Balneari campomenosi
Foto di Matt Hardy da Pexels

Stabilimenti balneari: il Consiglio di Stato fissa la fine delle concessioni al 2023

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E’ arrivata ieri la decisione del Consiglio di Stato di applicare nel nostro Paese la “Direttiva Bolkestein” sulle concessioni marittimo-demaniali presa dal Parlamento Europeo nel 2006.

Una decisione che ha suscitato non poche polemiche e reazioni avverse negli esponenti della categoria, che si sono visti accorciare i loro diritti di concessione alla fine del 2023.

Dal 2024, infatti, «anche in assenza di una disciplina legislativa» le concessioni «cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, la quale andrebbe considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’Unione Europea».

La presa di posizione del Consiglio di Stato italiano arriva pochi giorni dopo l’approvazione del disegno di legge sulla concorrenza (un ampio provvedimento che prevede varie misure per gare pubbliche, liberalizzazioni e tutele ai consumatori).

Disegno di legge nel quale il Governo ha optato per rimandare la questione riguardante le concessioni pubbliche a venditori ambulanti e stabilimenti balneari (così come per oltre un decennio avevano fatto tutti i precedenti governi), nonostante fosse dal 2006 – anno della direttiva Bolkestein – che avrebbe dovuto liberalizzare le attuali concessioni pubbliche inerenti i beni di proprietà come spiagge e spazi demaniali per poter procedere a nuove gare pubbliche di assegnazione dei suddetti.

Il Consiglio di Stato si oppone dunque all’ulteriore tergiversare del Governo scegliendo di procedere infine per l’applicazione della direttiva europea.

Questo ha ovviamente acceso gli animi dei lavoratori del settore turistico-balneare che si sono visti, improvvisamente, accorciare il proprio tempo di permanenza “in loco”, dovendo – in alcuni casi – anche rimandare o annullare, alcuni interventi tecnici alle strutture già previsti da tempo e programmati per gli anni a venire.

Insomma, la decisione del Consiglio di Stato «presa per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza» (come si legge nelle loro motivazioni) mette in crisi migliaia di posti di lavoro.

Ed è pleonastico dire che i lavoratori ci stanno a rimanere in silenzio.

Dalla loro parte si sono già schierati alcuni partiti politici, tra cui la Lega di Matteo Salvini che attraverso il suo Capo delegazione al Parlamento Europeo – Marco Campomenosi – fa sapere:

Quanto deciso ieri dal Consiglio di Stato rischia di distruggere un tessuto di Piccole Medie Imprese dalla forte tradizione storica, spesso a conduzione familiare, che quest’estate e la prossima non farà più alcun investimento a causa dell’incertezza che si è creata. I balneari sono vittime di tutto ciò, ma chi ne esce con disonore sono due generazioni di politicanti che, mentre la Bolkestein veniva scritta a Bruxelles e successivamente applicata, trovando guardacaso solo in Italia il rischio di un’applicazione così nefasta, si sono disinteressati di salvaguardare un comparto strategico per il turismo nazionale.

Solo grazie all’intervento legislativo della Lega e dell’allora ministro Centinaio, nel 2018 si è rotto un immobilismo istituzionale che durava da troppo tempo. L’assurda sentenza di ieri è anche la conferma che in Italia è in corso un conflitto tra diversi poteri, e assieme all’offensiva dei giorni scorsi nei confronti degli operatori balneari da parte di alcuni potenti media fa riflettere su quanto gli attacchi alle nostre imprese vengano da chi, in Italia, vuole mettere in pericolo impresa e lavoro in un settore, quello turistico, in cui le grandi aziende straniere non sono ancora riuscite a penetrare in profondità.

Ora la priorità del Governo deve essere chiarire con la Commissione Europea come chiudere la procedura d’infrazione aperta a Bruxelles, tutelando imprese che già formano un mercato con oltre sessant’anni di storia, tutt’altro che bisognoso di presunte norme a tutela della ‘concorrenza’. La Lega non arretra di un millimetro su questa battaglia, come sulle altre, dove ancora una volta ci scopriamo soli contro un sistema che tutela interessi ben diversi da quelli del nostro Paese”.

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