A margine dell’ordinanza governativa legata all’emergenza peste suina, arriva la posizione del Parco Beigua, nell’allarme per le ripercussioni di questo provvedimento.
Per far fronte alla peste suina diffusa in molti Comuni tra Piemonte e Liguria è stata indetta un’ordinanza governativa che ha fatto scattare l’allarme in molti territori. In particolare il Parco del Beigua ha espresso la sua preoccupazione in merito all’esito di questo provvedimento che potrebbe avere impatti consistenti per le attività legate al turismo.
Dopo due anni di pandemia, tanta l’ansia di rivivere un nuovo lockdown. L’ordinanza vieta di poter frequentare boschi e sentieri, in un totale di 28 Comuni della Città metropolitana di Genova e 7 Comuni nel Savonese.
“Il virus ormai è presente, applicheremo e rispetteremo l’ordinanza, ma è un “pannicello caldo”, la posizione del Parco che si legge in una nota.
Inoltre è stato ricordato come gli animali selvatici si spostino, entrando anche loro a contatto con il virus e potendo così trasportarlo. Se nei boschi non fosse presente il passaggio dell’uomo, il virus si espanderebbe comunque e anzi forse in maniera ancor più incontrollata, venendo a mancare il controllo che i fruitori dei boschi fanno, a integrazione di quello istituzionale.
La posizione del Parco del Beigua sull’ordinanza del governo in merito alla peste suina
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“L’azione più efficace da mettere in campo è aumentare il livello di sicurezza negli allevamenti. Ci sono trentamila persone che lavorano nel comparto suinicolo in Lombardia ed Emilia e vanno tutelate perché rappresentano un importante fetta di PIL in Italia. Di questa tutela però non devono pagarne il prezzo le professioni, le attività e le aziende legate al turismo di questo territorio, perché la Liguria non è solo mare e c’è chi vive di turismo anche nell’entroterra”, continua la nota rilasciata dal Parco.
Pur rispettando l’ordinanza i suoi gestori non ritengono che porterà agli effetti desiderati: “Volpi e lupi non rispettano le ordinanze e i boschi abbandonati dal monitoraggio dell’uomo rischiano di prolungare e allargare l’emergenza.”
Viene poi sottolineata la necessità di grandi indennizzi per i professionisti e le attività dell’entroterra basate sul turismo, nonché investimenti in queste aree in cui la manutenzione è fondamentale.
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La speranza è che si possa arrivare alla definizione di un’autorizzazione in deroga per la pratica delle attività legate al turismo outdoor e per la manutenzione del territorio, concordando le modalità necessarie per minimizzare il rischio di diffusione del virus e al contempo beneficiando di un monitoraggio accurato del territorio, al momento assente.