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Progetto Via Sampierdarena

Il nuovo volto di Via Sampierdarena

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Tempo di lettura: 2 minuti
Il progetto di riqualificazione urbana di Via Sampierdarena, realizzato da A.S.Ter, è un’iniziativa strategica volta a ridare vitalità a una delle arterie principali di Genova

L’iniziativa che si inserisce in un più ampio piano di rinnovamento della città ha come obiettivo quello di conciliare lo sviluppo moderno con la valorizzazione della memoria storica del territorio, rispettandone la sua identità e promuovendo al contempo un miglioramento della qualità della vita urbana.

Un po’ di storia

Occorre giocare con la fantasia: chiudere gli occhi per poter “vedere” come era la zona antica di Sampierdarena rispetto a quella attuale; fare il possibile per eliminare le strade, le case, il traffico con il suo chiasso ed il suo caos e ricreare un viottolo polveroso in terra battuta o lastricato in pietra, prati nei quali l’unico rumore è quello del vento, del mare e rade case abitate da addetti alle cose giornaliere per sopravvivere, bambini che giocano nelle aie, alcuni mercanti che guidano carretti con buoi o somari. Così immaginare un vasto prato, a fianco mare nell’unica strada che proveniva dal faro, detta Coscia, nella zona grossomodo oggi occupata dal caseggiato semicircolare a levante di Piazza Montano, dai giardini di Piazza Settembrini, da tutta via Rela e Via Carzino fino a Via della Cella, senza Via Cantore e ferrovia.

Questo prato più o meno incolto (Via Orsolino ancora pochi decenni fa si chiamava Via del Prato), era percorso a monte da quella strada (oggi Via Daste), il cui tragitto dallo sbocco attuale invece proseguiva ancora verso ponente diagonalmente, per inserirsi all’inizio di Via Carlo Rolando.

Può stupire parlare di spiaggia pensando alla “barriera” di cemento che la separa oggi, dal mare ma, intorno al 1000, questo era un borgo di agricoltori e marinai formatosi a partire dalla “Coscia” e dal “Canto”, due piccoli nuclei di case favorite da una insenatura rocciosa, prominenti sul mare, a fare da bacino. In particolare, il piccolo promontorio della Coscia, alla foce del rio Belvedere, era ideale per l’attracco e le operazioni di carico e scarico delle merci, una cosiddetta “cella maris” come venivano chiamati questi angoli riparati, etimologia da cui nasce un’altra ipotesi per il toponimo del luogo e del monastero.

Il costituendo borgo, a partire dal XII secolo, conobbe un periodo di grande ricchezza: la spiaggia in sabbia fine, caso raro nel litorale genovese, e la vicinanza con la Superba (dal 1128 la costa era dominata ad est dal “grande faro” di Genova) favorì, infatti, il piccolo comune che fino al Settecento venne considerato ambitissima residenza estiva per nobili e signori dell’alta società.

Fu dalla seconda metà dell’Ottocento che Sampierdarena si impose come uno dei maggiori centri industriali italiani, mentre il suo lido “moriva” definitivamente nel 1927 per fare spazio alle nuove banchine del porto.

L’area oggetto dall’intervento di riqualificazione comprende diversi percorsi storici alcuni dei quali ricadono in ambito di conservazione dell’impianto urbano storico, in particolare la piazza e la via del Monastero con il primo tratto di via Bruno Ghiglione e la parte di piazza Gustavo Modena prospiciente l’omonimo teatro, la via della Cella con il primo tratto di Via Giacomo Giovanetti, la via Nicolò Daste e la via Luigi Dottesio.

