Processo Scagni Pm ergastolo

I genitori di Scagni si ritirano dal processo: “umiliati ed emarginati”

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I genitori di Scagni si ritirano dal processo per omicidio: umiliati e relegati a comprimari, è aperta polemica con la Corte d’assise presieduta da Massimo Cusatti.

I genitori di Alberto Scagni in polemica con il giudice decidono di uscire dal processo per omicidio: il colpo di scena comunicato da Antonella Zarri e Graziano Scagni tramite il proprio avvocato Fabio Anselmo in cui scelgono di uscire dal dibattimento in polemica con Massimo Cusatti che presiede la Corte d’assise.

Cusatti infatti nel corso dell’udienza di venerdì scorso avrebbe escluso una serie di testimoni in possesso di informazioni rilevanti riguardo la mancata prevenzione che ha portato al tragico epilogo della vicenda. Una decisione non tollerata dai genitori del killer e della vittima che hanno scritto:

Con questa decisione la Corte ci relega a comprimari. Non si capisce alla luce di ogni possibile sforzo, come la parte civile non possa essere ammessa a spendere prove su un presupposto sostanziale della fondatezza della domanda. Riteniamo processualmente un non sense quello per cui la parte civile può partecipare alla perizia sull’impunibilità ma non può allegare alcuna prova sul medesimo tema.”

Un documento quello elaborato dal legale Anselmo lungo otto pagine in cui si parla di umiliazione per il trattamento subito dai due coniugi che sarebbero dovuti comparire testimoni per ultimi e invece non hanno potuto neppure assistere alle udienze. In Procura è aperta un’indagine sulle presunte omissioni di polizia e Salute mentale ma è possibile che il fascicolo adesso venga archiviato.

Il commento del presidente dell’Ordine degli avvocati di Genova:

Un colpo di scena che ha fatto clamore negli ambienti di giustizia e che è stato commentato anche dal penalista e presidente dell’Ordine degli avvocati di Genova Stefano Savi che ha detto:

“Non commento il comportamento di un avvocato ma credo che normalmente le nostre difese si sviluppano nel processo dove ci sono decisioni che vanno rispettate, anche quando non sono positive. Abbiamo il dovere di esprimerci in modo consono rispetto all’attività che svolgiamo, il taglio delle liste testimoniali delle parti civili succede, è una prerogativa che il tribunale può esercitare. Però – prosegue Savi – esiste anche un meccanismo che se durante il processo convinci il magistrato che un certo argomento piuttosto che certi testi sono necessari, possono essere rimessi nel processo. E’ l’articolo 507 che dà al magistrato la possibilità di rimettere i testimoni.

Foto di copertina: Open

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Info Francesca Galleano

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Francesca Galleano, 25 anni, laureata in Lettere e in Informazione ed Editoria. Appassionata di calcio, cultura, viaggi e fotografia. Caparbia, determinata e responsabile ma anche sognatrice e capace di stare contemporaneamente con i piedi per terra ma la testa tra le nuvole.

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