Branca Doria era un nobile genovese e un uomo ambizioso. Voleva il potere e il rispetto degli altri, ma anche incutere paura.
Faceva parte di una delle più nobili e antiche famiglie di Genova e sposò Caterina Zanche: una sedicenne timida, figlia del governatore di una parte della Sardegna.
Branca Doria aveva calcolato freddamente di ottenere il titolo nobiliare di suo suocero, non c’era amore in queste nozze ma politica territoriale.
Fu un personaggio lucido e freddo. Attese il momento di un banchetto e attese l’attimo in cui il suocero Michele Zanche era più vulnerabile, dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo e lo fece uccidere a tradimento da un sicario.
Mancava un ultimo passaggio, cioè far sparire il cadavere e Branca Doria non esitò. Poche idee, ma chiare. Fece tagliare il corpo in tanti pezzi e li nascose.
Ironia della sorte. Branca Doria morì di morte violenta e fu giustiziato durante una sommossa a Sassari nel 1323.
Anche se i più letterati o appassionati di Dante lo ricorderanno collocato nell’Inferno, si narra che alcune notti è possibile incontrare la sua anima che vaga nella piazza antistante la Chiesa di San Matteo.
Testimoni riferiscono di aver notato un’ombra allontanarsi furtiva tra le colonne.
Secondo alcuni, una traccia rossastra sul marmo di una colonna evocherebbe il fantasma del Doria, che proprio quella colonna avrebbe eletto a suo domicilio.
Altri invece sostengono di averlo visto attraversare la piazza con le mani insanguinate prima di entrare in chiesa e scomparire, dopo aver lasciato una traccia di sangue rossastra proprio sulla colonna di marmo.
Quel che è certo è la cattiveria fredda e calcolatrice di questo personaggio.
Non è un mistero ma se passate dal centro di Genova soffermatevi davanti alla Chiesa di San Matteo. E prima di compiere un misfatto, riflettete e poi pensateci ancora una volta perché potreste finire all’Inferno, ma non quello dantesco…