Piazza del Monastero

Nelle prime carte settecentesche viene chiamata Piazza del Monastero; dal 1890 fu ribattezzata Piazza XX Settembre, sull’onda degli entusiasmi dell’Italia unita, e tale rimase fino al 19 agosto 1935 quando ritornò all’antico nome.
Prima del 1587, anno di edificazione di Villa Centurione del Monastero, nasceva sulla piazza un monastero femminile affidato alle suore Benedettine Riformate, ovvero monache Cistercensi. Il complesso, posizionato vicino alla riva del mare (presumibilmente già allora fervente di attività cantieristica, di approdo e di pesca), con lo spiazzo aperto verso il mare, possedeva le terre attorno coltivate ad orto e si affiancava alla chiesa del Santo Sepolcro, sorta intorno al 1100, per radunare i pellegrini in partenza o arrivo dalla prima crociata, nell’area dove oggi sorge il palazzo delle poste. Il complesso nel 1861 fu sconsacrato e trasformato in magazzini ed abitazioni, e tali rimasero fino ancora nel 1912, finché tutta la struttura fu demolita.

Nel 1549 monastero e terre annesse furono vendute (col permesso di profanarlo) al patrizio Nicolò Grimaldi, principe di Salerno; nel 1587, il monastero viene acquistato da Barnaba Centurione Scotto.

Questo ricco committente, con grossi interessi collegati alla Spagna, fece trasformare il complesso monastico in un grandioso palazzo.

La famiglia Centurione usò questa villa come luogo di villeggiatura, frequentandola nel periodo estivo, per ancora tre secoli circa.
A partire dal 1798 si ha notizia dell’utilizzo dell’edificio per le riunioni della municipalità, e nel 1850 venne affittato al Comune di Sampierdarena, che poi l’acquistò nel 1882, per collocarvi le scuole. La piazza venne approntata a luogo pubblico e chiamata XX Settembre.

Cosa prevede il progetto?

Il progetto di riqualificazione di Via Sampierdarena prevede una serie di interventi: tra le principali modifiche vi è il miglioramento dell’accessibilità con marciapiedi allargati e pavimentazioni prive di barriere architettoniche, accompagnati da nuove panchine e impianti di illuminazione.

L’area antistante i Magazzini del Sale è stata valorizzata con un ampio spazio pedonale arricchito da verde pubblico che contribuirà a creare un nuovo punto di socializzazione.

La pavimentazione è stata rinnovata con masselli autobloccanti e pietra arenaria, scelti appositamente per le loro proprietà drenanti che favoriscono l’assorbimento dell’acqua. Mentre il verde urbano è stato sistemato in tre livelli: un filare centrale di alberi, alberelli lungo i marciapiedi e fioriere con piante erbacee e arbustive, il tutto irrigato tramite un impianto automatizzato.

Installate inoltre due nuove fermate del bus per migliorare l’accesso al trasporto pubblico e una nuova pista ciclabile con stalli per biciclette.

A.S.Ter ha ascoltato i cittadini

Quello della riqualificazione di Via Sampierdarena è un intervento strategico che risponde alle esigenze di residenti e visitatori.

La trasformazione della via, che si estende per circa 840 metri collegando via Antonio Pacinotti a via Pietro Chiesa, si inserisce infatti in un piano urbanistico più ampio volto a rendere il quartiere più accogliente, funzionale e accessibile.

Una delle principali modifiche infatti, ossia l’eliminazione della pista ciclabile lungo il marciapiede nord (spostata nel parco lineare di Lungomare Canepa) è la risposta del Comune alle numerose richieste dei cittadini che da tempo chiedevano una maggiore armonizzazione tra i flussi di traffico e la mobilità.

Il progetto si fonda su principi di sostenibilità ambientale in linea con le linee guida del Piano d’azione per la sostenibilità della Pubblica Amministrazione e i Criteri Ambientali Minimi (CAM).

Per minimizzare l’impatto su viabilità e attività commerciali è stato organizzato un cantiere in più fasi, così come il riutilizzo e il riciclo dei materiali da costruzione al fine di rispettare i principi dell’economia circolare.

Via Sampierdarena è una lunga arteria di transito caratterizzata da marciapiedi stretti, traffico veicolare intenso e aree di sosta limitate. Pur ospitando luoghi di interesse, come il Teatro Modena e i già citati Antichi Magazzini del Sale; la via soffre di una scarsa attrattività, per le attività commerciali ancora legate prevalentemente al porto.

La riqualificazione della via mira ad affrontare queste criticità creando un ambiente più dinamico, attrattivo e ben integrato con il quartiere circostante.

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