La seconda conferenza del ciclo “Rock a lume di Lanterna” che Francesco Repetto terrà giovedì 27 febbraio alle ore 17.15 nella Sala Chierici della Biblioteca Civica Berio avrà come tema l’influenza del violinista genovese oltre le barriere del tempo e dei generi musicali.
Il filo rosso che collega i due musicisti, il violinista Niccolò Paganini e il chitarrista Yngwie Malmsteen, vissuti a distanza di quasi duecento anni l’uno dall’altro, è più simile alla corda che un intrepido alpinista userebbe per scalare le vette impervie dell’Himalaya piuttosto che a quello utilizzato nelle sottili trame di un ordito raffinato. Il suo colore poi, tutt’altro che tenue, brilla di un’intensità che non può fare a meno di richiamare alla mente le fiamme dell’inferno, dominio del Diavolo, figura alla quale entrambi gli artisti vengono di frequente associati. Niccolò Paganini, nato a Genova il 27 ottobre del 1782, si guadagnò presto la nomea di violinista demoniaco non soltanto a causa del suo stile fortemente innovativo e spiccatamente virtuosistico, ma anche per l’aspetto lugubre e vampiresco derivatogli dall’abitudine di indossare esclusivamente abiti scuri e, soprattutto, dagli effetti della sifilide e altre malattie che si ripercossero sulla sua cagionevole salute e che resero il suo volto incredibilmente scarno e cadaverico. La portata rivoluzionaria delle sue performance, inoltre, non fece che amplificare la sua leggenda tra il grande pubblico, il quale non esitò a considerare Paganini il più grande violinista mai esistito, capace, con la sua incredibile tecnica, di sconvolgere il proprio uditorio suonando, all’occasione, soltanto su una corda del suo “cannone”.
Una simile portata rivoluzionaria ebbe la comparsa di un giovane musicista, quasi due secoli più tardi, nella scena hard rock dei primi anni Ottanta del Novecento: questa volta un chitarrista, nato a Stoccolma il 30 giugno del ’63, di nome Yngwie Malmsteen, sconvolse i canoni dello stile solistico proprio dell’ heavy metal, fino a quel momento fortemente debitore nei confronti del rock più tradizionale e del blues, ispirandosi direttamente alla musica classica e ai compositori più celebri del periodo barocco, come Antonio Vivaldi (1678-1741) e Jahann Sebastian Bach (1685-1750). Tuttavia, il suo più autentico modello di riferimento da cui trasse la maggior ispirazione per forgiare un proprio originalissimo linguaggio musicale fu proprio, secondo quanto dichiarato da Malmsteen stesso in numerose interviste, il genovese Niccolò Paganini: l’elemento che colpì, infatti, tanto il pubblico quanto gli artisti a lui contemporanei fu il suo utilizzo di sequenze di accordi e scale derivanti dalla musica classica a discapito della pentatonica, su cui ormai tre generazioni di chitarristi avevano, con alcune notevoli eccezioni, basato il proprio fraseggio. Un altro aspetto che accomuna le due figure è la completa padronanza tecnica dello strumento e la capacità di piegarne le proprietà al proprio volere, facendogli compiere prodezze fino a quel momento ritenute impossibili. Ovviamente, anche Yngwie Malmsteen fu presto associato al Demonio, anche per i pregiudizi cui buona parte dell’opinione pubblica si lasciava andare quando si trattava di giudicare un musicista metal, il che non fece che accrescere il mistero intorno a questo extraterrestre delle sei corde.
La conferenza, a ingresso libero, che si terrà alle 17.15 di giovedì prossimo 27 febbraio nella Sala Chierici della Biblioteca civica Berio avrà come obiettivo quello di sottolineare il forte legame, interpretabile quasi come un’eredità spirituale ed artistica, che intercorre tra Niccolò Paganini e Yngwie Malmsteen e che lega quest’ultimo, seppur indirettamente, alla città di Genova.
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