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Bici elettriche in Piazza De Ferrari - Immagine del Comune di Genova

Bici a Genova: il caos delle “ciclabili”, i rischi per i ciclisti e una visione urbanistica da migliorare

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Genova, città di cantautori, per i ciclisti è micidiale” cantava Max Manfredi, riuscendo, al modo dei poeti nostrani, a dipingere in poche note l’anima della nostra città. Ebbene sì, costruita tra mare e monti, piagata dal traffico e da una pianificazione urbana complessa, Genova non è mai stata una città per bici.

Eppure è lodevole lo sforzo dell’amministrazione comunale di incentivare l’utilizzo di mezzi non inquinanti. Si sa, però, che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzione.

Se il numero di ciclisti ha avuto un’impennata, anche il numero di incidenti ad essi collegato è aumentato.

Viene dunque da chiedersi se si possa fare di più. Non solo bici, ma anche monopattini e altri mezzi, considerati ecologici, ma ben poco sicuri.

Se diamo un’occhiata ai dati del 2021, a Genova ci sono stati più di 100 incidenti che hanno riguardato biciclette o monopattini che non hanno visto coinvolti altri veicoli.

Peggio che da noi soltanto Roma e Milano.

In tutta Italia sono stati più di 1.200, e 3.476 i sinistri che, oltre ai ciclisti, hanno coinvolto altri mezzi. I dati sono dell’Asaps (Associazione sostenitori e amici della polizia stradale).

Non c’è da stupirsi. Del resto, per com’è lo stato della nostra città, un ciclista crea facilmente un pericolo o, nei casi migliori, un disagio.

Non tutte le strade sono larghe abbastanza per consentire un sorpasso in sicurezza, anche per quei ciclisti che stiano sulla destra. Fare i 20 Km/h da Corso Monte Grappa fino a Castelletto inoltrata per via di un ciclista che non si riesce a superare è una scocciatura familiare a molti genovesi.

La soluzione? Un sorpasso azzardato o comunque irregolare, anche se in sicurezza. Senza contare che non è affatto raro imbattersi in ciclisti che non rispettino le regole del codice stradale.

A tutti sarà capitato di riuscire finalmente a lasciarsi alle spalle una bicicletta per poi vedersi superare subito dopo al semaforo.

Del resto le bici non hanno targhe, né richiedono patenti.

Nonostante non siano immuni da sanzioni, la leggerezza di chi conduce veicoli alternativi nell’approcciarsi alle regole prevale spesso sul buon senso. I rossi vengono sistematicamente ignorati, i passaggi pedonali vengono usati come piste di lancio per fantasiose inversioni e non è raro che ci si approcci alle macchine sulla carreggiata con noncuranza. La colpa, poi, di eventuali incidenti, facilmente, ricade sull’autista. Senza possibilità di prendere nota di una targa che identifichi il veicolo, la possibilità di perseguire chi vìola il codice della strada si riduce. Sarebbe doveroso che il governo riformasse il codice della strada, con regole più chiare e specifiche in merito ad una civile convivenza tra auto e altri mezzi.

La soluzione del Comune, in attesa di una regolamentazione nazionale, è stata l’adozione di quelle che ci ostiniamo a chiamare “piste ciclabili“, ma che sono nulla più che corsie dedicate.

Sulla carta, comunque, non sarebbe una cattiva idea.Se il ciclista ha un proprio spazio ed il resto della carreggiata viene diviso tra le auto, il sodalizio può funzionare. Il pericolo per i ciclisti rimane, ma si riduce sensibilmente ed il disagio viene risolto.

Il problema è che il Comune, al di fuori di qualche tratto più strutturato e che ha richiesto comunque diversi aggiustamenti di tiro, ha fatto le cose di fretta e furia.

Dipinte per terra dove capita, anche nelle zone più improbabili, si possono trovare queste “corsie” disposte, apparentemente, senza alcuna logica urbanistica.

Alcune sono così casuali da occupare per metà la corsia delle auto, rendendole a tutti gli effetti inutili. Altre ancora costeggiano righe di macchine posteggiate in file e persino a lisca di pesce, cosa che rende la manovra di abbandono del posteggio molto pericolosa per eventuali ciclisti di passaggio.

Non è mai neanche stato risolto il famigerato tratto a Brin, in cui la corsia dedicata si trova sulla sinistra del senso di marcia (cosa già pericolosa), salvo poi spostarsi sulla destra dopo un incrocio, costringendo gli utenti ad un pericolosissimo salto nel buio.

Brin
La pericolosa svolta a Brin, in cui i ciclisti rischiano di venire travolti

 

bici Genova

 

Nell’immagine si mostra come la Hyundai blu non possa svoltare a destra da Corso Galliera senza invadere la corsia vicina o quella delle bici.

Il tentativo messo in atto dall’amministrazione locale per favorire una circolazione alternativa ai mezzi inquinanti, sebbene sulla carta sia lodevole, è decisamente ancora migliorabile.

Non c’è dubbio che la direzione sia quella giusta e che i mezzi di trasporto alternativi siano un passo fondamentale per il futuro, ma anzitutto va ripensata la città nel suo insieme, avendo ben presente la sua viabilità e le sue strade.

Per quanto concerne la messa in sicurezza dei percorsi ciclabili, le prospettive non sono delle migliori. La manovra finanziaria ha previsto un taglio di 94 milioni in due anni di fondi per le ciclabili.

Il Fatto Quotidiano riferisce che, per la nostra regione, il vice-ministro Edoardo Rixi, ha “preferito non commentare la notizia, sottolineando che le sue deleghe riguardino il mare e le ferrovie.

Nel gennaio 2021 però proprio Rixi commentava così le scelte in merito al PNRR: “il Governo ha diviso il plafond sulle cose più stravaganti, come 600 milioni sulle piste ciclabili“. Frasi non invecchiate benissimo, dal momento che l’auspicato taglio arriva pochi giorni prima della morte del campione Davide Rebellin, travolto in sella alla propria bici.

Ovviamente non si può dire che la colpa sia di Rixi, del Governo o del Comune, ma di un rapporto sbagliato e spesso disfunzionale che si è venuto a creare tra strada e bici.

Una sorta di far west, che mette a rischio i ciclisti ed in cui spesso i ciclisti mettono a rischio loro stessi e gli altri.

 

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Info Fabio Comazzi

Fabio Comazzi, nato a Genova nel 1996. Ho frequentato il liceo scientifico G.D. Cassini e mi sono laureato in Scienze Politiche (indirizzo internazionale e diplomatico) all'Università di Genova. Al momento studio Informazione ed Editoria. Da sempre appassionato di politica, ho - fin dai tempi del liceo - partecipato a progetti come il GeMun o le simulazioni tenute dall'associazione Diplomatici. Ad oggi scrivo per Liguria Today articoli di politica e cronaca, a livello locale e nazionale.

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