Tempo di lettura: < 1 minutoLo splendido romanzo di Francis Scott Fitzgerald venne pubblicato per la prima volta a New York il 10 aprile 1925 e venne tiepidamente accolto dalla critica e contrastato dai conservatori.
Ho impiegato vari anni prima di capire parzialmente il personaggio di Gatsby. Quando l’ho letto da adolescente pensavo che fosse un fanatico narcisista, quando l’ho riletto da adulta esaltavo solo le note positive; la sua brama (tagliente e incisiva) di impressionare gli altri aveva in realtà impressionato me. Ero accecata dalla sua ostentata bontà [e dal suo fascino].
Oggi come leggo questo protagonista straordinario del capolavoro di Fitzgerald?
Un uomo che non riesce ad andare avanti, che desidera rivivere a tutti costi un passato che non c’è più e per questo infarcisce il presente di romanticismo e ideali. Chissà quale è stata la spinta che lo ha portato ad arricchirsi, probabilmente la sua spietata ambizione. Oppure il desiderio di riconquistare Daisy, ragazza fragile, vittima di una società che non lasciava spazio all’individualità femminile, schiacciandola in un legame precoce con un uomo affettivamente neghittoso.
Ma Gatsby invece la ama? Per me no, è solo ossessionato.
E la infarcisce di “passione creativa” senza renderla vera neanche per un istante.
Un coacervo di ambivalenza e utopia.
Ma Daisy, eterea ed evanescente, in bilico tra l’esistere davvero e il restare una musa del suo tempo, stupida non è, non lo è affatto.
Per questa amara consapevolezza si augura che sua figlia possa esserlo, come se l’intelligenza fosse una condanna, un fardello troppo opprimente per una donna.
L’ambientazione storica è indicativa, ma se ripenso alle grandi feste ricolme di benessere, superficialità ed edonismo poi torno con il pensiero a lui; mi chiedo se fosse solo un personaggio che rispecchiava il sogno americano, raggiungibile tecnicamente va bene, ma senza garantire alcuna profondità se ipoteticamente richiesta.
Daisy e Gatsby, una chimera infranta alle prime difficoltà, perché l’unica cosa vera era un passato idealizzato e basato sul non detto e sulla sublime irrealtà.
Più attuale che mai le tematiche per un ‘antieroe’ che nell’illusione e in un mondo corrotto aveva comunque mantenuto, a mio avviso e magari interpretando a mio modo, un barlume di integrità. Nonostante il resto e nonostante se stesso.