La mattinata di sabato 8 marzo, Giornata internazionale della donna, ha visto le strade di Genova riempirsi di voci, colori e protesta con il corteo organizzato dal movimento femminista Non Una Di Meno. Nonostante la scelta apparentemente rischiosa di manifestare al mattino, nell’unico giorno di sole prima di un lungo periodo di maltempo, la partecipazione è stata massiccia: oltre 1.500 persone, tra donne e uomini di tutte le età, hanno sfilato dalla stazione Principe fino ai giardini di Brignole.
Una protesta intergenerazionale per i diritti delle donne
Il corteo ha raccolto un’ampia adesione, con una forte presenza di giovani e giovanissime, segno che la lotta per i diritti delle donne attraversa e coinvolge tutte le generazioni. In prima linea anche esponenti della politica locale, come la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis e alcune consigliere d’opposizione, ma soprattutto tante cittadine comuni, determinate a far sentire la propria voce.
Le attiviste di “Non Una Di Meno” hanno sottolineato il valore dello sciopero come strumento di lotta contro la violenza di genere e le disuguaglianze sistemiche. L’8 marzo, hanno ribadito, non è una giornata di festa ma di mobilitazione:
“Scioperiamo contro la violenza maschile e di genere, anche astenendoci dal lavoro di cura e domestico”, hanno dichiarato, evidenziando la necessità di un cambiamento radicale nella cultura patriarcale che ancora permea la società.
Le rivendicazioni della protesta
Il corteo ha raccolto un’ampia adesione, con una forte presenza di giovani e giovanissime, segno che la lotta per i diritti delle donne attraversa e coinvolge tutte le generazioni. In prima linea anche esponenti della politica locale, come la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis, in corsa per le comunali di Genova, e alcune consigliere d’opposizione, ma soprattutto tante cittadine comuni, determinate a far sentire la propria voce.
Un altro degli elementi chiave della protesta è stato il sostegno alla popolazione palestinese, espresso attraverso il boicottaggio delle multinazionali che finanziano Israele, scelta che ha creato pareri contrastanti sulla decisione di includere questa iniziativa all’8 Marzo. A fine corteo, un’azione simbolica ha preso di mira una di queste aziende, ribadendo l’interconnessione tra le lotte femministe e quelle contro l’oppressione globale.
Durante il corteo, le attiviste hanno messo in atto un gesto forte davanti all’Università di Genova: sigillando simbolicamente il portone con fumogeni, hanno denunciato episodi di molestie e il silenzio istituzionale su questi temi
Il gender gap e la critica al disegno di legge sul femminicidio
Le manifestanti hanno evidenziato il quadro sconfortante per le donne nel mondo del lavoro, con meno opportunità, salari più bassi e minori possibilità di carriera. Secondo alcune stime, il divario di genere potrebbe chiudersi solo nel 2085, una prospettiva inaccettabile per chi lotta ogni giorno per l’uguaglianza.
Critiche anche al nuovo disegno di legge che introduce il reato autonomo di femminicidio:
“Non serve inasprire le pene, che non hanno mai fermato gli uomini violenti. Quello che serve è cambiare la cultura del patriarcato”, hanno dichiarato le attiviste.
Musica, performance e un pranzo condiviso per chiudere la giornata
Lungo il percorso, che ha attraversato le principali vie del centro, si sono alternati interventi, momenti musicali e performance artistiche. La manifestazione si è conclusa ai giardini di Brignole con un pranzo condiviso, un momento di comunità che ha rappresentato la sintesi perfetta tra protesta e solidarietà.
La lotta per i diritti delle donne non si ferma e continua a essere un elemento centrale nel dibattito pubblico, con la speranza di un futuro più giusto e libero da violenze e discriminazioni.