La vita è più semplice se la scelta è tra due marmellate

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Il paradosso della scelta: quando troppa libertà ci paralizza

Più scelte abbiamo, meglio stiamo. O almeno così ci è stato insegnato.

Viviamo in un’epoca in cui la libertà di scegliere è sinonimo di benessere, progresso, persino di giustizia sociale. Dopotutto, chi vorrebbe tornare a un mondo in cui le possibilità erano poche e già decise per noi?

Eppure, questa abbondanza di alternative ha un prezzo nascosto: l’ansia da scelta.

Lo psicologo Barry Schwartz lo ha teorizzato chiaramente nel suo libro “Il paradosso della scelta”: più opzioni abbiamo, più diventa difficile prendere una decisione.

E, se la scelta si complica troppo, rischiamo di rimanere bloccati in una sorta di paralisi decisionale, incapaci di compiere il passo successivo.

Troppa scelta, troppa ansia: l’esperimento della marmellata

Immagina di entrare in un supermercato per comprare una marmellata. Ti trovi davanti a uno scaffale con sei gusti diversi: fragola, albicocca, mirtillo… Facile, no?

Ora immagina che i gusti siano ventiquattro. Ti fermi, leggi le etichette, confronti gli ingredienti, pensi al prezzo, alla tua dieta, ai tuoi gusti.

Dopo dieci minuti sei ancora lì, indeciso. Oppure, esasperato, prendi la prima che capita, con la sensazione fastidiosa che avresti potuto scegliere meglio.

Questo fenomeno è stato dimostrato nell’ormai celebre esperimento della marmellata, condotto dai ricercatori Mark Lepper e Sheena Iyengar. Quando i clienti di un supermercato si trovavano di fronte a un’ampia scelta di confetture, solo il 2% acquistava un prodotto.

Al contrario, con una selezione più ristretta, il tasso di acquisto saliva al 12%.

In altre parole: più possibilità avevano, meno riuscivano a decidere.

La nostra mente detesta le troppe variabili

La stessa dinamica si ripropone in ogni ambito della vita, dall’acquisto di un’auto alla scelta di un lavoro.

La mente umana non è progettata per gestire troppe variabili contemporaneamente.

Come spiega il neuroscienziato Daniel Levitin, ogni decisione – grande o piccola – richiede energia mentale, e il nostro cervello non ha risorse illimitate. Più decisioni dobbiamo affrontare, più ci stanchiamo, più il rischio di bloccarsi aumenta.

Scegliere significa perdere

Jean-Paul Sartre diceva: “Io sono un’infinità di possibilità”. Finché non scegliamo, tutto è ancora aperto.

Ogni decisione, invece, restringe il campo, ci definisce, elimina tutte le altre alternative. E questa consapevolezza può essere opprimente.

Zygmunt Bauman ha descritto la società contemporanea come un universo di opportunità apparentemente illimitate, ma vincolato da un unico obbligo: scegliere.

Siamo liberi di decidere, certo, ma non possiamo sottrarci alla responsabilità della scelta. E più il ventaglio di opzioni si amplia, più cresce la paura di sbagliare.

Schwartz ha dimostrato che l’eccesso di possibilità non solo ostacola la decisione, ma incide anche sulla soddisfazione finale.

Dopo aver scelto, iniziamo a rimuginare: “E se avessi optato per quell’altra opportunità? Sarebbe stato meglio?”

La mente, incapace di accettare la perdita delle opzioni scartate, continua a interrogarci, lasciandoci insoddisfatti.

L’ansia da decisione non riguarda solo gli acquisti quotidiani. Pensiamo a scelte più significative: quale università frequentare, quale carriera intraprendere, dove vivere.

In un mondo sempre più complesso, con possibilità sempre più numerose, decidere diventa un’impresa titanica.

Ne sanno qualcosa le giovani generazioni, cresciute con l’idea di poter diventare “qualsiasi cosa”.

Mai prima d’ora si erano avute così tante opportunità educative, lavorative, culturali.

Modernità liquida e giovani smarriti

Eppure, paradossalmente, mai prima d’ora i giovani si erano sentiti così smarriti. Il sociologo Bauman definisce questo fenomeno “modernità liquida”: un’epoca in cui tutto è flessibile, mutevole, precario.

E dove il rischio di perdersi è altissimo.

Non a caso, l’ansia da scelta è oggi una delle cause più diffuse di stress e insoddisfazione. Il costante confronto con infinite possibilità – spesso amplificato dai social media – porta alla paura di non essere mai all’altezza, di non aver fatto la scelta giusta, di aver sprecato occasioni migliori.

Come liberare il topolino prigioniero del labirinto?

Se la troppa scelta ci paralizza, come possiamo proteggerci? Alcuni suggerimenti pratici possono aiutarci a prendere decisioni in modo più efficace.

Ridurre le opzioni: invece di considerare tutte le alternative possibili, restringiamo il campo a poche scelte selezionate. Questo vale sia per l’acquisto di un prodotto sia per decisioni di vita più complesse.

Definire criteri chiari: prima di prendere una decisione, stabiliamo quali sono i fattori più importanti per noi. Così eviteremo di perderci nel labirinto di troppe variabili irrilevanti.

Accettare l’imperfezione: non esiste la scelta perfetta. Ogni opzione ha pro e contro, e rimuginare su cosa avrebbe potuto essere non aiuta.

Delegare quando possibile: per le scelte meno rilevanti, è bene affidarsi ad esperti, a recensioni o consigli fidati. A volte è meglio lasciare che qualcun altro restringa il campo per noi.

La paralisi della scelta è il prezzo che paghiamo per un mondo in cui tutto è possibile. È il compromesso tra libertà e ansia, tra opportunità e incertezza.

Lo aveva intuito anche Sartre: molti preferiscono la sicurezza di una vita predeterminata piuttosto che affrontare l’angoscia della libertà assoluta.

Eppure, nonostante le difficoltà, scegliere resta un atto fondamentale. Perché, come ricorda il monologo del film The Big Kahuna:

“Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco, a 22 anni non sapevano cosa fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco, ancora non lo sanno”.

Forse il vero segreto non è trovare la scelta perfetta, ma imparare a vivere bene con quelle che facciamo ogni giorno.

Rosella Schiesaro©

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TAG: #scelta, #The Big Kahuna, #Barry Schwartz, #Ilparadossodellascelta, #Sartre

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