43 vittime, 59 imputati, 178 testimoni e oltre 330 soggetti costituitisi come parte civile: il processo per il crollo del Morandi sta finalmente per iniziare.
C’è grande tensione e attesa alla vigilia della prima udienza del processo di Ponte Morandi. La tragedia che ha letteralmente sconvolto Genova il 14 agosto del 2018. Quando i “tiranti” hanno ceduto e il ponte è crollato trascinando nel baratro 43 persone. 43 vittime innocenti strappate di colpo alle proprie vite per gli interessi economici di chi gestiva Autostrade falsificando controlli e report, evitando così di “spendere soldi” nelle necessarie manutenzioni.
I capi di accusa sono pesantissimi, e d’altronde i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno sempre affermato che gli imputati “sapevano ma hanno taciuto“, Il che significa, tradotto in termini giuridici: omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.
L’ultima persona inserita nella lista dei testimoni dai pubblici ministeri è Roberto Tomasi, il nuovo amministratore delegato di Aspi. A lui toccherà quindi testimoniare contro i vecchi vertici Giovanni Castellucci, Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti.
Oltre a Tomasi, sono stati citati come testi anche Gianni Mion, l’ex presidente di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton. Oltre a Mion dovranno testimoniare:
gli ex ministri Antonio Di Pietro e Graziano Delrio;
tutti coloro che si occuparono dei lavori di retrofitting della pila 11 negli anni ’90;
gli investigatori, i consulenti e i testimoni oculari.
Tra gli imputati, invece, oltre agli ex vertici di Aspi e Spea, anche funzionari e dirigenti dell’ex ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato. Come si sa, invece, Aspi e Spea sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni di euro.
Il processo si svolgerà nella tensostruttura presente nell’atrio del tribunale di Genova. Ma secondo i vertici delle associazioni dei giornalisti liguri, “un’ordinanza del collegio giudicante ha limitato pesantemente l’esercizio del diritto di cronaca: alla prima udienza sono permessi soltanto dieci minuti di immagini e di scatti fotografici. Dopodiché sarà anche vietato l’utilizzo delle immagini trasferite in sala stampa dal circuito chiuso”.
In pratica, giornalisti e telecamere non potranno entrare nelle aule di tribunale e nella tensostruttura dove si svolgeranno le udienze. Per questo motivo è stata organizzata una manifestazione di protesta davanti al tribunale da Associazione Ligure dei Giornalisti, Ordine dei Giornalisti della Liguria e Gruppo Cronisti Liguri.
Vittorio Dufour