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Comunali genovesi e spezzine. Dopo il terremoto nazionale, il solito stallo?

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Prossimamente sulle scene liguri sono in arrivo due scadenze amministrative molto importanti, che riguardano i consigli comunali di Genova e La Spezia.

Il primo test degli equilibri locali, ad oggi appannaggio della destra di Toti e Bucci, dopo lo sfacelo nazionale nella settimana di ordinaria follia che ha portato alla riconferma di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica italiana. Vicenda con innumerevoli strascichi; sicché sarà interessante verificare quali rimbalzi hanno creato nelle periferie del sistema politico italiano.

Anche per la comune valutazione che da tale vicenda nessuno è uscito bene.

Il centrosinistra si è ancora una volta dimostrato “indeciso a tutto”, vuoi per il nucleo di infiltrati renziani nel PD che – come al solito – remavano contro il segretario Enrico Letta proseguendo nella sua delegittimazione, vuoi per i vincoli culturali/caratteriali dello stesso Letta, geneticamente democristiano e quindi tendente all’immobilismo (il richiamo irresistibile degli “usati sicuri”).

Nei Cinquestelle è venuto definitivamente alla luce lo scontro tra i poltronisti e gli aspiranti riparatori di un movimento alla ricerca di una ritaratura del proprio DNA antagonista che sta sfociando in un buco nero (con Beppe Grillo a buttarla come al solito in caciara).

Ancora peggio la situazione della destra, in cui i tentati allunghi di Matteo Salvini per scrollarsi di dosso l’assillante marcatura di Giorgia Meloni, lo hanno ancora una volta mandato in confusione. Tanto cha la sua pretesa di recitare il ruolo di kingmaker si è ridotta in uno slapstick (la comica a torte in faccia delle vecchie pellicole del cinema muto). Mentre l’autunno del patriarca Berlusconi si rivela sempre più grottescamente imbarazzante.

Considerando l’attuale leadership destrorsa della Liguria, l’impatto nazionale che si traduce in tutti contro tutti dell’attuale maggioranza (Rixi contro Toti, Forza Italia contro Cambiamo!, il partito del Presidente della Regione, la Lega che mette i piedi nel piatto) farebbe desumere che si aprano praterie per una ben determinata azione di ricambio, che chiami all’impegno strategico per la vittoria le sparse forze dell’opposizione. L’opportunità di rinnovare drasticamente modi e risorse della politica.

Purtroppo sembra proprio che prevalga la deriva suicida a ripetere gli sfracelli del recente passato.

Quando – al tempo delle elezioni regionali – la regia di Andrea Orlando (cui l’allora segretario PD Nicola Zingaretti aveva affidato il ruolo di proconsole ligure, a dimostrazione di quanto poco vengano considerate a Roma le nostre sorti) si rivelò interessata soltanto alla difesa del suo personale cadreghino ministeriale. Un classico dello spezzino emigrato nella Città Eterna.

Per questo ora ci si chiede se non vada cambiata drasticamente impostazione, ritirando la delega in bianco di decidere per conto dei cittadini a uno sparuto drappello di screditati professional della politica, chiamando a raccolta tutte le forze vive associate di territorio per la messa in campo di un soggetto realmente democratico, per un impegno partecipato e vincente.

 

Articolo scritto dalla redazione de La voce del Circolo Pertini 

N.d.R: L’opinione degli autori non coincide necessariamente con quella della Redazione.   

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