Prof Antonio Giordano Sbarro Italia
Prof. Giordano, è stata importante per la sua formazione l’esperienza internazionale ed in particolare gli anni di studio e di esordio negli Stati Uniti?
Dedicare la propria vita alla ricerca scientifica richiede impegno, perseveranza, sacrificio e non sempre le ore che vengono impiegate riescono ad apportare i risultati sperati. “Fare ricerca” negli Stati Uniti e formarmi al Cold Spring Harbor Laboratory, sotto la guida del premio Nobel Watson, mi ha dato le opportunità e le “basi giuste” per poter affrontare il percorso e le sfide che mi si ponevano davanti. In qualità di Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Filadelfia, presso la Temple University, ho potuto approfondire la mia esperienza nel campo della genetica del cancro, della regolazione del ciclo cellulare e degli studi di terapia genica. Sempre in America, come membro del board organizzativo del NIAF (National Italian American Foundation), mi sono occupato della stesura di una legge per implementare l’assistenza sanitaria degli italiani residenti negli Stati Uniti. Sono consapevole che l’esperienza americana sia stata fondamentale per i miei studi scientifici e lo sia tuttora, per il forte impulso che il respiro internazionale dà alle scoperte scientifiche. Oggi mi divido tra l’America e l’Italia: insegno Anatomia Patologica presso il Dipartimento di Biotecnologie Mediche dell’Università degli Studi di Siena, collaboro con il Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano (Int_Fondazione G. Pascale/CROM) e ho partecipato attivamente alla stesura del PNRR, ponendo un focus sul rapporto qualità e ambiente, per rendere noto il collegamento tra inquinamento, i rifiuti tossici e l’aumento dei rischi di insorgenza di patologie croniche.
Quali sono stati gli sviluppi della ricerca sul cancro dagli anni della sua specializzazione in Anatomia patologica (1988) ad oggi?
Per quanto riguarda la ricerca in ambito oncologico, ci troviamo dinanzi a un indubbio miglioramento del progresso scientifico che ci offre la possibilità di studiare migliaia di geni e di monitorarne l’espressione e le relative conseguenze. L’avanzare delle tecnologie si è rivelato fondamentale nell’era in cui ci troviamo della terapia personalizzata e della medicina di precisione. Oggi sappiamo che per aumentare il successo di una terapia è necessario diagnosticare quanto più precocemente possibile la neoplasia ed individuare caratteristiche peculiari del tumore che lo rendono responsivo o meno a determinati trattamenti.
A che punto sono gli studi sulla genetica del cancro, della regolazione del ciclo cellulare e della terapia genica, rispetto alle quali lei è protagonista a livello mondiale?
Le mie ricerche si collocano in questi ambiti e sono atte ad individuare marker diagnostici, prognostici e terapeutici. Oggi è ben noto che il tumore è una malattia “multifattoriale” e che tra le varie cause del suo sviluppo c’è anche l’esposizione ad inquinanti ambientali. Mi occupo di studiare precise “alterazioni molecolari” al fine di identificare nuove strategie terapeutiche mirate per il mesotelioma ed il tumore al polmone, la cui eziologia è correlata all’esposizione ad inquinanti ambientali. Contestualmente, da anni mi sono interessato alla situazione in Campania, nota come “Terra dei fuochi”, incoraggiando studi sul biomonitoraggio, per incentivare una attività di bonifica e provare a ridurre l’incidenza delle patologie correlate agli insulti ambientali provenienti dal territorio e dai roghi tossici. Il futuro della ricerca oncologica e l’applicazione delle mie scoperte, che recentemente sono tradotte in strategie farmacologiche vincenti, attestano che siamo sulla strada giusta.
Quali sono i più importanti brevetti internazionali che detiene?
L’individuazione e la clonazione del gene oncosoppressore RBL/p130 mi ha portato a focalizzare la mia ricerca verso i meccanismi di deregolazione del ciclo cellulare. Le applicazioni in ambito farmaceutico e nella sperimentazione di terapie a contrasto dell’insorgenza e della cura delle neoplasie mi rendono particolarmente fiero del mio lavoro e del mio team internazionale di ricerca.
