“Dunque venendo avanti allora lì c’è il vicolo di Arma di Taggia dove sono stato una volta in pensione con il mio papà, tutto pagato…” Così cantano (anzi parlano) Cochi e Renato nella loro canzone “A me mi piace il mare“, del 1973.
Che strano nome per una città “Arma di Taggia”…
L’estate scorsa qualcuno – scherzando – lo ha tradotto in inglese come Taggia’s Weapon. Che sia uno scherzo lo capisce chi vive nell’estremo Ponente ligure però agli stranieri può pure andar bene. Che in inglese weapon significa proprio arma, quelle che fanno bum, fucili, pistole, cannoni…
No: in Liguria “arma” – parola che deriva probabilmente da un termine ligure preromano – significa “grotta”.
Non c’è niente di bellicoso nella “arma” di Arma di Taggia, piuttosto è un piccolo prezioso scrigno di testimonianze storiche, religiose, artistiche, paesaggistiche.
E pazienza se questa “arma” non si trova ad Arma di Taggia ma in comune di Sanremo.
Calma: una “arma” che non è un’arma, dà il nome a una città ma non è in quella città, e se la cercate come grotta facile che non la trovate, perché è una chiesa; c’è da uscire di testa…
Siamo al confine tra Bussana Mare, che è la frazione più orientale del comune di Sanremo, e Arma di Taggia, in comune di Taggia.
L’arma (la grotta) è nel territorio sanremese per una decina di metri soltanto. Il suo ingresso si trova a sei metri sul livello del mare e a una ventina di metri di distanza dalla spiaggia e dalle onde. All’orizzonte nelle mattine limpide si vede benissimo la Corsica.
Nel Pliocene Superiore, quasi sei milioni di anni fa, il livello del mare era parecchio più alto e la roccia conglomeratica di quella che oggi è una bassa collina costiera fu lungamente scavata dall’acqua fino a creare una cavità ampia circa 350 metri quadrati, larga dai tre ai dieci metri e lunga circa cinquanta metri.
Tra una glaciazione e l’altra il livello del mare è variato e tra i 100.000 e i 30.000 anni fa, nel Paleolitico Medio, la grotta, ormai emersa, è stata abitata da animali grandi e piccini.
Sono state trovate antiche ossa di animali di clima caldo come elefanti, ippopotami, rinoceronti, iene e resti più recenti di mammiferi di clima temperato come cervi, cavalli e il Bos primigenius cioè l’ormai estinto uro, antenato dei nostri tori e mucche domestici.
Ma si è trovato anche resti ossei di Uomo di Neanderthal e numerosi strumenti litici, ciottoli affilati e punte, usati quasi certamente per la caccia e la lavorazione delle prede. Tutti reperti oggi custoditi al Museo Civico di Sanremo.
Coi millenni l’interesse degli uomini per questa grotta affacciata su un mare luminosissimo non è mai venuto meno.
Si ritiene che sia stata adibita a luogo di culto in epoca romana (siamo nella zona della mansio romana di Costa Balenae lungo la Via Julia Augusta, qui intorno le testimonianze di quei tempi abbondano, a partire dalla villa patrizia di Bussana) e almeno dal XII secolo viene utilizzata come chiesa rupestre.
E’ la chiesa di Nostra Signora dell’Annunziata dell’Arma.
Sulla collina soprastante svetta una torre “saracena” e a breve distanza un semplice ma elegante Romitorio.
La chiesa occupa 140 mq della grotta e la sua struttura attuale risale al XVII secolo.
Belle le statue in marmo di Carrara dell’altar maggiore del 1609 dello scultore genovese Oberto Casella.
Belli i due altari laterali settecenteschi (uno è ancora bisognoso di restauro, se qualche generoso benefattore volesse farsi vivo…).
Il bassorilievo in marmo di Carrara dell’altare sinistro, la Fuga in Egitto, opera di Antonio Manni, è stato collocato trecentoun anni fa, nel 1721.
Il 14 febbraio 1814 la chiesa-grotta fu visitata dal Papa Pio VII che tornava a Roma dalla Francia dove era stato prigioniero di Napoleone.
Vi celebrò il Santo Ufficio e concesse speciali privilegi all’altar maggiore. Pare che dipenda da questa autorevole visita il fatto che oggi l’arma non sia nel territorio di Arma ma di Bussana, perché Sanremo, città più “potente” rispetto a Taggia, decise di acquisire una chiesa così nobilitata dalla visita papale.
Oggi appartiene alla parrocchia di Bussana e viene officiata il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, e in altre rare occasioni.
Ma chi vuole visitarla non deve aspettare il 25 marzo.
E’ aperta per alcune ore di alcuni giorni della settimana grazie all’impegno volontario di Giacomo Lantrua, socio dell’Associazione Culturale Gente Comune (www.gentecomune.eu) che ha come scopo la promozione della cultura, delle tradizioni e delle attività sociali del territorio.
Lantrua (che è anche l’autore del piccolo presepe realizzato coi ciottoli della grotta) si occupa di raccontarla a chi entra per una preghiera o una breve visita, e qui passa gente in ogni giorno di ogni stagione.
Il clima speciale della Riviera dei Fiori fa sì che tutto l’anno sia il “periodo migliore” per passeggiare, camminare o andare in bici all’aria aperta. E quindi anche per entrare in questa grotta-chiesa insolita e luminosa.