Abbiamo fatto un “giro” tra i negozi genovesi per conoscere direttamente dai proprietari il bilancio dei saldi invernali, iniziati il 5 gennaio e terminati il 18 febbraio, con il rush finale di vendite promozionali sino a fine febbraio. Ciò che è emerso dalle interviste è una voce unica e quasi disperata “Peggio di così non poteva andare”.
Un autentico flop, quindi, causato certamente dal picco di pandemia, ma anche dalle forti restrizioni del governo. L’obbligo del green pass per entrare nei negozi, sommato ai malati e alle quarantene, è stato un vero e proprio colpo di mannaia per i negozianti, e per questa tradizionale occasione di vendita e di acquisto a prezzi ribassati.
C’è anche chi afferma, tra i proprietari, che alla base dello shopping ci sta di solito un clima di “spensieratezza e serenità”. Un clima che invoglia a vagolare tra le vetrine e a entrare nei negozi. Ma se tutto questo manca a causa di una specie di “stress collettivo”, allora le persone stanno lontane dagli acquisti. Secondo i negozianti, lo stress “anti-shopping” è stato provocato dalla pandemia, dal balletto politico delle elezioni presidenziali, e dall’aumento del costo dell’energia con conseguente rincaro delle bollette. La ciliegina sulla torta, ovviamente, è stata l’invasione russa in Ucraina.
“Se poi consideriamo il fatto che dal 1 marzo inizia la nuova stagione di vendita in concomitanza con le prossime elezioni comunali…”
In questi puntini di sospensione dei proprietari dei negozi aleggia tutta l’incertezza e la preoccupazione per i mesi futuri, ma anche la stanchezza degli ultimi due anni appena trascorsi tra perdite e chiusure. Non bisogna però dimenticare, che c’è un altro motivo alla base del flop dei saldi. Un motivo che risiede in tutte quelle persone sospese dal lavoro e dunque dallo stipendio.
Chi fa fatica a mangiare non fa certo shopping.