Con il primo oro nel nuoto l’Italia si porta settima nel medagliere complessivo fa gioire gli azzurri dopo diverse decisioni arbitrali che hanno penalizzato i nostri atleti.
È arrivato nella tarda serata di ieri la prima medaglia d’oro per l’Italia, grazie a una prestazione eccezionale di Nicolò Martinenghi che strappa la prima piazza per appena due centesimi di secondo nei 100 metri rana con il tempo di 59.03 secondi, davanti a due argenti ex aequo di Adam Peaty (Gran Bretagna) e Nic Fink (USA).
Una zampata che ci ha permesso di ascoltare per la prima volta l’inno italiano alle Olimpiadi di Parigi e che ha riscattato una seconda giornata di Giochi un po’ opaca. Gli azzurri erano partiti bene, con la doppia medaglia di Maldini e Monna sul podio della pistola ad aria compressa, ma la domenica ha preso un sapore amaro nel corso delle gare, in particolare nelle discipline dove il giudizio arbitrale può invalidare le prestazioni degli atleti.
Scherma, judo e boxe, quelle decisioni arbitrali che fanno male all’Italia
A sorpresa eliminata Arianna Errigo nel fioretto individuale ai quarti. La portabandiera azzurra, arrivata a 14 pari nell’ultima manche, si è vista eliminare dalla decisione dell’arbitro che ha assegnato una scoccata contesa alla sua avversaria, la statunitense Lauren Scruggs.
«Mi dispiace, ma non sarei un’atleta e una persona migliore con una medaglia d’oro: quindi sono felice», ha dichiarato la 36enne dopo la sua gara, che però rimane in disaccordo con la decisione arbitrale. «La stoccata era mia. Perdere per un errore arbitrale dispiace, anche se fa parte del mio sport. Però forse ho sbagliato io, prima, a farla arrivare fino al 14-14».
Pugilato, due azzurri eliminati da giudizi discutibili
Situazioni simili nella boxe, il pugile italiano dei pesi massimi Aziz Abbes Mouhiidine, che sognava di conquistare la medaglia d’oro a Parigi, si è invece fermato agli ottavi di finale contro l’uzbeko Lazizbek Mullojonov. Mouhiidine sembrava aver condotto l’incontro, malgrado una ferita all’arcata sopracciliare a causa di un movimento involontario dell’avversario con la testa, ma i giudici si sono espressi in un’altra direzione, assegnando la vittoria all’uzbeko per 4-1. Perfino Mullojonov è rimasto perplesso per il risultato: quando si è sentito proclamare vincitore, ha scosso la testata e fatto cenno di “no” con il dito, riconoscendo il valore dell’avversario italiano. Situazione discutibile anche per Simone Cavallaro: l’azzurro è rimasto tanto sorpreso e demoralizzato dal verdetto che ha preso a calci le corde del ring.
«Vergognatevi. Ancora una volta l’Italia è scippata. Pensavamo che il Cio tutelasse i pugili ed evitasse le nefandezze del passato. Niente, siamo alle solite. L’incontro dominato da Abbes e perso con un verdetto sciagurato dimostra che niente è cambiato. Ciò mi induce a fare serie riflessioni sulla mia ulteriore permanenza in questo mondo che ho amato e amo», ha dichiarato il presidente Fpi Flavio D’Ambrosi, ex arbitro, «purtroppo gli sciacalli, anche quelli più anziani, approfitteranno di questa palese ingiustizia e fermeranno anche il cambiamento che a livello nazionale il pugilato lentamente stava subendo. Sono il presidente e devo rispondere degli insuccessi anche quando non sono a me direttamente riconducibili. Non so, quindi, se mi ricandiderò. Non so se ne troverò la forza. Intanto spero che i pugili italiani ancora in gara non subiscano lo stesso oltraggio di Abbes».
Judo, un incubo che sembra continuare anche oggi
Ma forse l’ingiustizia che fa più male alla delegazione azzurra è quella subita da Odette Giuffrida, che per due volte è stata eliminata dalla stessa giudice, prima in semifinale e poi alla finalina per la medaglia di bronzo. In entrambi gli incontri Giuffrida si è vista assegnare tre cartellini, e in entrambi i casi almeno l’ultimo era discutibile, con conseguente sconfitta per ko tecnico.
La judoka italiana ha dimostrato grande sportività nella finalina, abbracciando la sua avversaria – un’incredula brasiliana – e congratulandosi con lei, ma è chiara l’amarezza. «L’arbitraggio? Anche nella finale l’ultimo shido era dubbio. Con questo arbitro un giorno prenderò un caffè e le chiederò che problemi ha con me. Va avanti da tanto. Quando vedo che sale lei, già so che devo fare qualcosa in più di quello che basterebbe. Non ha molta simpatia per me», ha commentato in seguito l’azzurra Giuffrida della rumena Rou Babiuc, che ha arbitrato i suoi due ultimi incontri persi ai Giochi. «Non so cosa dire, è ancora tutto troppo fresco. Mi sto ripetendo che ho dato tutto. Sicuramente il Signore vuole mostrarmi qualcosa. Mi dispiace perché ci credevo. Non mi piace dare la colpa agli arbitri, ma meritavo di più».
L’amarezza anche di Malagò
Un’incredulità che condivide anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha assistito al percorso olimpico di Giuffrida: «Onestamente dire che fa riflettere è dir poco: ho visto la semifinale e finale per il bronzo col presidente Falcone e il segretario generale Benucci, persone competenti ed equilibrate. La cosa che ci ha sorpreso è che lo stesso arbitro della semifinale persa da Giuffrida lo hanno rimandato alla finalina: credo che questo si commenti da solo».
Decisioni arbitrali a sfavore dell’Italia che non convincono nemmeno oggi: stavolta è Manuel Lombardo a incappare in un giudice che non solo non sanziona il suo avversario, il kosovaro Akil Gjakova (stessa nazionalità dell’avversaria di Giuffrida in semifinale), per i suoi falsi attacchi, ma che decide invece di penalizzare proprio l’azzurro per un’azione evidentemente tentata e parata.
Certo arbitrare a un evento così importante è una grande responsabilità e richiede prontezza e lucidità non comuni. Tuttavia, dispiace vedere tanti grandi campioni azzurri dover rinunciare al sogno di una medaglia per decisioni discutibili.