Per il Moody di Genova la chiusura è definitiva: è questa la decisione presa dai proprietari dello storico locale di piazza Piccapietra, che segna il destino dei suoi lavoratori.
Dopo il principio d’incendio che aveva coinvolto i locali sotterranei lo scorso 11 settembre, si attendeva una riapertura in tempi brevi che, invece, non è arrivata.
E così i dipendenti, di fronte all’unica alternativa del trasferimento in altre città sedi del marchio, hanno dato vita a un presidio, nella giornata di ieri (lunedì 21 ottobre, ndr), bloccando per qualche minuto via XII ottobre.
«Per queste 26 persone, soprattutto donne – spiega Maurizio Fiore, segretario Filcams Cgil Genova – si tratta di un licenziamento travestito da trasferimento perché la società, che fa capo ad una holding svizzera ha scelto di chiudere definitivamente e trasferire tutte le maestranze in locali sparsi in Italia».
La speranza è quella che si possa attivare un tavolo di confronto tra il Comune e le parti per vedere se si possono trovar soluzioni: «È giusto che anche la politica si faccia carico di questi lavoratori – continua Fiore – per fare in modo che anche gli imprenditori possano valutare se tornare sulle decisioni e rimanere a Genova».
La chiusura del Moody, tra l’altro, contribuirebbe alla «desertificazione» del centro cittadino, in cui, negli ultimi dieci anni, ha chiuso un negozio su cinque.