La fortezza del Priamar e la cellerta di Mara Marasmatica a Savona

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Amici lettori oggi andiamo in trasferta in un luogo magico impregnato di storia fino al midollo che è stato scenario di guerra, vittorie e disfatte a suon di cannonate, schioppettate ed alabarde, interminabili ed eterne dispute terminate in malfatti e infine con Giuseppe Mazzini anche prigionia illustre, il promontorio del Priamar strategico che più strategico non si può da sempre con bella vista sul mare dall’alto puntando l’orizzonte con le sue robuste e possenti mura a guardia della nazione il destino volle che dopo secoli e secoli e ancora secoli di utilizzo bellico finalmente a dimostrazione che le guerre non servono a nulla al di cui termine finalmente dopo arriva sempre la pace ed è allora che verrebbe da dire – a che serve farle? In sintesi questa fortezza grazie all’impegno di una amministrazione decisa a riportare in vita un sito destinato all’abbandono lo ha trasformato in luogo di cultura socialmente utile dove l’artigianato nelle cellette offre belle immagini di lavoro manuale, creativo e che una architettura militare storica grazie alla volontà dell’umanità di dimenticare la guerra permette di vedere nel lavoro e nell’arte il miglior modo per riappropriarsi del gusto della vita.

Sono venuto sulla cima della fortezza in compagnia di Mario e non mettetevi paura ma Mario è un fantasma che tempo fa conobbi mentre suonava il pianoforte all’interno di una casa disabitata, come nei film la classica casa, appunto da fantasmi l’avete presente? E così diventando amici e sapendo che saremmo venuti qui a Savona ha chiesto di accompagnarmi perché secondo lui sarebbe stato un po’ come sentirsi a casa.
-Mario bel posto vero’
-Oh! Sì.
-Hai visto che mura?
-Grande fortezza, talmente forte che secoli di pioggia, vento e sole l’hanno accarezzata ma sta ancora in piedi.
-Eh! Non si fanno più le fortezze di una volta, senti Mario ma cosa hai portato con te? Per caso qualcosa da mangiare?
-Oh! No però è qualcosa di meglio.
-Cosa?
Mario mi mostra il contenuto della sua borsa.
-Mario ma queste sono vecchie cravatte, jeans, cappelli e quelli cosa sono? Calzini bucati?
-Beh! Sì ma tutta roba lavata e stirata.
-E ora che vuoi farne?
-La diamo a Mara.
-Marasma?
-Eh! Sì, guarda che questa donna geniale da questa roba ne tira fuori arte.
-E adesso che si fa?
-Gliela portiamo lei con il suo estro la farà tornare utile e alla moda, tu gli farai le tue solite 9 domande e mezza e poi la salutiamo e andiamo a fare un giretto per la fortezza, vorrei vedere l’opera di Arnaldo Pomodoro e il museo di Sandro Pertini, allora dai sbrighiamoci che poi voglio offrirti un gelato da “Cora” in Corso Vittorio Veneto.
-Ti ringrazio è tutto molto bello ma per il gelato ci vogliono le palanche e tu sei un fantasma
– Hai mai sentito parlare di fantasia?
-E vabbè ma allora invece che un gelato non si potrebbe fare una cena Luculliana?
-Adesso lasciamo stare Lucullo, dai andiamo da Mara che ci aspetta un marasma.


Mara Marasma, fashion designer, stylist, artistic creative, in una sola parola è un artista che dipinge, cuce, taglia, assembla, crea dal nulla e dal nulla inventa forme e oggetti originali tutto fatto a mano come solo un artigiano sa fare. Nel suo laboratorio nasce il colore e muore la monotonia e il consumismo con il quale si butta tutto e il tutto genera spreco e inquinamento, Mara ha a cuore l’arte e il futuro del pianeta, l’arte del riciclo è qualcosa che fa bene alla nostra anima e alla natura e ora stiamo andando da lei per porgli….

Le 9 domande e mezza per Mara Marasma
1) Puoi raccontarci le sensazioni di quel giorno che come Jake blues nella chiesa del reverendo James Brown sei stata colpita dalla luce divina dell’arte? Dopo di ché hai preso una tela bianca e l’hai dipinta per la prima volta? (Per chi non lo conosce la visione del film “The Blues Brothers” è ampiamente consigliata)

Ricordo quel giorno come fosse ieri. La chiesa era piena di luce, non solo quella
fisica, ma anche quella spirituale. Ero lì, in un angolo, quando il reverendo James
Brown iniziò a cantare. All’improvviso, sentii un’energia indescrivibile, una spinta che
mi fece alzare in piedi e guardare verso l’alto. Era come se una luce divina mi avesse
colpito, proprio come Jake Blues nel film “The Blues Brothers”. Quell’istante mi fece
capire che dovevo esprimere quella sensazione attraverso l’arte. Tornai a casa, presi
una tela bianca e iniziai a dipingere. Ogni pennellata era un riflesso di quella luce
interiore che avevo percepito.

2) Sei ministro della cultura il primo provvedimento che prendi è?…
Come ministro della cultura, il mio primo provvedimento in virtù del fatto che lavoro in
una scuola elementare, sarebbe aumentare i finanziamenti per le arti nelle scuole.
Credo fermamente che l’educazione artistica debba essere accessibile a tutti, perché
l’arte è un linguaggio universale che può arricchire la vita di ogni individuo.

