Con l’arrivo della primavera e delle prime uscite fuori porta, il giro dei cinque campanili di Zoagli è una delle tante proposte di escursioni che spuntano sui portali tematici e sui social.
Una bell’idea e anche l’occasione di scoprire un borgo ligure che ho sempre visto scorrere dai finestrini del treno, ma nel quale non ho mai sostato.
Raggiungiamo Zoagli in treno, evitando così problemi di traffico e parcheggio. Lasciata la stazione alle nostre spalle, seguiamo le indicazioni che ci porteranno lungo un piacevole anello di circa 14 km, tra un saliscendi mai troppo faticoso.
Il percorso è sempre ben segnalato, con paline posizionate nei principali bivi alternate ai caratteristici pittogrammi 5C, non si può sbagliare.
La salita inizia tra le case, con splendidi affacci sul mare.
Ad attrarre lo sguardo è la stravagante villa di Sem Benelli, fatta costruire nel 1914 dal drammaturgo, autore della Cena delle Beffe.
Aggrappato sullo sperone roccioso che domina il golfo del Tigullio, questa specie di castello mescola differenti stili e materiali, forse proprio un richiamo al simbolismo che ha caratterizzato le opere dello scrittore che qui visse gli ultimi anni della sua vita.
Seguendo la creuza che ripercorre il tracciato dell’antica via romana, eccoci alla prima sosta.
Il campanile di San Pietro, con l’abbagliante facciata barocca e il bel risseu policromo che ne decora il sagrato, domina la frazione di Rovereto.
Proseguiamo tra sentieri e viottoli lastricati che attraversano fasce a uliveto limitate dai tradizionali muretti a secco, tra le cui fessure brilla il giallo dell’acetosella in fiore. Iniziamo a perdere di vista il mare, ma ci godiamo lo splendore della vegetazione mediterranea, tra l’azzurro dei piccoli fiori del rosmarino e quello più violetto dei ciuffi di borragine.
Giunti a Cerisola, dopo un breve tratto sull’asfalto, riprendiamo la creuza attraversando il caratteristico ponte in pietra. Dalla Cappella ocra del Santo Pellegrino raggiugiamo il secondo campanile, la Chiesa di San Giovanni Battista a Semorile.
Una breve sosta per tirare il fiato e si riparte, addentandoci sempre più verso l’interno. Il sentiero si snoda tra olivi e boschi ombrosi, con qualche piccolo salto d’acqua a rompere un silenzio incantato.
È forse il tratto più impegnativo di tutta la giornata: una ripida scala di quasi 200 gradini in pietra che ci porta a Sexi, paese abbandonato che conserva tracce di un’antica bellezza negli edifici rurali diroccati.
Superiamo la Cappella di Santa Maria Maddalena e proseguiamo attraverso il bosco, tra primule gialle e crochi primaverili che occhieggiano lungo il sentiero.
Dopo una discesa ripida e sdrucciolevole riconquistiamo l’apertura verso il mare e ci avviciniamo alla frazione di Castellaro, dove sorge Sant’Ambrogio, il nostro terzo campanile. Il sagrato della chiesa, decorato dall’immancabile risseu bianco e nero, si affaccia a picco sul mare e lo sguardo abbraccia tutto il golfo del Tigullio.
Alle sue spalle si trova la Cappella di Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori. Una iscrizione sulla facciata ricorda che nel luglio del 1557 da qui un gruppo di pellegrini salì al Montallegro. Furono proprio loro i primi vedere l’icona della Madonna che ancora si venera nel Santuario, che per coincidenza è stato la meta di una mia precedente escursione (consigliatissima).
Attraversando Castellaro, una targa indica una graziosa villetta quale dimora del poeta Ezra Pound durante la sua lunga permanenza in Italia. Residente a Rapallo con la moglie, spesso fuggiva qui, allora una semplice casetta affacciata sul golfo, in cui risiedeva la sua amante.
Ormai abbiamo abbandonato il paesaggio rurale e rientriamo piano piano verso il borgo storico.
San Pantaleo è il quarto campanile, ma anche la chiesa più antica, che conserva tracce dell’originale stile romanico. L’ultimo tratto ci porta a San Martino, il quinto campanile nel centro di Zoagli, a due passi dal mare.
Guardiamo l’orologio, prima del treno c’è ancora tempo per due passi lungo la passeggiata a picco sul mare, sotto la torre saracena recentemente restaurata.