EGITTO – Si è concluso a Sharm el Sheikh l’incontro sul clima, la Cop27. I negoziati sono stati difficili, come testimonia lo slittamento dell’ultima seduta cominciata alle 4 del mattino di domenica 22 ottobre.
L’accordo sul clima si può dire una vittoria africana, e garantirà un fondo per i paesi più vulnerabili, a spese dei paesi del nord del mondo, considerati i responsabili “storici” del mutamento climatico. Fissato anche l’obbiettivo di i mantenere il riscaldamento globale entro i 1,5 gradi dai livelli pre-industriali.
Il traguardo è considerato piuttosto timido da alcuni. “Quello che abbiamo davanti non è abbastanza da costituire un passo in avanti per la popolazione del pianeta” ha commentato Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione Europea. “Non porta sufficienti sforzi aggiuntivi da parte degli inquinatori maggiori per un incremento e un’accelerazione delle loro emissioni”
Il documento finale sottolinea anche la necessità di una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019.
La questione più saliente, dunque, resta l’istituzione dei paese più duramente colpiti dal cambiamento climatico. Il tema ha quasi provocato il fallimento della Cop27, ma si è concluso con un risultato storico.
“Accolgo con favore la decisione di istituire un fondo per le perdite e i danni e di renderlo operativo nel prossimo periodo. È chiaro che non sarà sufficiente, ma è un segnale politico indispensabile per ricostruire la fiducia infranta“, dichiara António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. “La linea rossa da non oltrepassare è quella che porta il nostro pianeta oltre il limite di 1,5 gradi di temperatura. Per avere qualche speranza di rispettare l’1,5, dobbiamo investire massicciamente nelle energie rinnovabili e porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili”
Italia grande assente alla Cop27
Il ministro dell’ecologia Gilberto Pichetto Fratin si è detto deluso dal risultato.
“Nonostante il fortissimo impegno da parte dell’Unione Europea e di altri gruppi di Paesi, non si è riusciti ad aumentare l’ambizione degli obiettivi ottenuti l’anno scorso a Glasgow” ha commentato.
Tuttavia ci si chiede se l’Italia avrebbe potuto fare di più.
Il Ministro, infatti ha lasciato la conferenza in anticipo, proprio prima dell’ultimo incontro, quello decisivo. A prenderne il posto è stato Alessandro Modiano, diplomatico d’esperienza (specialmente in Egitto) e da tempo selezionato per accompagnare la delegazione a questo incontro. Sulla forza, però, del suo mandato ci sono molti dubbi: egli non ha alcun ruolo politico e non fa parte del Governo.
Quindi, mentre Germania, Austria, Belgio, Finlandia, Irlanda, Olanda, Spagna e Svezia partecipavano con rappresentanti di livello ministeriale e gli Stati Uniti con John Kerry, membro del gabinetto ed inviato speciale per l’occasione, il nostro Governo si è ritirato, salvo criticare il risultato del lavoro di chi è rimasto.
Forse l’Italia non avrebbe potuto fare la differenza, ma così passa il messaggio che non valesse neppure la pena provare.
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