Carlo Cracco
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Aperitivo da Cracco: caro Carlo, da te mi aspettavo di più!

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Tempo di lettura: 2 minuti

Lo ammetto subito: a me Carlo Cracco piace, e pure molto.

Lo trovo un uomo di grande fascino e di indubbia sostanza. L’ho seguito anche in Dinner Club su Prime Video. Ogni puntata alla scoperta di un luogo nuovo e dei suoi cibi in compagnia di un personaggio noto.

Un format che ha messo in luce anche la simpatia e la capacità oratoria di questo Chef pluristellato.

Che dire poi dei suoi ristoranti in location mozzafiato: Galleria Vittorio Emanuele a Milano e Molo Umberto a Portofino dove si possono gustare cibi prelibati in ambienti davvero esclusivi.

Aggiungo, per essere subito chiara, che non approvo le solite critiche nei confronti dei prezzi: la pizza a 22 euro è troppo cara, eh ma il menù a 220 è esagerato e via di seguito.

Andare in un locale, che sia per un aperitivo o per un cena, è una libera scelta e non una necessità. Se vuoi e puoi ci vai, altrimenti resti a casa o vai da un’altra parte. 

Allora che cosa voglio, direte voi?

Voglio raccontarvi il mio aperitivo da Cracco Galleria.

Perché se Cracco ormai è un brand, di sicuro porta la faccia di Carlo ed è proprio la faccia di Carlo che ciascuno di noi si immagina nel momento stesso in cui varca la soglia di un suo locale.

 

Aperitivo da Cracco Galleria

Cracco in Galleria Vittorio Emanuele

E’ una bella giornata di fine agosto e il sole a Milano illumina Galleria Vittorio Emanuele durante la prima estate quasi normale dopo due anni di pandemia.

La transenna all’entrata, dopo il Covid, è ormai necessaria, ma risulta discreta ed elegante.

Con il mio accompagnatore vi sostiamo davanti per alcuni secondi. Arriva quindi una cameriera alla quale chiediamo se sia possibile prendere un aperitivo e prenotare per cena.

“Non si accettano prenotazioni, il ristorante apre alle ore 19 ed è possibile entrare in base ai coperti disponibili.”

Richiude immediatamente la corda della transenna. Ma, si fa così? Potrebbe farmi finire, per favore?

“Veramente gradiremmo un aperitivo.”

Ci fa quindi accomodare nella parte esterna dove attendiamo la carta dei vini.

Senza alcun ombra di dubbio stare seduti in Galleria Vittorio Emanuele è già di per sé un’esperienza appagante.

Il viavai è continuo, ma non fastidioso. E si vedono nuovamente le code, seppur non lunghissime, davanti ai vari negozi Prada, Dior, Gucci, Louis Vuitton.

Finalmente arrivano a chiederci che cosa desideriamo bere.

Abbiamo optato per due flûte di Champagne: un Philipponnat ed un Paillard.

Peccato che la cameriera non conosca il Paillard e ci costringa quindi ad indicarglielo sulla lista.

Dopo qualche minuto arriva un altro cameriere con due flûte in mano e le sistema sul tavolino.

Sarebbe gradito il buongiorno: non siamo due ologrammi!

Peccato si sia dimenticato di salutare, infatti il mio ospite ed io pronunciamo un cordiale ma risoluto “Buongiorno” per ricordargli che non siamo due immagini olografiche.

Attendiamo quindi una decina di minuti ed ecco un altro cameriere – e siamo a quota tre – che porta le bottiglie.

Chiede per chi sia il Philipponnat. Scelto dal mio ospite, il cameriere lo serve per primo.

Peccato – e siamo, dopo il terzo cameriere anche al terzo peccato – perché bando ai discorsi sulla parità, è ovvio che in queste situazioni così formali, l’etichetta va conosciuta e, soprattutto, rispettata: si servono prima le signore.

E’ vero che le cose stanno cambiando e che queste pratiche, considerate da molti sessiste, lasceranno il posto ad un servizio decisamente più informale e fluido.

