È durato circa mezz’ora l’interrogatorio di garanzia di Filippo Turetta, che si trova al momento in custodia nel carcere di Verona per l’omicidio di Giulia Cecchettin. A condurre l’interrogatorio la gip Benedetta Vitolo in collaborazione con il pm Andrea Petroni, alla presenza dell’avvocato difensore Giovanni Caruso.
Stando a quanto è stato reso noto finora, Turetta ha dapprima rilasciato dichiarazioni spontanee confermando quanto già confessato alla polizia tedesca che lo ha fermato. Dopo aver ammesso di aver ucciso l’ex fidanzata, tuttavia, il 22enne ha pianto e si è in seguito avvalso della facoltà di non rispondere.
Dal trasferimento a Verona Filippo Turetta ha richiesto di poter avere accesso ai suoi ansiolitici per dormire e a libri per studiare, oltre di poter parlare con i suoi genitori – cosa che dovrebbe accadere oggi, a seguito dell’interrogatorio di garanzia.
Le accuse contestate a Filippo Turetta: omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e sequestro di persona
Il legale dell’accusato, Giuseppe Caruso, ha lasciato il carcere un paio d’ore dopo l’interrogatorio e ha riferito che il suo assistito «non ha risposto al gip ma ha ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee nelle quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca».
Nella giornata di ieri aveva anticipato che non aveva intenzione di fare ricorso per gli arresti domiciliari. Al momento le condizioni della detenzione sarebbero accettabili: Turetta si trova nell’infermeria psichiatrica del carcere di Verona sotto stretto controllo. Una volta che i medici avranno dato il benestare, sarà trasferito nella sezione riservata a detenuti uomini che hanno commessi crimini di violenza e abuso contro le donne.
Non è ancora chiaro se l’avvocato intende invece chiedere una perizia psichica, per determinare le condizioni mentali del giovane prima e durante il sequestro e l’omicidio di Giulia Cecchettin. Ciò potrebbe essere fondamentale anche per i giudici nel valutare un’eventuale premeditazione, insieme ai molti reperti trovati nell’auto del presunto omicida (il coltello, i 300 euro e il nastro telato) e vicino al corpo della vittima, tra cui fazzoletti sporchi di sangue e un libro per bambini. Le indagini devono ora ricostruire se Turetta avesse pianificato l’aggressione e l’assassinio: in caso affermativo, l’aggravante della premeditazione potrebbe tradursi anche in una condanna all’ergastolo.
Per ora tra le prove raccolte in tal senso ci sono il cambio di vestiti che il giovane aveva in macchina la sera del sequestro, l’acquisto del nastro telato, qualche giorno prima, i coltelli e i sacchi di plastica, oltre ai sopralluoghi nella zona industriale di Fossò – dove le telecamere hanno ripreso la seconda aggressione a Giulia, mentre tentava di scappare – e nel luogo dove poi si è disfatto del corpo.
L’avvocato della famiglia Cecchettin: «Turetta è un molestatore assillante»
Nicodemo Gentile, il legale che sta rappresentando in queste settimane la famiglia della vittima, ha dichiarato a Fanpage che nel caso potrebbe essere riconosciuta anche l’aggravante dello stalking.
Secondo l’avvocato, Turetta «ha dimostrato di essere un “molestatore assillante”. Il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono ‘fame di possesso’ verso la nostra Giulia».
Anche a questo scopo negli ultimi giorni è stato diffuso un vocale inviato a un’amica da Giulia Cecchettin in cui spiegava le sue sensazioni nei confronti dell’ex fidanzato, la voglia di prenderne le distanze e non sentirlo più e al contempo la paura che portasse a compimento i gesti autolesionisti che Turetta aveva minacciato per mesi, se lei avesse troncato i rapporti. La vittima era consapevole della tecnica manipolatoria in atto, eppure era restia a chiudere le comunicazioni per paura che il giovane poi si facesse del male.
L’avvocato Gentile ha spiegato che sia comportamento dell’accusato è stato «un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto il Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria».
Nella giornata di venerdì sarà effettuata un’autopsia approfondita sul corpo di Giulia Cecchettin, per definire la causa specifica della morte. Se, per esempio, si rivelasse fatale la spinta sul marciapiede che le fece sbattere la testa, la difesa potrebbe chiedere delle accuse meno severe. Le analisi serviranno anche a stabilire se sussiste l’aggravante della crudeltà. Il 2 dicembre se non ci sarà bisogno di ulteriori rilievi potrebbero dunque essere celebrate le esequie.
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