Il centro civico Buranello di Sampierdarena ospiterà dal 20 al 29 settembre la mostra di sculture dell’artista contemporaneo Claudio Costa.
La mostra, intitolata “Io rifiuto, Atto II. Dall’ordine precostituito delle cose alla nuova normalità“, verrà inaugurata ufficialmente il 23 settembre dalle 18 alle 21. Per intrattenere i visitatori sarà allestito anche un angolo rinfresco.

Sculture di Claudio Costa: in mostra dal 20 al 29 settembre
La mostra è divisa in due sezioni: una che raccoglie parte della produzione ventennale dell’artista. L’altra ruotante intorno al concetto di identità negate, intese come quei vincoli, spesso volontari, che permettono riconoscibilità e ruolo sociale e che determinano i confini dell’agire sociale stesso.
Così ad un primo pezzo del 2005 sul tema del lavoro, sono affiancati altri 4 pezzi realizzati tra il 2019 e il 2021 riguardanti la solitudine della coppia, l’austerità e l’ansia di sicurezza che porta alla distopia e all’altrove virtuale.
A questi 5 pezzi, la realtà pandemica ha poi contribuito ad affiancare una nuova figura: Figura diventata subito paradigma della nuova normalità e di quella identità negata fisicamente che permette al tempo stesso di potersi avvalere del diritto di cittadinanza, rivisto e corretto in chiave di responsabilità consapevole: l’uomo in mascherina “Covid-19.84”
Convinzione dell’artista è che viviamo in un tempo zero, passaggio dal mondo della realtà a quello della verosimiglianza. Tempo di cancellazione e di riscrittura, in cui paradigmi consolidati franano all’improvviso.
Un tempo in cui, insomma, si va alla deriva. Una deriva che, peraltro, interessa anche lo stile e che attraverso lo stile viene normalizzata. Nella mostra di Claudio Costa, la troviamo rappresentata attraverso la figura femminile dalla bellezza e dall’origine ellenica, un idea della donna che attraverso il tempo e che è riuscita a sopravvivere fino al ‘900, dove si è scontrata con la donna “modernariato”, palestrata, siliconata, con piercing e tatuaggi.
Dal fascino di una postura classicamente statica che richiama la dea Afrodite, dunque, si passa all’ostentazione della donna contemporanea.
Claudio Costa e la sua “Junk Art”
Lontano da una formazione artistica, Claudio Costa si avvicina alla scultura in seguito alla stagione delle occupazioni di aree dismesse all’inizio degli anni ’90.
Durante questo percorso iniziatico nei luoghi dell’archeologia industriale, subisce il fascino dei materiali ferrosi, testimoni di quel ‘900 che ha segnato l’evoluzione e la decadenza di interi quartieri sacrificati alla filiera produttiva post fordista.
Nello stesso periodo di frequentazione-militanza degli spazi occupati, sottrattio al degrado, incontra e collabora con altri artisti e studenti (Liceo Artistico e Accademia Ligustica e artisti internazionali) che stimolano la sua creatività. Ma soprattutto entra in contatto con le carovane di artisti nomadi del nord Europa che, nello spirito della Mutoid Waste Company, si spostano di luogo in luogo, realizzando installazioni e sculture con materiale di recupero. Con loro Costa inizia a realizzare i suoi primi lavori in metallo.
Sarà prima nella sede del C.S.O.A. Zapata a Granarolo e poi nella storica sede di C.S.O.A. Terra di Nessuno che stabilirà un suo laboratorio artistico.
Da anni ormai invece opera nel suo studio privato, sito in un’area demaniale immersa nel verde, sulle alture di Sampierdarena.
Negli anni della militanza politica i suoi lavori scultorei, si sviluppano in scenografie in alcuni degli spazi occupati disponibili in città.
La poetica dei suoi lavori è legata a doppio filo con la natura dei materiali, da un lato il singolo pezzo oggetto di ritrovamento contiene in sè l’idea del suo compimento, dall’altro si fonde armoniosamente nella composizione stessa.
Fidarsi mai
L’artista detesta la lettura concettuale della materia prediligendo la relazione artigianale che nobilita il tempo creativo.
Ai rottami provenienti dalla filiera di produzione-distribuzione-consumo è richiesto di disertare la memoria del proprio ruolo per rivivere in chiave allegorica.
Le discariche nel Ponente genovese diventano i principali luoghi di recupero.
Il porto, le aree industriali dismesse della Valpolcevera e di Sestri Ponente, così come le discariche abusive, sono i suoi luoghi privilegiati per trovare materiali, ferrosi e umani, da trasformare poi in opere d’arte. Proprio lì dove la città nasconde i suoi “rifiuti”, Claudio Costa riscopre la stessa materia nobilitandola.

Da sempre Claudio Costa rifiuta l’etichetta di artista sensibile alle tematiche ambientali, preferendo la denuncia della produzione capitalista che ha ridotto a merci e a rifiuto l’umanità stessa.
Recuperare ed assemblare il ferro non è un processo di educazione al consumo e riciclo, ma la testimonianza della memoria di un secolo, il ‘900, che ha esplicitato tutte le contraddizioni della modernità, che nel secolo fluido appena cominciato, stanno volgendo in tragicità.
Visita il sito ufficiale dello sculture Claudio Costa.