Invecchiare non piace a nessuno, tanto vale invecchiare bene

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Invecchiare bene: un viaggio tra paura e consapevolezza

Inutile girarci tanto intorno: invecchiare non piace a nessuno.

Hai voglia a leggere i vari vademecum per godersi l’età della saggezza, ma come diceva Cicerone, “La vecchiaia è il compimento della vita, l’ultimo atto della commedia”.

C’è anche chi proprio non può nemmeno pensare all’idea di invecchiare: la gerascofobia indica infatti la persistente ed anormale paura di invecchiare e costringe chi ne soffre a ricorrere a qualsiasi espediente pur di rallentare il tempo che passa. 

Invecchiare è di fatto un privilegio, ma anche una sfida. Un evento biologico inesorabile che, piaccia o meno, ci riguarda tutti.

Nel suo ultimo libro Elogio della vecchiaia il sociologo Franco Ferrarotti – si legge nella sinossi – esplora la vecchiaia non come una malattia, ma come un periodo di salvezza e riflessione profonda.

L’autore rifiuta l’idea tradizionale che la vecchiaia sia sinonimo di declino, sostenendo che è invece un’opportunità per ripensare e ricomporre la vita con serenità e saggezza.

Attraverso ricordi personali, riflessioni filosofiche e culturali, Ferrarotti celebra la solitudine scelta come momento di contemplazione, il ritorno alla natura e il ritrovamento di un senso di continuità tra infanzia e vecchiaia, tra inizio e fine.

Eppure, nell’immaginario collettivo, la vecchiaia continua a essere vista come un nemico da combattere.

La paura di invecchiare si insinua nei pensieri di molti, alimentata da un’industria estetica che promette l’eterna giovinezza a colpi di bisturi e filler.

La società occidentale, ossessionata dalla performance e dall’immagine, sembra voler cancellare i segni del tempo, come se accettarli equivalesse a una resa.

Eppure, la vecchiaia non è solo decadimento fisico: può essere anche un’età di riscoperta, di consolidamento, di equilibrio.

Un periodo in cui, come già scriveva Cicerone, si può vivere con serenità, riscoprendo il piacere della riflessione e della conoscenza.

Età anagrafica vs età biologica: un divario sempre più ampio

L’invecchiamento non è solo una questione di numeri. Esiste una differenza sostanziale tra età anagrafica (quella del calendario) ed età biologica (quella che realmente dimostriamo).

Mentre la prima avanza inesorabile, la seconda può essere plasmata dalle scelte di vita: alimentazione, attività fisica, relazioni sociali e stimoli culturali influiscono profondamente sul modo in cui invecchiamo.

Gli studi confermano che un settantenne di oggi è cognitivamente più performante di un coetaneo di trent’anni fa.

Le moderne condizioni di vita, un’alimentazione più consapevole e la maggiore diffusione dell’attività fisica stanno progressivamente ridefinendo il concetto stesso di “vecchiaia”.

Tanto che, nel 2018, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ha spostato la soglia dell’anzianità dai 65 ai 75 anni, riconoscendo che la terza età, oggi, può essere ancora un’età attiva e produttiva.

Tra bisturi e accettazione: il dilemma dell’eterna giovinezza

Viviamo in un’epoca in cui la chirurgia estetica è alla portata di tutti e non più un lusso riservato a pochi.

Un ritocchino qui, un’iniezione lì, e la promessa di un volto senza rughe sembra quasi realtà. Ma a quale prezzo?

Il film del 1992 con Meryl Streep La morte ti fa bella raccontava, in chiave grottesca, il sogno (o l’incubo) dell’immortalità estetica: una bellezza artificiale che finisce per intrappolare i protagonisti in corpi eternamente giovani ma privi di autenticità.

Donatella Rettore, già nel 1979, ironizzava su questa corsa alla giovinezza con la sua Splendido Splendente: “Anestetico d’effetto / e avrai una pelle nuova grazie a un bisturi perfetto / Invitante, tagliente / Splendido splendente / Costa poco e finalmente / Io sorrido eternamente”.

Ma è davvero questa la soluzione? Cercare di fermare il tempo con interventi estetici sempre più estremi o imparare piuttosto a convivere con le trasformazioni del corpo e dell’anima?

La vera sfida è forse un’altra: non tanto non invecchiare, ma farlo nel miglior modo possibile.

Se fermare l’invecchiamento non è concesso a nessuno, possiamo almeno rallentare gli effetti negativi

La scienza già da tempo ci suggerisce alcune strategie vincenti per affrontare il tempo con sana consapevolezza.

Sappiamo, ad esempio, che svolgere un’attività fisica regolare è davvero molto importante: il movimento, infatti, mantiene attivo il metabolismo, preserva la massa muscolare e stimola le capacità cognitive.

Serve poi un’alimentazione equilibrata con una dieta ricca di antiossidanti, povera di zuccheri e grassi saturi, in modo da ridurre l’infiammazione e l’invecchiamento cellulare.

Mai trascurare la qualità del sonno: dormire bene è fondamentale per la rigenerazione cellulare e per il benessere psicofisico.

E più si va avanti con gli anni e più conviene coltivare amicizie, affetti e passioni per mantenere giovane la mente e il cuore.

Dedicarsi ad attività interessanti con mentalità aperta e curiosa, imparare cose nuove, leggere, viaggiare, mettersi alla prova, sono tutti modi per mantenere vivo lo spirito e rallentare il declino cognitivo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla oggi di “invecchiamento attivo, inclusivo e integrato”, sottolineando come sia cruciale investire su ambienti e politiche age-friendly che permettano agli anziani di vivere pienamente la loro età, senza essere esclusi dalla società.

Forse dovremmo davvero smettere di temere la vecchiaia e iniziare, piuttosto, a celebrarla. Certo, il corpo cambia, l’energia diminuisce, qualche acciacco si fa sentire.

Affrontata con consapevolezza, però, l’età che avanza può rivelarsi un’opportunità: per dedicarsi a sé stessi, per scoprire nuovi interessi, per accettarsi con più serenità.

Invecchiare, in fondo, significa esserci ancora, con la propria storia, la propria esperienza, la propria voglia di vivere. E non è affatto poco.

Rosella Schiesaro©

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TAG: #vecchiaia, #elogiodellavecchiaia, #Ferrarotti,

Photo Credit: Pinterest, Freepick

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Da Savona a Cortona, la mia città dell’anima. Sono giornalista e da oltre vent’anni mi occupo di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Il diario di Tourette è il mio magazine, Giorgio Caproni il mio poeta e Vasco Rossi il mio cantante. Mi sono laureata con il massimo dei voti con una tesi intitolata Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ho ideato In viaggio con Giorgio Caproni, un percorso di lettura unico e coinvolgente che conduce alla scoperta delle sue poesie più significative. Racconto il mondo con passione, sensibilità e uno sguardo sempre attento alla bellezza nascosta nelle parole e nelle storie.

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