La logistica elvetica potrebbe rappresentare un tesoro da 5 milioni di container, se il mondo logistico italiano saprà rispondere alla sfida e aggiornare la sua rete infrastrutturale
Quando si pensa ai trasporti via mare, un occhio poco esperto si concentra sui porti e sui territori che si affacciano sul mare, eppure queste spedizioni sono preziosissime e fondamentali per l’economia di tutte le nazioni. Anzi, per quelle che non hanno un accesso diretto al mare diventa fondamentale creare delle relazioni con i Paesi che detengono i principali porti commerciali della propria area geografica.
Questo è vero tanto più per la Svizzera. Tra le nazioni senza sbocco diretto sul mare è quella con la più grande flotta commerciale al mondo e che, per vicinanza geografica, trova naturale orientarsi su Genova per i suoi trasporti.
O, meglio, troverebbe, perché al momento la flotta svizzera è tutta allocata sui porti del nord Europa, sfruttando il corridoio Reno-Alpi
Per la Svizzera interna i porti del Mare del Nord siano considerati una “destinazione naturale”, malgrado molto più distanti delle banchine genovesi. Le ragioni sono strutturali ma anche linguistiche e culturali: a Genova, testimoniano gli operatori svizzeri, a volte sarebbe difficile trovare operatori che parlino inglese – oltre ai vecchi stereotipi sulla poca affidabilità italiana. Anche all’interno di Spedlogswiss c’è chi lo considera un paese dove va bene andare in vacanza ma non per fare business, anche a causa delle problematiche burocratiche e le inefficienze che si riscontrano al controllo delle merci, come in casi testimoniati durante l’evento su difformità di applicazione delle normative sanitarie a seconda dell’addetto coinvolto.
Difformità che si traducono in ritardi e in costi che gli spedizionieri svizzeri non sono disposti ad accettare
È una sfida che l’Italia deve cogliere, e il completamento della rete infrastrutturale necessaria perché il nostro Paese possa sostenere il traffico merci elvetico, una partita da cinque milioni di contenitori l’anno. Il momento è opportuno, approfittando anche dei ritardi annunciati dal comparto logistico tedesco dalle ferrovie locali, che hanno rinviato al 2040-2042 il completamento di alcuni corridoi su rotaie che sono fondamentali per rendere davvero performanti le connessioni della rete svizzera AlpTransit con i Paesi del Nord Europa.
Il trasporto su rotaie è fondamentale per lo sviluppo a pieno regime dei porti liguri e le relazioni commerciali con gli altri Paesi europei, anche alla luce del recente annuncio di potenziali chiusure di tre mesi del traforo del Monte Bianco per i prossimi diciotto anni. Lo ha annunciato il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi durante l’assemblea pubblica dell’associazione di lunedì.
Il collegamento tra Francia e Italia perde quindi una delle sue tre arterie per un quarto dell’anno, un brutto segno per la logistica. Basta pensare a quanto avvenuto cinque anni fa in Germania, a Rastatt. Un solo incidente ferroviario ha fatto collassare tutto il sistema logistico europeo in pochi minuti.
Anche per questo è fondamentale che il piano lavori delle infrastrutture annunciato da Paolo Signorini rispetti i tempi
Lo scorso mese durante la partecipazione della compagine genovese al “LAC Un mare di Svizzera” a Lugano, il Presidente ADSP Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini ha illustrato lo stato dell’arte delle opere in atto nel sistema portuale, principalmente legate al Programma Straordinario degli Interventi e agli obiettivi futuri, affermando che il 2026 rappresenterà un anno di svolta non solo per il porto di Genova, ma per tutto il sistema logistico italiano.
«Arrivati alla quinta edizione di un Mare di Svizzera risulta evidente l’interesse per l’Italia, per Genova, per il Nord Ovest, per la Svizzera e più in generale per il corridoio Reno Alpi ed è giusto confrontarsi in questa importante occasione illustrando le ultime novità relative al sistema portuale del Mar Ligure Occidentale», ha dichiarato il Presidente Signorini. «Uno degli ingredienti per poter parlare è essere credibili. Se ci ritroviamo a Lugano dopo cinque anni è perché i progetti presentati allora sono partiti o sono stati realizzati e risulta evidente che stiamo parlando di un sistema in movimento».
Per la scadenza del 2026, Signorini si è impegnato a vedere conclusi i lavori delle opere strategiche per il sistema logistico italiano, opere che non riguardano solo i porti di per sé ma anche tutte le infrastrutture necessarie per il collegamento e l’instradamento delle merci.
In particolare, riferendosi ai porti di sua diretta competenza, Signorini ha segnalato che entro il 2026 sarà ultimata la nuova diga del porto di Genova (ricorsi permettendo), che raddoppierà spazi, capacità ed efficienza nel porto. Inoltre, saranno ultimate anche opere ferroviarie per la città, come il raddoppiamento del raccordo ferroviario con il principale terminal container a Genova-Pra’ e il rinnovamento del parco ferroviario del bacino di Sampierdarena. Da non dimenticare anche il completamento del Terzo Valico Ferroviario, l’espansione a mare dei cantieri navali, l’espansione dell’aeroporto e la digitalizzazione dei varchi.
Tutti questi interventi renderanno il corridoio più performante, un obiettivo di primaria importanza per la relazione tra Italia e Svizzera. Genova, secondo Signorini, diverrà «Una porta d’ingresso da sud che garantisca standard di operatività elevati consente di avere maggiori volumi sul territorio, maggiori attività logistiche e maggiori servizi, tutti settori in cui la Confederazione Elvetica ha una posizione di forza. È stato uno sforzo importante per l’amministrazione realizzare 60 gare di cui 34 appalti integrati per un totale di 2,5 miliardi in tre anni. Una stazione appaltante in grado di svolgere un lavoro di questo tipo ci permette di guardare con fiducia al futuro immaginando che negli anni a venire saremo in grado di affrontare nuove sfide».
Un programma dei lavori molto denso e impegnativo possibile anche grazie al PNRR
La fragilità della rete stradale italiana a Genova è stata messa in evidenza già nel 2018 con il crollo del Ponte Morandi, ma negli ultimi quattro anni è apparso sempre più evidente che non si tratta di un problema isolato. I fondi del PNRR sono fondamentali per aggiornare e modernizzare le vie di comunicazione nazionali e verso l’estero, ma è necessario non perdere tempo.