Continua la ricerca di superstiti e la conta dei morti a Valencia, dopo la terribile alluvione che ha colpito la città e i paesi nei dintorni martedì 29 ottobre: un disastro sconcertante che conta per ora 217 vittime accertate finora, 1.900 dispersi e oltre 120.000 sfollati, senza contare 300.000 residenti senz’acqua potabile. Tuttavia, gli occhi sono puntati sul parcheggio del più grande centro commerciale di Valencia che, secondo le parole dei primi soccorritori che hanno ispezionato il posto, sarebbe un vero e proprio “cimitero”: molte persone alla notizia della piena avrebbero cercato di raggiungere la propria auto per allontanarsi e mettersi in salvo, andando però incontro a una morte terribile.
E oggi è la giornata della rabbia quando le autorità, sia Re Felipe che il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez, hanno annunciato una visita sui luoghi del disastro per trasmettere la propria vicinanza alla popolazione ferita. Una decisione che per molti però è suonata come passerella non necessaria, mentre si sta ancora scavando nel fango alla ricerca di possibili sopravvissuti (ieri una donna estratta viva dalle lamiere della sua auto dopo giorni ha fatto gridare al miracolo).
Il sovrano spagnolo dopo la dura contestazione a Paiporta ha deciso di sospendere rimandare la visita. Si è reso infatti necessario l’intervento della polizia nazionale a cavallo e della Guardia Civil per proteggere Re Felipe e la regina Letizia dalla folla inferocita che gridava “assassino”, mentre dai balconi dei residenti hanno gettato oggetti e manciate di fango. Non è andata meglio a Sanchez, che è stato colpito di striscio con un bastone lanciato da un manifestante.
I politici sotto accusa per la mancata gestione dell’emergenza
Secondo quanto riporta El Pais, Sanchez è il principale bersaglio delle critiche, anche per la reazione tardiva della macchina governativa (solo ieri si è deciso di inviare migliaia di militari per aiutare i volontari alla ricerca di vittime e superstiti, troppo tardi per molti).
Altro politico fortemente contestato negli ultimi giorni è il governatore Mazon, che ha diramato un’allerta per la piena sono nella serata di martedì, quando ormai era troppo tardi. Mazon, che è sostenuto da una coalizione di destra che comprende anche Vox – notoriamente negazionisti del cambiamento climatico – aveva assicurato nel corso della giornata che il pericolo era minimo e che comunque sarebbe passato senza conseguenze.
Certo, si è trattato di un evento senza precedenti per l’intera Spagna: l’ultima alluvione paragonabile per intensità nella zona risale al 1957 (all’epoca 81 vittime e molti danni). Dopo quel disastro, le autorità di Valencia decisero di deviare il corso del fiume Túria a ovest della città, per proteggere il centro da eventuali nuove alluvioni.
L’Agenzia meteorologica nazionale spagnola (Aemet) ha dichiarato che nell’area di Chica, a Valencia, in otto ore si sono accumulati 491 litri di pioggia per metro quadrato, una quantità “straordinaria” che equivale alle precipitazioni medie di un intero anno.
In aumento e sempre più violente le alluvioni in Europa
L’alluvione di Valencia rischia di togliere il triste primato per la peggiore calamità europea degli ultimi anni, avvicinandosi ai 230 morti del 2021 in Germania e Belgio. L’incidenza delle alluvioni tuttavia sta aumentando nel Vecchio Continente, mietendo sempre più vittime e costando miliardi di danni.
Negli ultimi trent’anni, le inondazioni in Europa hanno coinvolto 5 milioni e mezzo di cittadini, causando quasi 3.000 vittime e più di 170 miliardi di euro in danni economici.
Le piogge di intensità straordinaria responsabili di queste catastrofi però potrebbero diventare sempre più frequenti e “normali”, tra l’aumento di forza degli uragani caraibici, così potenti da superare l’attraversamento dell’Atlantico, e il surriscaldamento del Mediterraneo, che assomiglia sempre di più a un mare tropicale.
Un fenomeno che riguarda anche l’Italia e, in particolare, la Liguria
Secondo Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, climatologo, giornalista e divulgatore, Genova è infatti la città più esposta a eventi catastrofici che potrebbero avvicinarsi ai danni subiti da Valencia. Il fenomeno che ha coinvolto questa regione della Spagna, infatti, è quella che in Italia si definisce “doccia fredda in quota”: una perturbazione particolarmente intensa che scarica immense quantità d’acqua in tempi molto brevi.
L’alluvione dello scorso fine settimana, che in Liguria ha causato due morti e immensi danni, in particolare nel Ponente, ne è stato un assaggio. Tanto più che alle piogge estreme si associa la forte cementificazione del territorio: le aree alluvionali che dovrebbero naturalmente aiutare a placare le piene sono spesso scomparse sotto il peso dell’edilizia. Il disastro di Valencia deve rendere più urgente la riflessione sulla cura del territorio in tutta Europa: se in Liguria i torrenti sono pressoché asciutti per buona parte dell’anno, in poche ore possono gonfiarsi al punto da abbattere ponti, portare via veicoli e persone, o peggio. La prevenzione e la manutenzione non possono essere ignorate in nome di un progresso sempre meno a misura delle società e dei cittadini che le compongono.