Traffico container in calo ovunque tranne che in Italia dove sale del 2,4%. Sono i dati di Fedespedi commentati dal presidente Alessandro Pitto. Gli analisti intanto annunciano una frenata prevista per il 2023.
L’anno 2022 è stato da bollino nero per il trasporto globale di container – quello più redditizio nello shipping – che ha perso il 3,9%. Il calo peggiore dal 2009 quando il settore fu abbattuto dagli effetti della crisi finanziaria. Nonostante tutto però i porti italiani invece sorridono al 2022 con un rialzo del 2,4% rispetto all’anno prima.
I dati – riportati da Fedespedi, la federazione nazionale delle Case di spedizione – raccontano la crescita dei porti italiani, che guadagnano sul Mar Mediterraneo, sostenuti da un buon andamento delle esportazioni con +21,8% e delle importazioni con +38,4% , nonostante l’inflazione dovuta al rincaro dei beni energetici salita oltre il 10%.
Traffico container: le parole del presidente della Fedespedi
A commentare i risultati il presidente della Fedespedi Alessandro Pitto che ha detto:
“Il risultato, pure se diversificato, mostra una sostanziale forza del sistema portuale italiano che a differenza del Nord Europa non ha scontato gli effetti del congestionamento che ha bloccato forti volumi di traffico per buona parte dell’anno. Una ragione in più – continua il presidente – per contendere agli scali del North Range i traffici generati dall’Europa Centrale.“
La crescita dei traffici container – come sostenuto da Pitto – non è stata però omogenea per tutto il Paese. Ci sono stati porti che hanno avuto impennate come Trieste cresciuto del 15,9%, altri invece come Genova che sono rimasti stabili e altri ancora che hanno subito perdite non indifferenti.
Le previsioni per il 2023
Tuttavia le previsioni degli analisti per il 2023 temono una frenata sotto il profilo portuale. Un rallentamento annunciato e che è già stato visibile lo scorso anno.
“E’ vero – dice ancora Pitto – però guardando i dati si nota come la curva dei traffici fletta soprattutto nella seconda metà dell’anno. Il fenomeno è certamente dovuto all’economia cinese, che è il motore dell’economia mondiale e che per effetto delle politiche zero Covid ha marciato per quasi tutto l’anno con il freno a mano tirato. Ma anche per effetto dell’onda lunga prodotta dalla ripartenza economica, che ha causato fenomeni di congestionamento dei porti in molte parti del mondo“.
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