L’Università di Genova è stata recentemente teatro di tensioni quando il Rettore Federico Delfino è stato oggetto di insulti e attacchi verbali in seguito a una protesta studentesca. Gli attacchi sono stati condannati dal Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e dal Sindaco di Genova, Marco Bucci, che hanno espresso solidarietà al Rettore, sottolineando l’inaccettabilità della violenza verbale e la necessità del dialogo.
Gli eventi di protesta
La protesta, nata all’interno della seduta del Senato Accademico, era focalizzata contro la partecipazione dell’università a bandi ministeriali e accordi con entità israeliane e con aziende del settore bellico, tra cui Leonardo. Gli studenti, chiedendo lo stop a tali collaborazioni, hanno interrotto la seduta, portando a momenti di alta tensione, segnalati anche dalla presenza di funzionari della digos.
Le dichiarazioni del Rettore Delfino
In risposta agli eventi, il Rettore Delfino ha ribadito l’impegno dell’Università di Genova nel mantenere un ruolo di ponte culturale e nella promozione della pace, sottolineando l’importanza del dialogo internazionale. Ha criticato l’approccio violento della protesta, evidenziando come tali comportamenti siano contrari agli ideali di pace e democrazia che l’università sostiene.
Le reazioni istituzionali
Le istituzioni locali hanno prontamente reagito agli eventi, con Toti che ha rafforzato l’importanza delle relazioni culturali per la pace, e Bucci che ha condannato ogni forma di violenza, fisica e verbale, sottolineando la disponibilità al dialogo del Rettore prima degli attacchi. Queste dichiarazioni si inseriscono nel contesto di un appello più ampio alla civiltà del dialogo e al rifiuto dell’aggressività come forma di espressione del dissenso.
Dialogo nell’Università
Gli eventi all’Università di Genova sollevano questioni importanti riguardo al diritto di protesta, al rispetto reciproco e alla gestione del dissenso in ambito accademico e civile. La solidarietà espressa verso il Rettore Delfino da parte delle autorità evidenzia un rifiuto condiviso della violenza verbale come mezzo di protesta, invitando alla ricerca di canali di dialogo costruttivo per la risoluzione dei conflitti.
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