Diverso è, però, se il cameriere di turno non sembra assolutamente consapevole di questo nuovo trend – peraltro diffuso più in America che in Europa – e sia invece palese la sua dimenticanza delle buone maniere.

Una cosa è certa: da quando siamo seduti a questo tavolino, praticamente nessuno ha imbroccato il comportamento giusto…

La nostra vis polemica non si placa con un po’ di champagne, anzi, aumenta all’arrivo del piattino con gli stuzzichini.

Un bel piatto, ma davvero troppo grande per sei, dico sei, mini bocconcini. Buoni, per carità, ma niente di eccezionale.

In più abbiamo dovuto chiamare il cameriere per farci portare i tovagliolini e gli stuzzicadenti per evitare di mangiare con le mani.

Inutile dire che non abbiamo impiegato molto tempo a gustare gli assaggini. Anche lo champagne versato nel bicchiere era al limite dei 100 ml. consigliati ed è terminato piuttosto in fretta.

 

Aperitivo da Cracco Galleria

 

Dopo aver finito di bere e di mangiare, per così dire, il cameriere arriva a togliere il piattino ed i bicchieri.

Lungi dal chiedere se andasse tutto bene, e fin qui pazienza. Il fatto è che non ci ha nemmeno chiesto se volessimo qualcos’altro.

Chiediamo quindi il conto ad un altro cameriere, paghiamo e cerchiamo di uscire. Eh sì, cerchiamo, perché la transenna è ovviamente chiusa e nessuno appare all’orizzonte per aprirla.

Evitiamo di scavalcare e restiamo in attesa per qualche minuto. Chiamiamo poi un cameriere in transito dentro al locale: ci apre, salutiamo e ce ne andiamo.

Quanto abbiamo speso per lo champagne in Galleria

Spesa 38 euro, una cifra in linea con la Galleria di Milano, ma non con il servizio offerto.

In un posto del genere paghi la location, l’ho detto, e paghi il servizio.

Qui il servizio non andava bene, dall’inizio alla fine.

Mi chiedo se sia Carlo Cracco in persona a selezionare e scegliere chi mettere nel suo locale.

C’è infatti una stonatura marcata tra l’immagine di Cracco veicolata da giornali e televisioni e l’immagine rimandata da un personale non in linea con la sua classe e gentilezza.

E’ vero che Cracco Galleria è il locale del piano terra, mentre Cracco Ristorante è ospitato al piano di sopra in sale con vista mozzafiato, arredi e affreschi spettacolari.

E’ altresì vero che i prezzi da un piano all’altro cambiano considerevolmente. Ma sempre locali di Carlo Cracco sono.

Ed è bene ricordare che il biglietto da visita scatta anche per un semplice caffè. Inaccettabile, pertanto, ricevere un servizio così poco cortese e davvero troppo approssimativo.

 

Ristorante Cracco

 

Ovviamente la sera non siamo tornati a cenare in Galleria e per il momento abbiamo anche accantonato l’idea di provare il ristorante al primo piano.

Qui un menù con abbinamento vini viaggia intorno ai 200-300 euro. Una cifra sicuramente alta, ma giustificata dalle stelle Michelin e dalla capacità dello Chef.

Di sicuro il servizio sarà all’altezza della location e della spesa, ma il dubbio al momento resta.

Un aperitivo con l’amaro in bocca

Così come resta un po’ di amaro in bocca per questo aperitivo fine agostano.

Eh sì, perché io sono stra-sicura che Carlo Cracco non è diventato Carlo Cracco per caso.

Di certo, però, non può permettersi un personale di così basso profilo.

Ci rimette lui in primis, ma anche gli avventori dei suoi locali.

Ci rimette perché in Galleria tutto parla di lui, tranne quei camerieri…

 

Photo Carlo Cracco by Verità e Affari e Milano Food Spirit

 

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Info Rosella Schiesaro

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Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

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