La madre scomparsa LiguriaToday copertina recensione

La madre scomparsa: la narrativa contemporanea di Emily Gunnis

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“La madre scomparsa” di Emily Gunnis è un romanzo di narrativa contemporanea uscito pochi giorni fa grazie a Garzanti.

A distanza di due anni dal suo esordio con “La figlia del peccato”, Emily Gunnis torna in libreria con un altro romanzo che lascia il segno. Le donne rimangono al centro della sua narrazione e ad emergere sono il dolore della separazione, i segreti lasciati a macerare dentro di sé e tre generazioni legate a doppio filo da un destino crudele.
Ad ispirare l’autrice un luogo, un manicomio inglese, e una legge infausta del secolo scorso, quella sulle cause matrimoniali. Poiché era difficilissimo ottenere il divorzio, molti uomini per “liberarsi” delle proprie mogli ricorrevano a presunte malattie mentali per far rinchiudere la consorte in una struttura psichiatrica.

La madre scomparsa LiguriaTodayRebecca Waterhouse ha solo 13 anni quando rimane orfana dei genitori. In una notte tempestosa le urla della madre, che ha subito anni di percosse e soprusi da un marito violento e depresso, la svegliano. Il padre ha ucciso la moglie in un folle raptus omicida e l’ha fatta finita. Rebecca ha sentito una presenza estranea in casa, ma alla polizia nessuno crede che ci fosse un terzo individuo sul luogo del delitto. Da quel momento chiuderà dentro di sé i ricordi di quella notte e non li tirerà più fuori.

Cinquant’anni dopo, la figlia primogenita Jessie scompare, a poche ore dal parto, portando con sé la neonata, la piccola Elizabeth, che necessita di cure. Nessuno l’ha vista allontanarsi dall’ospedale, negli ultimi mesi di gravidanza Jessie era stata particolarmente ansiosa e paranoica. Non ha mai avuto un rapporto solido con la madre Rebecca, è cresciuta lontana da lei e accudita dal padre e dalla matrigna. Nemmeno Iris, la sua sorellastra, ha mai capito perché la madre Rebecca sia stata così poco presente nella vita della sua primogenita. La donna è impenetrabile, ha subito in silenzio gli anni lontani dalla sua prima figlia, con lei non ha mai costruito un rapporto solido e adesso viene tenuta lontana dalle ricerche della figlia e della nipotina appena nata. Ma dove è finita Jessie, e perché la sua scomparsa sembra legata a doppio filo al segreto che Rebecca preserva dentro di sé da oltre cinquant’anni? Iris è intenzionata a ritrovare la sorella, a portare alla luce il passato doloroso della madre e a costruire un nuovo rapporto con la sorella che ha vissuto poco.

A colpirmi particolarmente di “La madre scomparsa” è stata la penna empatica dell’autrice. Poco più di 300 pagine che hanno gravato sul mio ritmo di lettura come un macigno. Non sempre sono riuscita a digerire gli eventi, a mantenermi distaccata da quanto stavo leggendo, più volte ho fatto delle pause per metabolizzare la storia e lasciare defluire le emozioni che stavo provando. A prevalere, in un primo momento, un sentimento di sconfitta misto a rabbia per i soprusi che le donne, in un passato non tanto lontano, sono state costrette a subire. Poi è subentrato il dolore, le lacrime e un senso di impotenza. “La madre scomparsa” non è una lettura facile, ma è estremamente necessaria. Necessario non trascurare i sintomi di una psicosi puerperale, che scopro grazie al libro, essere un disturbo ereditario. È interessante come l’argomento venga sviscerato seguendo l’evolversi del tempo. Negli anni 50 vi era un approccio coatto e sbagliato al problema, le donne depresse o affette da psicosi venivano rinchiuse in strutture psichiatriche e allontanate dai loro figli; oggi ci sono terapie psicologiche e farmacologiche meno invasive che arginano il problema. E che la salute mentale sia un tema caro agli inglesi non è un mistero.

I capitoli brevi con continui salti temporali rendono la lettura dinamica. Sono diverse le voci che si alternano durante la narrazione creando una sorta di romanzo corale. Restiamo affascinati dai silenzi di Rebecca intrisi di dolore, riviviamo il passato della madre Harriet attraverso le pagine del suo diario e siamo spettatori partecipi durante le ricerche di Jessie e della figlia appena nata. Nonostante abbia chiuso il libro da qualche giorno, fatico ancora a lasciare andare i suoi personaggi, si sono impressi sulla mia pelle, se chiudo gli occhi riesco ancora a percepire il dolore che ho provato. Ma è un libro da leggere, anche se fa male.

Loreads _del blog Esmeralda Viaggi e Libri

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