Cambiano nuovamente le regole per i pagamenti elettronici. Nella bozza per la legge di bilancio, che a breve verrà presentata alle Camere in una vera e propria “corsa contro il tempo”, è stata inserita la soglia di 60 euro sotto la quale i commercianti potranno rifiutare pagamenti con il POS.
L’idea, secondo l’Esecutivo, è di “dare un segnale di atteggiamento diverso verso la piccola impresa“.
Non si sono fatte attendere le critiche delle opposizioni e la battaglia si svolgerà in Parlamento. Nel frattempo, le istituzioni europee osservano attentamente in attesa dell’incontro di Roma sul PNRR.
Le critiche all’aumento del limite a 60 euro per i pagamenti con il POS
L’articolo 69 della bozza, denominato “Misure in materia di mezzi di pagamento“, aveva già portato a 30 euro la soglia prevista per cui un esercente potesse rifiutare un pagamento con il POS; adesso è 60. Dalla norma, tuttavia, è stato stralciato lo stop a 180 per le multe per chi non aveva rispettato l’obbligo. La partita però sembra ancora tutta da giocare. Insorgono le opposizione, questa volta all’unisono.
Per Giordano Masini di +Europa è “una follia”, tanto che è già stata promossa una petizione. “Già ci sembrava profondamente sbagliato” si legge nel testo “rimuovere l’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti con carte e bancomat al di sotto dei trenta euro, ma portare questo limite a sessanta euro è una vera e propria follia.” Insomma, questa scelta sarebbe semplicemente “un regalo agli evasori“. Infatti solo la buona volontà di esercenti e consumatori consente di tracciare un pagamento in contanti. Della stessa linea anche Cottarelli, che lancia la sua stoccata da Twitter.
Alzare il tetto per il POS, alzare il tetto sull’uso del contante, pace fiscale…mi sembra che il segnale sia anche fin troppo chiaro… Innocenti evasioni, per citare Lucio Battisti… che sensazione di leggera follia…
— Carlo Cottarelli (@CottarelliCPI) November 28, 2022
Per PD e 5 Stelle si tratta di “una scelta scellerata“. Per l’Unione Nazionale Consumatori “è una palese violazione degli obiettivi e dei traguardi fissati per l’assegnazione delle risorse del Pnrr“, e viene invocato l’intervento della Commissione Ue.
Proprio dall’Europa potrebbe arrivare una battuta d’arresto, ma non per chissà quale minaccia alla sovranità nazionale. Semplicemente l’Italia ha ricevuto ingentissimi fondi per il PNRR, piano già approvato e che non si presta a modifiche in corsa, se non per questioni di particolare eccezionalità. Era stato il governo Draghi ad assumersi questo impegno, grazie al quale aveva già ottenuto una parte di fondi. Fare marcia indietro potrebbe essere una violazione degli accordi sul PNRR.
Il Governo corre ai ripari con l’Europa
L’Esecutivo non ha molto altro da mettere sul piatto per dimostrare il proprio impegno alla lotta all’evasione. Condoni, aumento dell’uso del contante e flat tax (che l’ultima Relazione sull’evasione presentata dal Tesoro aveva stabilito potesse essere un rischio per l’evasione) sono presenti in manovra, coperta in parte dai fondi anti-evasione. Da qui potrebbe arrivare il no europeo. La strada potrebbe essere quella del compromesso.
“Non è una questione di vita o di morte” fanno sapere fonti interne al Governo.
Intanto si attende a Roma un incontro con i vertici della direzione generale della Commissione europea per il Pnrr ed i conti pubblici. All’ordine del giorno sarà proprio la manovra economica e l’analisi della situazione generale per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Al momento uno scontro frontale sembra improbabile, ed è possibile che il tiro venga corretto in fase di discussione alle Camere.
La task force dell’UE sta compiendo una semplice missione di routine in tutti i paesi per sincerarsi dello stato del PNRR. Celin Gauer, vice direttore generale di Ecfin (Direzione generale della Commissione europea per i conti pubblici), sarà alla testa della delegazione.
Mentre a Bruxelles esamineranno il documento programmatico di bilancio (Dpd), a Roma si discuterà delle modifiche al piano che il Governo vorrebbe apportare e degli impegni assunti dall’Italia.
Tuttavia è bene ricordare che eventuali deroghe ai target indicati dal Pnrr possono essere concessi per cause di forza maggiore, ovvero circostanze obiettive. Sarà questo il caso italiano?
L’utilizzo del POS per i piccoli pagamenti danneggia davvero le imprese?
Per essere un Governo che dice di porsi dalla “parte della libertà del cittadino” di pagare come vuole (fosse anche con una valigetta straripante di contanti), la scelta di permettere il rifiuto del pagamento con il POS sotto i 60 euro è quantomeno contraddittoria. Non stiamo parlando di un caffè o di un gelato, ma di una cena per due al ristorante o di una corsa in taxi dall’altra parte della città.
La ratio sarebbe quella di allentare il cappio attorno al collo dei commercianti strangolati dai costi del servizio e dalle commissioni. Considerando, però, la diffusione dei pagamenti elettronici nella vita quotidiana in sempre più paesi, non mancano ormai alternative estremamente economiche.
Certamente le banche impongono dei costi, che in alcuni casi possono essere salati, per mettere a disposizione i propri servizi. Si tratta dei canoni, costi fissi che prescindono dalle transazioni effettuati, e commissioni su ogni singolo pagamento. Tuttavia, la grossa e vecchia scatola nera in circolazione da un paio di decenni non è l’unica opzione.
Molte tra le scelte smart offrono un canone zero, con commissioni che si aggirano sull’1 o 2%. Il più noto di questi è forse SumUp, in grado di accettare tutte le carte, i pagamenti tramite app o telefono e persino da fungere da registratore di cassa. Oltre al costo del singolo dispositivo, non sono previsti canoni, con una commissione pari al 1,95% su ogni acquisto.
Altre compagnie simili sono Nexi Mobile Pos, myPOS, Axerve e molte altre. Alcune di queste offrono anche dei rimborsi sulle commissioni per pagamenti di piccola entità.
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