La riforma del sistema portuale italiano è tema scottante ed estremamente dibattuto. La Senatrice Paita ha ottenuto l’approvazione della Corte Costituzionale per l’attuazione della sua rivoluzione, ma sono tutti d’accordo?
2016
La necessità di una riforma del sistema portuale italiano era nell’aria da decenni, ma l’obiettivo di una riorganizzazione è divenuto non più procrastinabile all’esito dell’adozione, in ambito comunitario, dei regolamenti sulla rete transeuropea dei trasporti (rete TEN-T, regolamenti n. 1315 e 1316/2013) e dalla collocazione, da parte del Global Competitiveness Index 2014-2015 del World Economic Forum, delle infrastrutture portuali italiane al 55° posto nella graduatoria di competitività (dove al 9° posto è la Spagna, al 23° posto il Portogallo, al 32° la Francia, al 49° la Grecia e al 51° la Croazia).
I punti principali della riforma erano stati già individuati dal Consiglio di Stato (nel parere consultivo n. 1142 reso il 9 maggio 2016) con:
-l’istituzione delle “Autorità di Sistema Portuale” (“AdSP”). Queste saranno soggette ai poteri di indirizzo e vigilanza del MIT, in un numero più limitato (15) rispetto alle attuali “Autorità portuali” (24);
-il complessivo snellimento della struttura organizzativa;
–l’implementazione di competenze dello Sportello Unico doganale e dello Sportello unico amministrativo.
Tra i principali compiti dell’AdSP si segnalò l’attività di indirizzo, programmazione, coordinamento e controllo delle operazioni e dei servizi portuali. E ovviamente, la promozione delle forme di raccordo con i sistemi logistici portuali e interportuali.
2022
“In materia di porti il governo è disposto a intraprendere un’azione riformatrice, senza barriere ideologiche. Vogliamo confrontarci con il sistema portuale per individuare forme e modalità degli interventi. Il 21 dicembre avremo il primo tavolo con i presidenti delle Autorità di sistema portuale, poi nel 2023 andremo a individuare la migliore soluzione in grado sia di fare crescere i traffici sia si dare alle Authority la governance migliore. (…) L’obiettivo è mettere in condizione la pubblica amministrazione di preservare i propri talenti: “Il sistema pubblico deve essere più forte se vuole confrontarsi alla pari con quello privato”.
Queste parole sono del viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, intervenuto alla nona edizione del Forum dello Shipping organizzato dal Secolo XIX a Genova.
Commentando questo intervento, il Presidente del Porto di Palermo Pasqualino Monti, in occasione del convegno “Noi, il Mediterraneo” ha dichiarato:
«Rixi ha centrato il problema. Prima o poi queste persone (i presidenti dei porti) si stancheranno di prendere schiaffi dall’apparato pubblico e, per lavorare, si rivolgeranno ai privati. C’è un paradosso che viviamo quotidianamente: più lavoriamo, più alto è il rischio di andare incontro a problemi, spesso di natura giudiziaria. È un sistema perverso, che premia chi fa poco e bastona chi ha l’ambizione di fare crescere traffici e lavoro. Durante il convegno ho raccontato una storia che ho vissuto sulla mia pelle a Civitavecchia: per avere fatto risparmiare tempo al porto e soldi alle casse pubbliche mi sono preso un avviso di garanzia. Da quel procedimento sono uscito pulito, ma lo Stato ha speso diversi milioni in più rispetto al previsto. È la dimostrazione pratica che lo Stato che confonde la forza col potere non rende un buon servizio né ai suoi cittadini, né ai suoi rappresentanti»
Ma non tutti sono allineati a questa visione della riforma del sistema portuale italiano, in cui la necessità dei porti è di avere presidenti più dediti al management e meno alla politica.
Raffaella Paita, esponente di Italia Viva e presidente della Commissione Trasporti della camera nell’ultima legislatura:
“Le proposte avanzate da Rixi configurano, di fatto, una sorta di municipalizzazione dei porti. Così si corre il rischio di far perdere autonomia ai presidenti ADSP e di esaltare le spinte locali anziché guardare alla competizione globale. (..) Perché il sistema portuale possa funzionare, tutti i porti nazionali devono avere strumenti uniformi e una regia nazionale”

Gennaio 2023
La riforma del sistema portuale Paita , cioè l’emendamento a un decreto legge (a firma delle deputate relatrici Raffaella Paita e Alessia Rotta) con cui il Governo Draghi a fine 2021 abbatté il ruolo di comuni e regioni nella pianificazione portuale, è quasi per intero costituzionalmente valida.
La Senatrice Paita si è così espressa:
“E’ motivo di grande soddisfazione il fatto che lo scrutinio della Corte premi la bontà del lavoro su un tema cruciale come quello dei porti svolto dalla sottoscritta, da Alessia Rotta e con il contributo fondamentale di Teresa Bellanova. La Consulta approva la strada da noi seguita e la strategia adottata può anzi essere presa come esemplare in tema di riforme e semplificazioni.”
Restano da capire le reazioni dell’attuale Ministero, il cui orientamento sembrerebbe opposto a quello della precedente amministrazione e più orientato ad un’azione a favore degli enti locali nella materia portuale. Cosa che potrebbe portare ad un nuovo intervento sulla materia.
Arianna Ranocchi