La scultura dei Musei Vaticani che ha affascinato artisti, storici e poeti attraverso i secoli.
il nato dalla luce” (λυκηγενής), “il luminoso” (λύκιος), “il puro” (Φοῖβος), “il dio che porta la spada d’oro e l’arco d’argento” (χρυσάωρ, ἀργυρότοξος)
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L’Apollo del Belvedere è una delle opere più celebri custodite nei Musei Vaticani, un capolavoro che rappresenta la perfezione estetica grazie all’armonia delle proporzioni. Quest’opera, attribuita al periodo post- ellenistico (II sec. d.C) continua a ispirare visitatori da tutto il mondo, affascinando per la sua bellezza, armonia e maestosità.
Origini e storia dell’Apollo del Belvedere
L’Apollo del Belvedere è una statua in marmo che raffigura il dio greco Apollo, simbolo di bellezza, arte e luce. Sebbene le origini precise dell’opera siano ancora oggetto di dibattito, si ritiene che sia una copia romana di un originale greco in bronzo, probabilmente realizzato dallo scultore greco Leocare nel IV secolo a.C. La statua fu scoperta alla fine del XV secolo vicino ad Anzio e successivamente acquistata da Papa Giulio II, che la collocò nel Cortile del Belvedere, da cui prende il nome.
La statua
L’Apollo è raffigurato in piedi, con il corpo leggermente inclinato e una postura che suggerisce movimento. Il dio è rappresentato mentre tende il braccio sinistro, probabilmente a simboleggiare il momento successivo al lancio di una freccia. La statua è alta circa 2,24 metri e si distingue per la straordinaria precisione anatomica e il senso di equilibrio che incarna.
Il volto di Apollo è sereno e distaccato, riflettendo la bellezza ideale che caratterizzava l’arte classica. Il mantello drappeggiato sulla spalla sinistra aggiunge un elemento di eleganza e movimento, mentre l’attenzione ai dettagli nella lavorazione del marmo sottolinea la maestria dello scultore.
L’Apollo del Belvedere ha esercitato un’enorme influenza sulla cultura occidentale, diventando un modello di perfezione estetica durante il Rinascimento e l’Illuminismo. Artisti, scultori e studiosi hanno studiato questa statua per comprendere i principi dell’arte classica e della proporzione ideale.
Nel corso dei secoli, l’opera è stata interpretata come un simbolo di equilibrio tra bellezza fisica e spirituale. Durante il XVIII secolo, Johann Joachim Winckelmann, considerato il padre della storia dell’arte moderna, descrisse l’Apollo del Belvedere come “l’immagine più sublime dell’arte antica“. Questo giudizio contribuì a fare della statua un simbolo dell’estetica neoclassica e un modello per gli artisti dell’epoca.
Visitare l’Apollo del Belvedere
Oggi, l’Apollo del Belvedere è esposto nella Sala della Rotonda, una delle sezioni più affascinanti dei Musei Vaticani. Migliaia di visitatori ogni anno ammirano questa straordinaria opera d’arte, che continua a rappresentare un punto di riferimento per chi desidera immergersi nella grandezza dell’antichità classica.
Un episodio curioso riguarda Napoleone Bonaparte: durante la sua campagna in Italia, Napoleone ordinò che la statua fosse trasferita a Parigi come bottino di guerra. L’Apollo rimase al Louvre fino alla caduta di Napoleone, quando venne restituito al Vaticano nel 1815 grazie agli sforzi di Antonio Canova, scultore e diplomatico italiano, che negoziò il ritorno di molte opere trafugate.
La statua ha avuto un impatto immenso non solo sull’arte, ma anche sulla cultura popolare, tanto che per secoli è stata considerata l’incarnazione della perfezione fisica e spirituale. Anche se oggi alcune teorie moderne criticano l’enfasi eccessiva posta su di essa come simbolo universale della bellezza, rimane uno dei pezzi più visitati e ammirati dei Musei Vaticani.
Per godere al meglio dell’esperienza, è consigliabile prenotare i biglietti in anticipo e optare per una visita guidata che includa approfondimenti sulla storia e il significato di questa straordinaria statua.
Quindi l’Apollo del Belvedere è più di una semplice opera d’arte: è un simbolo eterno di bellezza e perfezione. La sua presenza nei Musei Vaticani non solo arricchisce il patrimonio culturale mondiale, ma continua a ispirare generazioni di visitatori e studiosi.