Tra i numerosi premi nazionali ed internazionali da lei ricevuti, quale le è più caro?
Tutti i premi rappresentano un traguardo, un riconoscimento. Mi sono particolarmente cari quelli ricevuti proseguendo le orme e gli studi avviati da mio padre, Giovan Giacomo Giordano.
La scienza riuscirà a debellare il cancro?
Mi sento di essere ottimista. Svariate tipologie di cancro oggi si curano con successo e all’attivo abbiamo l’aumento di terapie mirate a migliorare la qualità di vita del paziente oncologico. Ciò fa virare la nostra ricerca verso una “cronicizzazione” della patologia oncologica, declassandola in patologia non più mortale.
Qual è il rapporto tra i fattori ambientali e le patologie tumorali? Può fornire i numeri statistici?
L’inquinamento atmosferico è responsabile di molte malattie comuni e patologie oncologiche. I numeri sono allarmanti, non c’è altro da aggiungere, ma da agire. La contaminazione ambientale da agenti potenzialmente nocivi per la salute umana è diventata una tematica di primaria importanza: il progresso industriale dei processi produttivi ha comportato un incremento di alcuni ordini di grandezza delle emissioni naturali di elementi come piombo, cadmio e mercurio, per cui la presenza di rifiuti tossici di scarto rappresenta la nuova criticità globale. La pericolosità delle polveri sottili dipende anche dal fatto che i metalli pesanti, gli isotopi radioattivi naturali e gli idrocarburi policiclici aromatici derivanti dalla combustione del carbone fossile tendono a concentrarsi nella frazione più sottile delle polveri, quella che non viene trattenuta dagli elettrofili, ma viene dispersa nell’atmosfera. Lo IARC, l’Agenzia Internazionale della Ricerca sul Cancro, ha identificato più di 114 sostanze, diffuse a livello ambientale, come certamente cancerogene per l’uomo. Numerosi studi epidemiologici, quindi, confermano la relazione tra ambiente e cancro, specie in presenza di criticità del territorio.
Quali interventi di carattere sociale e sanitario in ambito ambientale considera più urgenti da effettuare?
Sicuramente individuare e bonificare siti inquinati. Urgente è sottolineare in questo momento che la tutela ambientale è prioritaria al fine di contrastare lo sviluppo di patologie croniche, epidemie e pandemie. Inoltre, è necessario riorganizzare le strutture sanitarie in modo da poter essere in grado di fornire assistenza alla popolazione anche in situazioni critiche, tipo quelle già viste in pandemia, e pianificare programmi di screening, per incentivare la prevenzione e l’informazione, sensibilizzando la popolazione ad agire tempestivamente ai primi sintomi, tutelando tutti i “soggetti a rischio” dall’esposizione agli inquinanti fino all’ospedalizzazione, quando necessaria.
Il Charity Dinner Gala del 20 Giugno prossimo a Vico Equense, sarà un’occasione di sostegno alla ricerca scientifica e per i giovani ricercatori?
Sì, il Dinner Charity Gala presso l’Hotel Le Axidie, di Vico Equense, in Napoli, sarà occasione di incontro con personalità del mondo scientifico, culturale e politico di alto profilo, a sostegno dei giovani ricercatori italiani ed internazionali, impegnati presso i nostri laboratori dello SHRO di Philadelphia e presso la Temple University, così come per tutti coloro che sono impegnati a Candiolo, Torino, per l’investimento recente di Sbarro Italia, e a Siena. Il sostegno alla ricerca scientifica assicura un futuro alle scoperte scientifiche in campo oncologico e il reclutamento delle menti più brillanti. Per questo ogni anno promuoviamo questo evento di solidarietà che riesce ad essere collettore di contenuti e umanità da parte dei più importanti nomi del mondo della Imprenditoria Italiana, che con il loro impegno danno impulso alla ricerca e seguito alla loro cifra umana.
Prof Antonio Giordano Sbarro Italia