Una lunga coda di ragazzine urlanti e festanti al teatro Manzoni di Milano. A dire il vero qualche mamma c’era, con la scusa di accompagnare la pargoletta innamorata. Pubblico prevalentemente femminile, ovvio, e quindi particolarmente ordinato e ligio alle regole.
Asia ha 13 anni ed è con la mamma e la sorella più piccola: hanno acquistato tre copie di “Il giorno in cui ho smesso di pensare” per avere tutte e tre diritto all’ingresso.
Asia è davvero emozionata, non sta più nella pelle: finalmente potrà vedere da vicino il suo idolo Filippo Maria Fanti, in arte Irama.
La coda inizia a farsi sempre più lunga e Asia scalpita. “Rilassati, fai dei respiri lunghi e pensa che tra un po’ ci siamo” le dico sorridendo. Io e sua mamma ci guardiamo: per noi a dodici anni c’era Miguel Bosè, bello come il sole, ma non era certo possibile vederlo in teatro un giovedì pomeriggio.
Nato nel 1995 Irama ha già all’attivo ben trentuno dischi di platino e tre dischi d’oro. A Sanremo, Gianni Morandi gli ha chiesto scusa per avergli rubato il terzo posto sul podio.
In ogni caso Ovunque sarai è già disco di platino, cantata da tutti, zia Mara compresa, con le lacrime gli occhi.
Ed ecco un boato improvviso: hanno aperto le porte. Finalmente le distanze sì accorciano e Asia fatica quasi a respirare. Poltronissima assicurata. Penseranno che anch’io accompagno mia figlia, ma in realtà sono da sola, ma questo poco importa.
Le luci si abbassano, il pubblico accoglie con un fragoroso applauso Irama. Sul palco Radio 105 con Max Brigante al microfono per una puntata di “Mi casa.” Si respira un’aria di ritrovata normalità, non fosse per le mascherine e per la guerra. Ma il pubblico è davvero giovane ed è quindi giusto che si concentri su Irama e sulla musica piuttosto che sugli sbagli e sulle atrocità di chi sta al potere.
Il giorno in cui ho smesso di pensare è il nuovo disco di Irama, il terzo della sua carriera: tredici tracce con collaborazioni importanti da Rkomi, Sfera Ebbasta, a Guè Pequeno e Lazza.
“Mi sento libero di fare la musica che mi appartiene e che mi piace. Mi sento libero di sperimentare e di fare pezzi per il mio pubblico. Insomma, non ho paura di schiantarmi.”
Max Brigante gli gira qualche domanda del pubblico: “Se dovessi scegliere la città che più ti rappresenta?” “Accidenti, è davvero difficile scegliere. C’è Milano, ovviamente, c’è il Salento, ma anche Madrid e la cultura madrilena. Alcuni miei pezzi sono nati proprio durante la mia permanenza a Madrid. Non c’è una città sola e tra l’altro uno dei miei sogni è quello di girare tutto il mondo e di scrivere un pezzo per ogni posto che visito.”
“Nella tua carriera è stata più importante l’ambizione o il talento?” “Credo che alla base debba esserci una predisposizione. Il talento va costruito con il sacrificio ed il lavoro.
Ma l’ambizione è fondamentale perché è quella che ti permette di alzarti la mattina e di non provare fatica quando devi lavorare ad oltranza. L’ambizione è quindi molto più importante del talento, secondo me è assolutamente fondamentale.”
L’ambizione conta più del talento
Martina ha consegnato a Max una domanda particolare: “Noi fans ti abbiamo già fatto un sacco di domande. Adesso prova a farne una tu alla tua anima.”
“Bella domanda Martina, grazie, ti voglio bene! Mi chiederei se sono soddisfatto di me stesso.
E la risposta è sempre no. Non è che io non sia soddisfatto di ciò che sono o di quello che ho fatto finora.
Ci metto tutto il tempo e il lavoro, ma ho questo tarlo che mi spinge a voler fare sempre di più. Ho ancora tanto da fare e da dimostrare, quindi non sono mai soddisfatto.”
Non sono mai soddisfatto di me stesso
Ovunque sarai, il singolo che ha anticipato l’album al Festival di Sanremo. Un testo toccante, intimo, nato in Salento.
“Eravamo in gruppo per cercare di buttare giù dei nuovi pezzi. Ad un certo punto mi sono isolato e mi sono rifugiato sui tetti di questa casa in Salento. Guardando il cielo color arancione, il colore del cielo al tramonto, mi sono messo a pensare a questa persona che non era più nella mia vita.
Non ho pensato alla melodia, semplicemente mi sono messo a scrivere una poesia con il mio cuore in mano.
Ovunque sarai
Tornato dagli altri ho provato a cantare questa canzone e quando i miei compagni si sono commossi ho capito che avevo toccato le loro corde perché questa canzone ha qualcosa di vero che stava uscendo per arrivare agli altri.”
Questo pezzo è sicuramente arrivato ad un pubblico vastissimo e di età variegate: è una traccia commovente in cui la voce di Irama si fa particolarmente potente ed espressiva.
Irama canta Ovunque sarai
Irama è giovane, ha la faccia pulita e il mood che oscilla tra il bravo ragazzo che piace anche a mammà e il boy più erotico con tatuaggi in bella vista e ammiccamenti decisamente sensuali.
Le fans conoscono tutto di Filippo Maria: il nome Irama è l’anagramma di Maria e vuol dire ritmo in lingua malese. Dalla vittoria di Amici nel 2018 la sua carriera è stata tutta in discesa, ma il suo successo ed il suo amore per la musica partono da lontano.
“Ho scritto la mia prima canzone a sette anni, ma l’ho strappata in mille pezzi perché pensavo fosse bruttissima.”
Difficile credergli, ma non possiamo avere nessuna certezza in merito. Una caratteristica di Irama sono le piume che indossa spesso sotto forma di orecchino o di simil treccina aggiunta tra i capelli.
“Le piume mi fanno sentire me stesso e le porto sempre, anche fuori dal palco. Senza piume mi sento quasi a disagio” confessa Irama che è un appassionato, come molti suoi coetanei, di tatuaggi.
Serpenti in primis che simboleggiavano il rapporto tra il bene ed il male addirittura già presso gli antichi Egizi: Irama si è fatto tatuare Tutankhamon sul ginocchio ed un altro faraone rosa sulle mani.
Il pubblico è in visibilio, le ragazzine hanno sguardi sognanti ed innamorati. Irama ha un’energia che ti conquista. Quando parla è semplice e diretto, senza orpelli inutili.
E quando prende il microfono in mano per cantare riesce a trasmettere un’energia positiva notevole. Come a Sanremo quando ha duettato con Gianluca Grignani e ci ha regalato un’altra bella pagina di musica.
Due generazioni a braccetto su un palco storico per ricordare ancora una volta che la musica unisce sempre e mai divide.
Il live continua: da 5 gocce a Goodbye, passando da Yo quiero amarte, il palco del Manzoni è tutto per Irama. Applausi a non finire, ragazzine che impiegheranno almeno una settimana per riprendersi dall’emozione. E’ stato bello, davvero.
Irama canta Goodbye
Adesso bisogna attendere con pazienza il tour estivo. Assago è già sold out ed è certo che questo ragazzo con le piume, i tatuaggi e la voce che emoziona l’anima, continuerà la sua scalata verso nuovi meritati successi.