma incessante nella composizione degli studi di architettura – e della loro progettualità -avviata nel corso del XX secolo e consolidata ai nostri giorni.
Come dichiarato dai curatori, finalità della mostra è documentare quanto «la crescita della presenza femminile nell’universo del progetto coincide infatti con una serie di cambiamenti epocali nel rapporto tra architettura e società, tra strutture di potere e soggetti attivi “sul campo”, tra comunità e spazio».
Buone nuove è dunque una mostra necessaria per definire, con la presentazione di progetti, maquette, video, interviste e efficaci sintesi biografiche delle numerose professioniste scelte, quanto l’architettura contemporanea sia debitrice a queste figure femminili che provengono da ogni angolo del pianeta (molte sono italiane) e di formazione eterogena.

Divisa in sezioni che si avvalgono di tavoli in cui sono esposti numerosi documenti scritti e fotografici, completati da materiali tridimensionali – di cui molti provenienti dalla collezione del MAXXI -, la mostra si snoda seguendo un percorso: 1. Storie (Mise en scene, La città delle donne, Lady managers, Nomadismi, Duetti, Voci, Tracce); 2. Pratiche; 3. Narrazioni; 4. Visioni; 5. Unseen (Frida Escobedo).
Il panorama piuttosto esaustivo sul mondo dell’architettura coniugata al femminile sembra avere un fulcro concettuale nella sezione intitolata “La città delle donne”, in cui i curatori si domandano se esiste, andando oltre La città dell’uomo di Adriano Olivetti, «una città delle donne, pensata dalle donne per le donne».
La risposta è negli esempi presentati che manifestano una particolare sensibilità nel ricucire spazi urbani e extraurbani con una forte attenzione alla cura del verde e del paesaggio, come nel caso di Vittoria Calzolari (1924-2017) architetta e teorica di grande importanza o come figure di generazioni più giovani come Maria Claudia Clemente (1967) che si occupa di progetti di diverse scale dall’interior design a complessi urbanistici.
Museo MAXXI, Buone nuove, donne in architettura a cura di Pippo Ciorra Elena Motisi Elena Tinacci, dal 16.12.2021 al 11.9.2022