3) E il secondo?
Il secondo provvedimento sarebbe la creazione di spazi culturali comunitari in ogni
città e paese. Questi spazi offrirebbero non solo mostre e spettacoli, ma anche
workshop, laboratori e incontri con artisti locali e internazionali, favorendo uno
scambio culturale continuo.

4) Ancora in tema “impressioni”….raccontaci le tue impressioni a pelle di quando componi la materia e vedi il lavoro ultimato.
Quando compongo la materia e vedo il lavoro ultimato, sento una profonda
soddisfazione e un senso di completamento. È come vedere un pezzo della mia
anima materializzarsi di fronte a me. Ogni opera è un viaggio emozionale che inizia
con incertezza e si conclude con una gioia profonda, una celebrazione della
creatività e dell’impegno.

5) Scarpe o piedi nudi? (naturalmente d’estate)
Piedi nudi, senza dubbio. D’estate amo sentire il contatto diretto con la terra e il
pavimento, una connessione che mi dà un senso di libertà e autenticità.

6) Cosa canti sotto la doccia?
Sotto la doccia canto di tutto, ma ho una predilezione per le canzoni italiane. Amo
tutta la musica italiana, credo che in ogni pezzo ci sia un messaggio speciale
per chi lo ascolta. E poi, diciamocelo, niente batte l’acustica di una doccia
italiana per trasformarmi nel prossimo Pavarotti!

7) Quale oggetto o materiale sogni di riciclare?
Sogno di riciclare vecchie macchine da scrivere. C’è qualcosa di affascinante e
nostalgico in questi oggetti, e vorrei trasformarli in opere d’arte che raccontano storie
di un passato non così lontano.

8) Cosa faresti per far ritornare ad esistere il mondo dell’artigianato, inteso non solo come dal punto vista artistico ma proprio come professione in vari campi?
Per far ritornare il mondo dell’artigianato, istituirei dei programmi di formazione
professionale che combinano tradizione e innovazione. Creerei anche mercati e fiere
dedicate dove gli artigiani possono esporre e vendere le loro creazioni, promuovendo
l’idea che l’artigianato non è solo arte, ma una professione di grande valore.

9) Il tuo artista preferito?
Il mio artista preferito è Vincent van Gogh. Sono andata ad Amsterdam a vederlo personalmente. La sua capacità di trasformare il dolore e la sofferenza in pura bellezza è una fonte inesauribile di ispirazione per me.
Ma ce n’è un altro : Andy Warhol e ora ti racconto il motivo. Andy Warhol è un artista contemporaneo straordinario, il cui lavoro esplora spesso temi di
connessione umana, natura e identità. La sua abilità nel combinare tecniche
tradizionali con approcci innovativi crea opere che sono al tempo stesso
profondamente emozionanti e visivamente affascinanti. Warhol è noto per la sua capacità di catturare l’essenza di un momento o di un’emozione,
rendendola tangibile attraverso la sua arte. Ogni suo pezzo è una finestra su
una realtà alternativa, dove l’ordinario diventa straordinario, ma la vera
ragione è un’altra: Il mio primo quadro venduto è stato appeso accanto a
un’opera di Andy Warhol, il cui prezzo all’asta era di 70.000 €. Quando l’ho
scoperto, sono rimasta scioccata. La cliente, una grande appassionata d’arte,
aveva ricevuto il Warhol in regalo da suo padre per il suo compleanno.
Quando le ho consegnato il mio dipinto, mi ha chiesto di appenderlo accanto a quell’opera. È stata un’emozione incredibile per me.

1/2 ) il tuo slogan di battaglia artistica
Il mio slogan di battaglia artistica è: “Crea dal cuore, dipingi con l’anima, ogni opera Marasmatica è un viaggio nell’essenza”. Credo che l’arte più autentica e potente nasca da un luogo profondo e personale, e voglio incoraggiare tutti gli artisti a esplorare e condividere la loro verità interiore.

E così amici lettori ringraziamo la fortezza di Priamar per l’ospitalità, l’artista Mara Marasma che ci ha convolto nel suo mondo marasmatico con le sue creazioni marasmatiche io e Mario salutandovi andiamo a luculliarci, voi se volete seguiteci e poi per il conto non preoccupatevi in fondo Mario ha un portafoglio con una carta di credito dal fondo illimitato, illimitato come la nostra fantasia.

Fonte foto fortezza by: Wikipedia

Fonte foto artista by: profilo Facebook dell’artista 

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Info Walter Festuccia

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Walter Festuccia, Roma 16 Marzo 1958, diplomato come aiuto scenografo presso il Cine Tv di Via della Vasca Navale di Roma. Artista per natura, artigiano per tradizione, pittore, scrittore. Per il mio stile utilizzato nello scrivere, amo definirmi jazzista della parola, tutto di me è racchiuso in queste definizioni. La mia scrittura, anche se è apparentemente espressa in maniera ironica e demenziale, lascia sempre una finestra aperta oppure un indizio rivolto all'attualità, tutto in un mix di fantasia quasi astratta che diventa con ciò il mio linguaggio espressivo. Come pittore, l'astrazione, l'informalità e l'uso manuale e gestuale della materia sono il mio "io" dentro di me che quando dipinge o scrive si lascia guidare dalla passione e dall'immaginazione attraverso la quale riesco a "vedere" la scena e a "sentire" i dialoghi di ogni mio componimento. Firmo testi e opere come Walter Festuccia oppure Walter Fest.

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