Una grande colonna di fumo nero, carico di pesanti e pericolosi inquinanti si solleva nel cielo dell’Ucraina dall’inizio dell’invasione delle milizie russe.
Da molte settimane l’Ucraina subisce gli effetti di bombardamenti a tappeto in tutto il paese.
I primi target ad essere presi di mira sono state le sedi militari ucraine, poi gli aereoporti e i depositi di carburanti. Sono state bombardate anche infrastrutture civili come acquedotti e centrali elettriche e poi case, ospedali e siti industriali.
In gergo militare li chiamano obiettivi sensibili ma in realtà dietro questo nome ci sono militari e civili che nulla hanno a che vedere con questo tiro al bersaglio.
L’aria viene contaminata, notte e giorno, dai gas che si sprigionano dagli incendi che interessano non solo le case ma anche ospedali, fabbriche di prodotti chimici e depositi di sostanze infiammabili.
Questi materiali una volta bruciati si spandono nell’aria in lunghe colonne di fumo che poi ritornano a terra e si depositano ovunque.
Poiché le armi in dotazione sono sempre più letali e devastanti è normale domandarsi quale impatto possano avere gli effetti di questi bombardamenti sull’ambiente nel medio-lungo periodo.
Sappiamo che 18 paesi al mondo sono dotati di armi ad uranio impoverito e che sono state già usate in altri conflitti con effetti terribili sulla salute della popolazione. Russia e Ucraina fanno parte di questi paesi e utilizzano queste munizioni sui rispettivi cingolati.
Quello a cui stiamo assistendo adesso è solo l’inizio della tragedia mentre gli effetti di questa devastazione ce li porteremo dietro per anni. Lo vedremo sulla popolazione, specialmente sui bambini che nasceranno nei prossimi anni.
I danni ambientali e umani di questa guerra saranno permanenti.
Per chi non ne fosse a conoscenza va detto che il Donbas è uno dei più importanti centri minerari del mondo con 1.230 km di tubature e 248 miniere inattive che avrebbero bisogno di costante manutenzione. Manutenzione che la guerra ha bruscamente interrotto.
Il rischio qui è l’inquinamento delle falde e dell’acqua potabile. Per non parlare della presenza di centrali nucleari. In Ucraina infatti ci sono 4 impianti nucleari, per un totale di 15 reattori, che forniscono il 55% del fabbisogno energetico del Paese.
Si sta giocando con il fuoco. Anzi, con gli atomi e con i devastanti effetti che le radiazioni potrebbero generare qualora fossero liberate nell’atmosfera.
Già adesso si considera che la fuoriuscita dei materiali radioattivi stia in parte compromettendo parte dei futuri raccolti. Considerando che i due paesi in guerra sono i maggiori esportatori di grano al mondo, con una quota pari al 30% che rappresenta il 12% delle calorie consumate nel mondo, c’è poco da stare allegri.
Insomma, le conseguenze sull’ambiente della guerra in Ucraina sono – fin da ora – preoccupanti!
I primi segnali negativi direttamente collegati a questo conflitto si riverberano sul mercato dei prezzi dove già adesso assistiamo ad una vera e propria impennata sui mercati internazionali.
Come al solito, saranno i paesi più poveri a risentire maggiormente di questa situazione. Ma qualora la guerra dovesse continuare si creerà un effetto domino in tutto il pianeta.
Questa preoccupante situazione va poi a sommarsi per gravità a quelli che vengono definiti “cambiamenti climatici“.
Alte temperature e scarse precipitazioni hanno già ridotto le colture del 5% di mais, grano e riso dal 1961 ad ogg. E lo stesso eccesso di Co2 fa sì crescere più rapidamente i raccolti, ma li priva anche di vitamine e minerali essenziali.
Insomma a vecchi problemi ne stiamo andando a sommare di nuovi, le cui conseguenze sono ad oggi imprevedibili poiché nessuno è in grado di dire con certezza quanto durerà il conflitto e come si svilupperà nel prossimo futuro .
Divulgatore Ambientale